Cosa sono le microplastiche e le loro conseguenze

Scopri in cosa consistono le microplastiche, quali danni fanno all'ambiente e come usarne di meno

Con il termine microplastiche ci si riferisce a piccole particelle di plastica che inquinano mari e oceani. Quando si sente parlare del problema dell’inquinamento della plastica nel mondo ci si riferisce perlopiù a questi piccoli pezzi di materiale che però causano danni enormi. Si chiamano in questo modo perché sono proprio microframmenti di plastica (dimensioni comprese tra gli 0,33 e i 5 mm) che tuttavia sono in grado di causare conseguenze devastanti per interi ecosistemi. La loro pericolosità non riguarda solo gli animali ma anche l’uomo, perché entrando negli habitat naturali di animali acquatici e marini a nostra volta noi ne veniamo a contatto.

Il problema della plastica è che come materiale degrada molto lentamente, sciogliendosi in centinaia di anni, durante i quali si trasforma in particelle microscopiche facilmente ingeribili da pesci ed altri organismi (a differenza di altri materiali con un processo di smaltimento più breve, come la carta, ad esempio).

Secondo il Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo (EPRS) ogni anno finiscono negli oceani dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di plastica. Quello che noi vediamo, ogni tanto, sulle nostre coste, sono solo alcuni dei rifiuti che intasano il mare, dato che la maggior parte viene trascinata al largo dalle correnti e rimane al largo a contaminare l’ambiente.

Microplastiche in mare: i dati e le conseguenze

Come mai ci sono microplastiche in mare? La massiccia presenza delle microplastiche in mari e oceani dipende soprattutto dalla produzione di plastica non riciclabile (quindi che non viene riutilizzata) e dall’errato smaltimento dei rifiuti (che invece potrebbero essere riciclati). La plastica che finisce in acqua si frantuma e si scioglie formando frammenti più piccoli nell’ordine di almeno 8 milioni di tonnellate di plastica ogni anno. Tra l’altro, il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati al mondo, perché qui si concentra il 7% delle microplastiche a livello globale.

Nel mare la plastica si trova in tante forme diverse, dalle comuni bottiglie ai sacchetti fino ai materiali di rivestimento o di imballaggio. Come mai non vengono filtrati dagli impianti di depurazione? Il problema è che non riescono a trattenere le plastiche di dimensioni molto piccole e quindi le microplastiche riescono a raggiungere il mare facilmente.

Le conseguenze di questo problema mondiale si risentono su ambiente e salute. Una volta finite in mare, infatti, le microplastiche vengono ingerite dagli organismi presenti in quell’ambiente, dal minuscolo plancton fino alle enormi balene, modificando inevitabilmente le catene alimentari. Alcuni studi hanno rilevato che circa il 20% degli animali marini pescati e consumati dall’uomo contengono microplastiche.

Ecco perché il problema delle microplastiche non è esclusivamente di tipo ambientale, ma è invece fortemente legato anche alla salute dell’uomo. Gli agenti chimici e tossici rilasciati dalle microplastiche mangiate dai pesci possono contaminare l’organismo umano, provocando diversi problemi di salute, alcuni anche molto gravi.

Microplastiche: soluzioni e impegno mondiale

Sia a livello Europa che sul nostro territorio nazionale, si stanno cercando soluzioni mirate a ridurre il problema della plastica e della microplastica presente nel mare. L’Unione Europea ha dettato la rotta per ridurre i rifiuti di plastica, ponendo tra gli obiettivi della propria strategia quello di incentivare il riciclo della plastica rendendo riciclabili tutti gli imballaggi entro il 2030. Questo potrebbe, secondo il documento “A european strategy for plastics in a circular economy”, portare alla creazione di 200mila posti di lavoro.

L’Italia ha seguito questa rotta con il comma 546 della Legge di Bilancio 2018 (n. 205 del 27 dicembre 2017) entrato in vigore il 1° gennaio 2020, che vieta la vendita di prodotti cosmetici ottenuti da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche.

Nel mondo, ci sono anche casi di singole città le cui amministrazioni si stanno battendo per dare il proprio contributo. Ad esempio, negli Stati Uniti la città di San Francisco nel 2020 ha emanato una legge nella quale sono state bandite le bottiglie in plastica da tutta la città. O ancora, nella città di Thiès, in Senegal, i rifiuti plastici vengono raccolti dalla popolazione e venduti ad un’associazione che li lavora per farne materia riciclata pronta per essere venduta a imprese locali e quindi trasformata in nuovi prodotti.