L’Associazione italiana idrogeno ha lanciato un appello al Governo durante l’appuntamento alla Camera dei deputati del 26 novembre. All’incontro hanno partecipato le aziende del settore, i rappresentanti delle istituzioni, del mondo produttivo, esperti e stakeholder per discutere del ruolo dell’idrogeno nel panorama dell’energia rinnovabile. Un incontro importante, perché, a distanza di un anno dalla pubblicazione della strategia idrogeno, servono ancora strumenti chiari per supportare lo sviluppo del comparto e la nascita di un vero e proprio mercato nazionale dell’idrogeno.
Da qui l’appello al Governo sulla necessità di un tavolo interministeriale finalizzato a risolvere le criticità attuali e rafforzare la competitività del sistema nazionale. Le aziende chiedono infatti gli strumenti per pianificare gli investimenti strutturali, senza i quali sarà difficile rafforzare la filiera industriale e la capacità manifatturiera del Paese.
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La filiera dell’idrogeno in Italia
La corsa all’idrogeno non si ferma e i progetti dedicati hanno superato quota 3100 (+15% rispetto al 2024). A guidare la corsa globale è l’Europa, che concentra oltre il 40% delle iniziative internazionali. Nonostante il terreno favorevole europeo, ovvero una pianificazione strategica e l’impegno da parte di diversi Stati membri, l’Italia continua ad andare troppo piano. Arrivano così le critiche all’azione del Governo sull’idrogeno, critiche che puntano a far emergere quelli che sono gli ostacoli strutturali che frenano lo sviluppo di un mercato nazionale che potrebbe essere molto competitivo proprio in un momento nel quale l’Unione europea sta investendo.
In Italia i costi dell’energia, anche se stabilizzati, restano comunque superiori a quelli di altri Paesi europei. La differenza di prezzo, che in Italia si aggira intorno ai 110 euro al megawattora, mentre in Germania, Spagna e Francia si aggira tra i 50 e 54,77 euro al megawattora, è una forbice che si riflette sulla competitività della produzione nazionale di idrogeno.
Basta fare un confronto con i combustibili fossili:
- il gasolio costa tra 5-6 euro al chilo;
- il gas naturale costa tra 2-3 euro al chilo;
- il costo dell’idrogeno è di 13 euro al chilo.
In questo modo il mercato italiano non risulta appetibile. L’Associazione italiana idrogeno fa notare che il 2025 è stato un anno importante per il completamento di diversi progetti finanziati Pnrr sul futuro dell’idrogeno, ma questi investimenti sono ormai in scadenza ed è necessario iniziare a ragionare su un piano per il post-Pnrr.
Manca un piano
L’idrogeno è un prodotto che deve essere completamente sviluppato. Non entra in un mercato esistente, come fanno notare i rappresentanti dell’associazione, ma deve essere supportato da un’intera filiera che va sviluppata e coordinata.
Da qui una delle criticità, ovvero la mancanza di tempistiche definite che rallentano l’attuazione del decreto Tariffe, strumento che servirà proprio a incentivare la produzione di idrogeno rinnovabile tramite contratti per differenza. Un altro problema è il mancato recepimento della direttiva Ue 2023/2413 (Red III) che prevedeva l’introduzione di quote minime obbligatorie di utilizzo dell’idrogeno nell’industria e nei trasporti.
Secondo H2IT sono criticità che rischiano di compromettere lo sviluppo del settore e la competitività del sistema nazionale. Queste misure infatti rappresentavano un passaggio strategico, un modo per forzare il mercato nazionale all’idrogeno e spingerlo a sostituire i combustibili fossili.
Cosa chiedono le aziende
Arriva così la richiesta da parte delle aziende, che spingono affinché ci sia un maggiore dialogo tra i ministeri competenti e il mondo industriale. Fanno notare che al ministero dell’Ambiente ci sono circa 1 miliardo e mezzo di investimenti destinati al settore idrogeno e due strumenti normativi per l’attuazione della strategia nazionale idrogeno, praticamente fermi. Uno di questi è il decreto tariffe e la già citata direttiva Red III.
Anche il ministero dei Trasporti ha stanziato 600 milioni di fondi Pnrr per lo sviluppo della mobilità a idrogeno, sia stradale che ferroviaria, ma ancora non ci sono progetti o interventi realizzati. Emerge così la necessità di costruire strumenti a supporto della domanda industriale e favorire il ricambio tecnologico con apparecchiature che possono sfruttare l’idrogeno nei settori industriali difficili da elettrificare e nella mobilità, spingendo all’acquisto di flotte di veicoli a zero emissioni.
La risposta del governo
Il governo risponde, ma senza troppa concretezza. È infatti intervenuto il ministro degli Affari europei Tommaso Foti, secondo cui l’idrogeno è senza dubbio un tema strategico, ma proiettato verso il futuro e che al momento ci troviamo in una fase significativa sì, ma anche in cui i costi dell’energia sono molto elevati e quindi non siamo abbastanza competitivi. Da qui la richiesta all’Europa, alla quale chiede di spingere sull’adozione di misure che promuovano la neutralità tecnologica.
Ha dichiarato:
Non possiamo limitarci a seguire i precetti ideologici. Deindustrializzare è semplice, reindustrializzare è molto più complesso.
Anche Fratin e Urso sono intervenuti. Per il ministro dell’Ambiente il tema dell’idrogeno è di grandissima rilevanza e sarà un elemento essenziale nel mix energetico del futuro. L’Italia ha dichiarato di aver messo in campo la strategia nazionale per l’idrogeno in favore di una filiera che ha bisogno però di un mercato solido. “Bisogna lavorare anche per ridurre i costi di produzione, dobbiamo passare a dei prezzi che siano compatibili con il mercato, siamo ancora due, tre, quattro volte superiori”, ha dichiarato.
Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy l’Italia è pronta a guidare la sfida all’idrogeno, ma non spiega in che modo. Alberto Dossi, presidente di H2IT, ha dichiarato che l’Italia “sta costruendo un ecosistema dell’idrogeno solido e competitivo grazie a una rete di competenze che copre l’intera catena del valore”. Si parla ormai di superamento della fase di sperimentazione, si sta creando domanda e questo rappresenta il passaggio decisivo per rendere l’idrogeno la leva concreta per la decarbonizzazione.
Proprio per compiere questo ultimo importante passo, chiede “strumenti chiari e continui, dal recepimento della direttiva Red III al decreto tariffe, per rendere l’idrogeno rinnovabile competitivo”.