Green economy, tra ritardi e difficoltà, pochi i dati positivi per l’Italia

Le emissioni di gas serra sono aumentate dal 2019 al 2022, ed è diminuita la produzione di energia rinnovabile, un trend che non rispecchia gli obiettivi europei

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

La situazione attuale della green economy in Italia presenta una serie di sfide e ritardi, con pochi segnali positivi. La transizione verso la decarbonizzazione non procede in sintonia con gli ambiziosi obiettivi europei, evidenziando un aumento delle emissioni di gas serra dal 2019 al 2022. Nel corso del 2022, l’energia rinnovabile ha mostrato una diminuzione, allontanandosi dai traguardi stabiliti dall’Unione Europea.

Tuttavia, è importante sottolineare che l’Italia ha mantenuto un buon livello di riciclo dei rifiuti, anche se il tasso di utilizzo di materie prime provenienti da rifiuti ha registrato una leggera diminuzione. Inoltre, l’Italia si trova al diciannovesimo posto nell’Unione Europea per quanto riguarda le aree protette di terra, un aspetto che merita attenzione e un miglioramento.

Green economy in ripresa, ma ancora in ritardo

La situazione attuale della green economy in Italia è stata analizzata nella Relazione sullo Stato della Green Economy, presentata in apertura degli Stati Generali della Green Economy 2023. Questo vertice verde, organizzato dal Consiglio Nazionale della Green Economy, che comprende 68 organizzazioni aziendali, ha visto la collaborazione del MASE e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. L’evento di quest’anno ha come tema “L’economia di domani: una green economy decarbonizzata, circolare e rigenerativa”.

Transizione ecologica: una sfida e un’opportunità per l’Italia

Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha sottolineato l’importanza delle misure per la transizione ecologica verso un’economia decarbonizzata, circolare e rigenerativa. Secondo Ronchi, queste misure potrebbero favorire il rilancio dell’economia italiana, stimolando innovazioni e investimenti. Tra le azioni necessarie, Ronchi ha citato la semplificazione normativa, la riduzione dei costi energetici, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la penetrazione elettrica, il rafforzamento della circolarità e delle filiere industriali nazionali. Ronchi ha avvertito che, senza nuove prospettive, l’economia italiana rischia di entrare in una fase di stagnazione preoccupante.

Clima e energia: Italia in ritardo sugli obiettivi europei

Il panorama climatico ed energetico dell’Italia è al centro delle preoccupazioni, con dati che richiamano l’attenzione. Dal 2015 al 2022, le emissioni nette di gas serra sono state ridotte solo del 4%, e nel periodo dal 2019 al 2022, hanno addirittura registrato un aumento del 2%. La riduzione delle emissioni osservata nella prima parte del 2023, attribuibile a fattori climatici e al rallentamento dell’economia, non è sufficiente a garantire il raggiungimento degli obiettivi europei di accelerazione.

Nel 2022, l’energia rinnovabile ha subito un calo, scendendo dal 21% del fabbisogno del 2021 al 19%. Questo trend si discosta notevolmente dall’ambizioso obiettivo del 40% entro il 2030. Le rinnovabili elettriche hanno seguito la stessa tendenza, scendendo dal 41% del 2021 al 35,6% della richiesta nel 2022. Sebbene siano stati installati 3 GW di nuovi impianti per rinnovabili elettriche nel 2022, l’Italia rimane significativamente lontana dai 10/12 GW annui necessari per adeguarsi agli obiettivi europei e si trova in ritardo rispetto ad altri importanti Paesi europei, come Francia, Polonia, Spagna e Germania.

Nei trasporti, un settore cruciale ma complesso per la decarbonizzazione in Italia, nel 2022 si è assistito a un aumento del consumo energetico e delle emissioni di gas serra di circa il 5%. Questi dati richiamano l’urgenza di azioni concrete per affrontare sfide significative nel settore climatico ed energetico del Paese.

Economia circolare: l’Italia tra luci e ombre

L’Italia è uno dei paesi più efficienti nell’UE nell’uso delle risorse, ma nel 2022 ha registrato un calo della produttività rispetto al 2019. Il paese ha anche un buon livello di riciclo dei rifiuti, superiore alla media europea, ma nel 2021 ha visto una diminuzione del tasso di utilizzo di materia riciclata. Nel 2023, inoltre, il mercato di alcune materie prime seconde, soprattutto quelle plastiche, ha incontrato rilevanti difficoltà.

Capitale naturale italiano: ricchezza e fragilità

L’Italia, nonostante la sua ricca biodiversità, affronta sfide significative nella tutela del suo capitale naturale. Il Paese preserva solo il 21,4% del suo territorio e il 6,9% del suo mare, cifre che sono al di sotto della media dell’Unione Europea, rispettivamente al 26,4% e al 12,1%. Per quanto riguarda le aree protette a terra, l’Italia occupa la 19ª posizione nell’UE.

Il monitoraggio ha evidenziato uno stato di conservazione sfavorevole per il 54% della flora, il 53% della fauna e addirittura l’89% degli habitat terrestri tutelati dalla Direttiva Habitat. Questi dati sottolineano la necessità di maggiori sforzi per preservare il capitale naturale dell’Italia e garantire una conservazione adeguata delle sue risorse ecologiche.

Mobilità italiana: una crescita in contraddizione

Nonostante una riduzione del 10% delle nuove auto immatricolate rispetto al 2021, l’Italia affronta un aumento del tasso di motorizzazione, che ora si attesta a 683 auto ogni 1.000 abitanti. Sorprendentemente, le vetture a benzina e diesel costituiscono ancora l’86% del totale.

Al 30 giugno 2023, il numero di auto completamente elettriche immatricolate è stato di soli 32.000, segnando un aumento di 7.900 unità rispetto allo stesso periodo del 2022. Tuttavia, questi numeri rimangono notevolmente bassi in confronto ad altri Paesi europei. La transizione verso la mobilità elettrica rappresenta una sfida importante per l’Italia, e ulteriori sforzi saranno necessari per promuovere l’adozione di veicoli a emissioni zero nel Paese.

Agenda Verde in Italia: benefici economici e ambientali

Secondo il recente rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia nel World Energy Outlook 2023, “Le azioni chiave necessarie per ridurre le emissioni fino al 2030 sono ampiamente conosciute e nella maggior parte dei casi molto convenienti“. Questo afferma chiaramente che le misure per ridurre le emissioni sono a portata di mano e vantaggiose.

Nell’ambito della decarbonizzazione al 2030, l’attuazione del pacchetto europeo “Fit for 55” in Italia comporterebbe maggiori costi cumulati di 136,7 miliardi di euro. Tuttavia, ciò genererebbe un aumento del valore aggiunto di ben 689,1 miliardi di euro e un risparmio di costi di 66 miliardi di euro solo nel settore dell’energia, con un aumento delle entrate statali di 529,5 miliardi di euro.

L’attuazione delle misure europee per l’economia circolare consentirebbe all’Italia, entro il 2030, di risparmiare 82,5 miliardi di euro di materiali importati, di aumentare di 4 miliardi il valore delle attività di riciclo dei rifiuti e di ridurre i costi dello smaltimento di rifiuti in discarica di 7,3 miliardi di euro.

Inoltre, l’iniziativa europea della Nature Restoration Law, oggetto di polemiche in Italia, offre opportunità economiche significative attraverso il ripristino degli ecosistemi. L’Italia, in particolare, dovrebbe sostenere costi relativamente bassi per il ripristino degli ecosistemi, rispetto alla media europea, e trarrebbe benefici pari a circa 2,4 miliardi di euro con costi di 261 milioni di euro, ottenendo benefici circa 9 volte superiori ai costi sostenuti. Questi dati sottolineano l’importanza di considerare i benefici economici connessi alle azioni di tutela ambientale.