L’inquinamento dell’aria rappresenta una minaccia crescente per la salute globale, e i suoi effetti sono più gravi di quanto si pensi. Un recente studio ha dimostrato che l’inquinamento dell’aria è più dannoso per la salute umana rispetto al fumo e all’alcol, e la situazione è peggiore in Asia meridionale.
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L’inquinamento dell’aria: una minaccia sottovalutata
L’inquinamento atmosferico è un pericolo sempre più significativo per la salute umana. Lo studio condotto dall’Energy Policy Institute dell’Università di Chicago (EPIC) ha rivelato che l’aria inquinata è ora più pericolosa per la salute delle persone rispetto al fumo e all’alcol. Questa scoperta sottolinea la necessità urgente di affrontare un problema di scala globale e di aumentare gli sforzi per ridurre l’inquinamento atmosferico.
Secondo il rapporto dell’EPIC, il particolato fine, che proviene da emissioni veicolari e industriali, incendi boschivi e altre fonti, rappresenta la “più grande minaccia esterna per la salute pubblica” a livello mondiale. Tant’è che secondo l’OMS, solo lo 0,18% dell’intera superficie terrestre offre livelli di smog accettabili. Questo tipo di inquinamento è associato a una serie di gravi problemi di salute, tra cui malattie polmonari, cardiopatie, ictus e cancro. Se il mondo fosse in grado di ridurre in modo permanente questi inquinanti per soddisfare i limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’aspettativa di vita media potrebbe aumentare di 2.3 anni.
L’inquinamento atmosferico a confronto con altre minacce alla salute
Il confronto tra l’inquinamento dell’aria, il fumo e l’alcol è sorprendente. Mentre il fumo riduce l’aspettativa di vita globale di 2.2 anni e la malnutrizione infantile e materna contribuisce a una riduzione di 1.6 anni, l’inquinamento dell’aria supera entrambi questi fattori con un aumento previsto di 2.3 anni nell’aspettativa di vita. Questo sottolinea la gravità della situazione e la necessità di affrontare l’inquinamento dell’aria con la stessa urgenza riservata ad altre minacce per la salute pubblica.
Una delle sfide principali nell’affrontare l’inquinamento dell’aria è la disparità nella distribuzione dei fondi. Mentre regioni come l’Asia e l’Africa sopportano il peso maggiore dell’inquinamento atmosferico, ricevono solo una piccola parte dei finanziamenti globali destinati a combattere questa minaccia. Ad esempio, l’intero continente africano riceve meno di 300.000 dollari per affrontare l’inquinamento dell’aria, una cifra molto inferiore rispetto a quanto destinato ad altre priorità globali.
La mancanza di un fondo globale per l’inquinamento dell’aria
Un altro problema cruciale è la mancanza di un fondo globale dedicato all’inquinamento dell’aria, simile al Global Fund che finanzia la lotta contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi. Questo significa che l’inquinamento atmosferico non riceve la stessa attenzione e risorse, nonostante rappresenti una minaccia più grave per la salute in alcune regioni. È essenziale creare un meccanismo di finanziamento globale dedicato all’inquinamento dell’aria per affrontare questa sfida in modo efficace.
A livello globale, l’Asia meridionale è la regione più colpita dallo smog. Paesi come Bangladesh, India, Nepal e Pakistan sono tra i più inquinati in termini di concentrazioni annuali di particolato fine. Questi livelli elevati di inquinamento dell’aria hanno un impatto significativo sulla salute dei loro cittadini. Ad esempio, gli abitanti del Bangladesh potrebbero guadagnare quasi 7 anni di aspettativa di vita se i livelli di inquinamento fossero ridotti ai livelli raccomandati dall’OMS.
Progressi in Cina nella lotta all’inquinamento dell’aria
La Cina sta facendo notevoli progressi nella lotta contro l’inquinamento dell’aria. Il Dragone ha iniziato a combattere seriamente lo smog nel 2014, e i risultati sono evidenti. L’inquinamento dell’aria è diminuito del 42.3% tra il 2013 e il 2021. Se questi miglioramenti continueranno, i cittadini cinesi potranno guadagnare in media 2.2 anni di aspettativa di vita. Questi progressi dimostrano che è possibile affrontare con successo l’inquinamento dell’aria con misure adeguate.
Negli Stati Uniti e in Europa, sono stati compiuti sforzi significativi per ridurre l’aria inquinata. Il Clean Air Act negli Stati Uniti ha contribuito a ridurre l’inquinamento del 64.9% dal 1970, portando a un aumento dell’aspettativa di vita media degli americani di 1.4 anni. Tuttavia, la crescente minaccia degli incendi boschivi, legata ai cambiamenti climatici, sta causando picchi di inquinamento atmosferico in diverse regioni, mettendo a rischio i progressi fatti fino a oggi.
L’aria è inquinata anche in Italia
Se è vero che in America e in Europa la lotta all’inquinamento atmosferico è più forte, “l’aria malata” è un problema anche in Italia, mettendo in pericolo la salute dei cittadini, costantemente esposti a livelli di inquinanti atmosferici pericolosamente elevati. Questa preoccupante situazione emerge dal rapporto annuale “Mal’aria di città 2023” redatto da Legambiente, che analizza lo stato dell’inquinamento atmosferico nelle città capoluogo di provincia italiane.
Il 2022 è stato caratterizzato da seri problemi di inquinamento in numerose città italiane. Questi problemi sono stati evidenziati dai giorni in cui si sono superati i limiti giornalieri consentiti per il PM10, particolato atmosferico con un diametro inferiore a 10 micrometri, stabiliti a 35 giorni all’anno. Alcune città hanno registrato anche gravi problemi legati alle polveri sottili (PM2.5) e al biossido di azoto (NO2).
L’Europa e l’inquinamento atmosferico
Ciò che emerge in modo chiaro è che i limiti attualmente in vigore non sono più sufficienti per garantire la salute delle persone, come sottolineato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche gli obiettivi stabiliti dall’Unione Europea per il 2030 sono ritenuti troppo elevati rispetto alle raccomandazioni dell’OMS. In Europa, l’inquinamento atmosferico è diventato la principale causa di morte prematura legata a fattori ambientali, con l’Italia che purtroppo registra oltre 52.000 decessi annui dovuti al PM2.5, rappresentando circa il 20% delle morti totali in Europa.
Nonostante alcuni sforzi di riduzione delle concentrazioni inquinanti, il tasso di diminuzione annuale in Italia è ancora modesto, con una riduzione del 2% per il PM10 e del 3% per l’NO2. Questo significa che molte città italiane devono compiere progressi significativi entro il 2030 per rispettare i nuovi obiettivi. Tuttavia, i trend attuali suggeriscono che alcune potrebbero impiegare molto più tempo del previsto. Per affrontare questa grave sfida, Legambiente sottolinea la necessità di adottare misure concrete, tra cui l’istituzione di zone a emissioni zero, limiti di velocità a 30 km/h nelle città, il potenziamento dei trasporti pubblici, l’elettrificazione dei mezzi pubblici e la promozione della mobilità condivisa. L’inquinamento atmosferico in Italia rappresenta una minaccia seria per la salute pubblica, e l’adozione di politiche coraggiose e integrate è urgente per garantire un futuro più pulito e sicuro per tutti i cittadini.