Gas serra, in Italia trend positivo dal 1990 (-21%), ma negli ultimi anni sono cresciute

In Italia negli ultimi due anni le emissioni di gas serra sono state leggermente in aumento, raggiungendo i 413 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel 2022

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Nel corso degli ultimi due anni, l’Italia ha registrato un incremento nelle emissioni di gas serra, toccando nel 2022 la quota di 413 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, segnando un lieve aumento dello 0.4% rispetto all’anno precedente. Questo incremento ha portato il paese oltre i limiti stabiliti dall’Effort Sharing, che mira a una diminuzione del 43.7% delle emissioni rispetto al 2005 in settori chiave come trasporti, riscaldamento residenziale, agricoltura, gestione dei rifiuti e industrie escluse dall’Emission Trading System. Il settore dei trasporti, in particolare, ha avuto un ruolo cruciale in questo aumento, con emissioni derivanti per la maggior parte (oltre il 90%) dal trasporto su strada.

I trasporti, che rappresentano il 26% del totale delle emissioni nazionali, insieme alla produzione di energia (23%), al settore residenziale (18%) e all’industria manifatturiera (13%), contribuiscono significativamente, rappresentando quasi la metà del totale delle emissioni di gas a effetto serra del paese. Queste informazioni sono state rivelate nell’ultima edizione del rapporto Ispra “Le emissioni di gas serra in Italia. Obiettivi di riduzione al 2030”, che analizza i dati storici a partire dal 1990, evidenziando le tendenze in atto e confrontando la situazione attuale dell’Italia con gli obiettivi futuri di riduzione delle emissioni.

L’impatto dell’ammoniaca nel settore zootecnico sulle emissioni di gas serra in Italia

Il report Ispra sulle emissioni di gas serra in Italia non include l’ammoniaca, un gas inquinante con un impatto significativo sull’aria, sull’acqua e sul suolo. L’ammoniaca, rilasciata nell’atmosfera, reagisce con altri composti formando particolato fine (PM2.5), dannoso per la salute umana.

Nonostante l’assenza di dati sull’ammoniaca, il report evidenzia una diminuzione del 21% delle emissioni totali di gas serra in Italia tra il 1990 e il 2022. L’anidride carbonica (CO2) rimane il gas serra più emesso, con l’82,7% del totale, seguita da metano (CH4) e protossido di azoto (N2O), entrambi con una significativa componente agricola (rispettivamente oltre il 45% e il 61,6%).

Seppur positivo, il trend in calo delle emissioni di gas serra non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Per contrastare i cambiamenti climatici, è necessaria una riduzione ancora più drastica delle emissioni, con un focus particolare sui settori che più contribuiscono all’inquinamento atmosferico, come l’agricoltura e i trasporti.

Oltre alla riduzione delle emissioni, è fondamentale anche intervenire sulla qualità dell’aria già presente nell’ambiente. In questo senso, politiche mirate alla riduzione del particolato atmosferico, come la promozione della mobilità sostenibile e l’efficientamento energetico degli edifici, risultano cruciali per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente.

Trent’anni di emissioni in Italia, un’analisi delle tendenze e dei fattori contributivi

Le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite del 21% tra il 1990 e il 2022, passando da 522 a 413 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Questo calo è dovuto principalmente a:

  • Riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali: la crisi economica del 2008 e la delocalizzazione di alcune produzioni hanno portato a un minor consumo di energia e a una riduzione delle emissioni industriali
  • Crescita delle fonti rinnovabili: l’utilizzo di fonti rinnovabili come l’idroelettrico e l’eolico è aumentato notevolmente, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas serra
  • Incremento dell’efficienza energetica: gli edifici e le industrie sono diventati più efficienti dal punto di vista energetico, richiedendo meno energia per funzionare
  • Passaggio a combustibili a minor contenuto di carbonio: l’utilizzo di gas naturale e di altri combustibili fossili meno inquinanti ha contribuito a ridurre le emissioni di CO2
  • Calo delle emissioni durante la pandemia: le restrizioni imposte durante la pandemia di COVID-19 hanno portato a una riduzione temporanea delle emissioni, soprattutto nei settori dei trasporti e dell’industria

Nonostante questo calo, le emissioni di gas serra in Italia sono ancora superiori agli obiettivi di riduzione previsti dagli accordi internazionali. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e contrastare i cambiamenti climatici, è necessario un impegno maggiore da parte di tutti i settori, con particolare attenzione alla riduzione delle emissioni nei settori dei trasporti e dell’agricoltura.

I dati Ispra mostrano che l’Italia sta andando nella giusta direzione, ma è necessario accelerare il passo per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione. Investire in tecnologie pulite, migliorare l’efficienza energetica e promuovere una mobilità sostenibile sono solo alcune delle azioni chiave che l’Italia deve intraprendere per costruire un futuro più sostenibile.

Emissioni di gas serra, il nodo trasporti frena la discesa

Il settore energetico è il principale emettitore di gas serra in Italia, con l‘81,8% delle emissioni totali del 2022. Tuttavia, negli ultimi 32 anni le emissioni di questo settore sono diminuite del 20,7%, con una riduzione del 20% per l’anidride carbonica, che rappresenta quasi il 97% delle emissioni energetiche.

Unico settore in crescita è quello dei trasporti, responsabile del 26,6% delle emissioni di energia. Le emissioni del settore sono aumentate del 7,4% dal 1990 al 2022, con un incremento del 5% nell’ultimo anno. In particolare, il trasporto stradale rappresenta oltre il 91% delle emissioni del settore.

Questo andamento contrasta con la marcata riduzione delle emissioni in tutti gli altri settori economici negli ultimi decenni, ad eccezione dei rifiuti (che comunque incidono solo per circa il 5% sul totale nazionale).

L’aumento delle emissioni nel settore dei trasporti rappresenta un ostacolo significativo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Per invertire questa rotta e contrastare i cambiamenti climatici, è necessario un impegno concreto per ridurre le emissioni del settore trasporti, puntando su:

  • Sviluppo di una mobilità sostenibile: incentivare l’uso di mezzi pubblici, biciclette e mobilità elettrica
  • Maggiore efficienza energetica dei veicoli: promuovere l’adozione di veicoli a basse emissioni e investire in ricerca e sviluppo per tecnologie ancora più pulite
  • Alternative al trasporto su strada: favorire il trasporto ferroviario e marittimo per le merci e le lunghe distanze.

Solo con un intervento deciso e strutturale sul settore dei trasporti sarà possibile raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione e costruire un futuro più sostenibile.

Auto tradizionali ancora dominanti, ma le elettriche crescono

Le auto tradizionali, alimentate a benzina e gasolio, continuano a dominare le strade italiane. Nel 2022, infatti, circa l’85,8% delle percorrenze totali è stato effettuato da veicoli con motori a combustione interna, di cui il 27% a benzina e quasi il 59% a gasolio.

Nonostante la loro prevalenza, le auto tradizionali sono anche le più inquinanti. Le emissioni del settore trasporti, infatti, sono aumentate del 7,4% dal 1990 al 2022, con un incremento del 5% nell’ultimo anno.

Fortunatamente, il panorama sta lentamente cambiando. Le auto ibride, sia benzina-elettriche che gasolio-elettriche, rappresentano il 4,8% delle percorrenze totali, mentre le auto elettriche pure, seppur ancora una piccola nicchia, hanno registrato una crescita significativa, raggiungendo lo 0,3% delle percorrenze.

Un’altra fonte di emissioni nel settore trasporti è il GPL, che alimenta circa il 7% delle auto. Il gas naturale, invece, è ancora poco diffuso, con una quota di poco superiore al 2%.

Oltre alle auto, anche i veicoli industriali e i mezzi aerei contribuiscono alle emissioni del settore trasporti. Tuttavia, il loro impatto è minore rispetto alle autovetture private.

Per ridurre le emissioni del settore trasporti e contrastare i cambiamenti climatici, è necessario accelerare la transizione verso una mobilità più sostenibile. Questo significa incentivare l’uso di mezzi pubblici, biciclette e mobilità elettrica, promuovere l’adozione di veicoli a basse emissioni e investire in ricerca e sviluppo per tecnologie ancora più pulite.

Anche il settore industriale gioca un ruolo importante nella riduzione delle emissioni di gas serra. Le emissioni relative ai processi industriali sono diminuite di quasi il 38% dal 1990 al 2022, grazie principalmente alla riduzione nel settore della chimica e in quello della produzione di minerali e metalli.

Unica eccezione negativa è rappresentata dai gas fluorurati, le cui emissioni sono aumentate notevolmente, raggiungendo il 42% del totale delle emissioni settoriali. È necessario quindi un impegno concreto per ridurre l’utilizzo di questi gas, dannosi per l’ambiente e per il clima.

L’Italia supera i limiti anche nel 2022, mancati gli obiettivi fissati dall’Ue

L’Italia ha superato i limiti di emissioni di gas serra consentiti anche nel 2022, per il secondo anno consecutivo. Questo dato emerge dall’ultima edizione del rapporto Ispra “Le emissioni di gas serra in Italia. Obiettivi di riduzione al 2030“.

Il mancato raggiungimento degli obiettivi è dovuto principalmente all’aumento delle emissioni nei settori dei trasporti e del residenziale. Nonostante l’Italia avesse sempre rispettato i target di riduzione nei periodi precedenti, negli ultimi due anni le emissioni sono tornate a crescere, superando i tetti massimi consentiti dal regolamento Effort Sharing.

Nel 2021, il superamento è stato di 4,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente, mentre nel 2022 è salito a 5,5 milioni di tonnellate. Le stime preliminari per il 2023, pur indicando un calo complessivo delle emissioni di circa 26 milioni di tonnellate (-6,2%), prevedono comunque un superamento del limite consentito per l’anno, fissato a 12,9 MtCO2 equivalente.

“Questo risultato negativo è dovuto principalmente alla mancata riduzione delle emissioni di gas serra provenienti dai trasporti stradali,” spiega Ispra. “Nonostante le direttive europee, le emissioni del settore sono rimaste stabili ai livelli elevati del 2014, causando il superamento del tetto massimo.”

Il superamento dei limiti di emissioni di gas serra rappresenta un problema serio per l’Italia. Per contrastare i cambiamenti climatici e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione è necessario un impegno concreto da parte di tutti i settori, con particolare attenzione alla riduzione delle emissioni nei trasporti e nel residenziale.

Investire in mobilità sostenibile, efficientamento energetico e tecnologie pulite sono solo alcune delle azioni chiave che l’Italia deve intraprendere per ridurre le emissioni di gas serra e costruire un futuro più sostenibile.

Riduzione dei gas serra in Europa, il CEP chiede misure più efficaci ed economiche

Il Centro per le politiche europee (Cep) sollecita l’Unione europea ad adottare un approccio più efficace ed economico alla riduzione delle emissioni di gas serra. Secondo gli esperti del Cep, l’attuale sistema di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio rischia di danneggiare sia l’economia europea che gli sforzi globali per contrastare i cambiamenti climatici.

Per questo motivo, il Cep propone una serie di misure concrete da attuare nel periodo 2024-2029. Tra queste, l’estensione del sistema di scambio di quote di emissioni a nuovi settori, utilizzando i proventi per alleggerire l’onere sulle imprese e sui cittadini.

“La tariffazione del carbonio attraverso lo scambio di emissioni è un metodo ecologicamente ed economicamente più efficiente rispetto a normative rigide e costosi sussidi,” spiega l’esperto di clima del CEP Götz Reichert. “Ampliando il sistema e utilizzando i suoi introiti per sostenere le famiglie e le imprese, possiamo raggiungere i nostri obiettivi climatici in modo più equo e sostenibile.”

Oltre all’estensione dello schema Ets, il Cep propone anche di:

  • Rafforzare la cooperazione internazionale per affrontare il problema della rilocalizzazione delle emissioni di carbonio
  • Investire in ricerca e sviluppo per le tecnologie a basse emissioni di carbonio
  • Promuovere l’efficienza energetica in tutti i settori dell’economia

“Conciliare gli obiettivi climatici a lungo termine dell’Ue con la garanzia di forniture energetiche a prezzi accessibili è fondamentale per proteggere la competitività internazionale dell’industria europea,” afferma Reichert. “Le misure proposte dal Cep rappresentano un passo concreto in questa direzione.”

L’analisi del Cep evidenzia la necessità di un’azione urgente e decisa da parte dell’Unione europea per ridurre le emissioni di gas serra in modo efficace ed economicamente sostenibile. Solo con un approccio ambizioso e lungimirante sarà possibile raggiungere gli obiettivi climatici dell’Ue e costruire un futuro più sostenibile per tutti.

L’impegno dell’Ue nella riduzione dei gas serra oltre la CO2

L’Unione Europea sta intensificando gli sforzi per contrastare i cambiamenti climatici, non solo riducendo le emissioni di CO2, ma anche affrontando altri gas serra dannosi.

Oltre all’anidride carbonica, l’Ue si concentra su:

  • Metano: un potente gas serra, secondo solo alla CO2, che deriva da attività agricole, industriali e dalla combustione di combustibili fossili. L’Ue ha adottato una strategia per ridurre le emissioni di metano, con obiettivi vincolanti per il settore energetico, obblighi per il rilevamento e la riparazione delle fughe, il divieto di sfiato e svasatura di metano e piani di mitigazione per siti in disuso
  • Gas fluorurati: utilizzati in frigoriferi, condizionatori e altri apparecchi, questi gas, seppur presenti in quantità inferiori rispetto alla CO2, hanno un elevato potere di riscaldamento. Le nuove norme Ue prevedono l’eliminazione graduale degli idrofluorocarburi entro il 2050, divieti di immissione sul mercato di prodotti che li contengono e date specifiche per la loro eliminazione in settori come la refrigerazione domestica
  • Sostanze che riducono lo strato di ozono: già oggetto di accordi internazionali come il Protocollo di Montreal, queste sostanze, utilizzate in apparecchi simili ai gas fluorurati, danneggiano lo strato di ozono. Le nuove misure Ue vietano la produzione, l’uso e il commercio di queste sostanze, con requisiti per il loro recupero e riciclo nei materiali edilizi.

L’azione dell’Ue sui gas serra non si limita alla legislazione. Sono previsti investimenti in ricerca e sviluppo per alternative più ecologiche, promozione dell’efficienza energetica e cooperazione internazionale per affrontare il problema della rilocalizzazione delle emissioni di carbonio.

L’impegno dell’Ue nella riduzione delle emissioni di gas serra va oltre la CO2, dimostrando un approccio completo e ambizioso alla lotta contro i cambiamenti climatici.