Finanza sostenibile, le 5 regole auree per gli investitori

Il crescente impegno da parte dei Paesi nel rispetto dei sempre più stringenti termini in materia di sostenibilità apre le porte a diversi scenari di investimento

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Da poche settimane si è conclusa la COP27, , l’annuale conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, che quest’anno ha raggiunto a fatica un accordo senza però aver soddisfatto pienamente i suoi protagonisti. Per trovare un punto di incontro, infatti, gli Stati dell’Europa del Nord hanno concesso una serie di finanziamenti per risarcire i danni causati da eventi climatici nei Paesi in via di sviluppo, che ricadranno con probabilità sui Paesi più ricchi, considerati i responsabili della crisi climatica in corso.

L’accordo che è stato raggiunto è volto a tenere in piedi quanto contenuto negli accordi di Parigi, che entro il 2030 prevedono una diminuzione di 1.5° e che sono stati messi a dura prova dallo scoppio del conflitto Russia-Ucraina, quando l’Europa ha ripreso a fare uso delle vecchie forme di approvvigionamento di energia.

I cinque elementi da tenere a mente se si investe nel green

L’indagine condotta da Schroders Global Investor Study 2022 ha rivelato che oltre la metà degli intervistati percepisce la sostenibilità come una responsabilità sociale e come una garanzia di un buon rendimento nel lungo termine. Nonostante ciò, soltanto un terzo ha paura di performance economiche non soddisfacenti. La principale preoccupazione emersa è quella legata alla trasparenza, a causa del greenwashing, più forte tra gli investitori appartenenti alle generazioni più giovani. Queste persone sottolineano l‘importanza di una formazione adeguata.

Ecco quindi 5 punti fondamentali da tenere a mente se si intende investire in ESG in futuro, tenendo come punto di riferimento l’Agenda 2030 e gli SDGs dell’Onu, che hanno come obiettivo primario la salvaguardia del pianeta e il benessere della società:

Puntare sui corporate green bond

Negli ultimi anni, sono state espresse numerose lamentele per quanto riguarda l’opacità nell’ambito degli investimenti ESG. Tuttavia, avere in portafoglio obbligazioni verdi è oggi l’opportunità più diretta per partecipare a progetti dedicati alla sostenibilità ambientale e alle energie rinnovabili.

Azioni green con ampio orizzonte temporale

La la guerra in Ucraina ha portato a un brusco rallentamento dei piani di transizione energetica e al contempo un revival dei combustibili fossili. Le società green quotate in Italia e nelle altre Borse occidentali restano tuttavia numerose e i progetti nei loro piani industriali rimangono. A questo si aggiungono gli incentivi statali e il Recovery Fund in Europa. Inoltre, molti investimenti green coinvolgono società più piccole, quindi una maggiore volatilità, ma con la realizzazione di progetti e l’avvicinamento ai target di carbon zero, i rischi andranno sempre più ad attenuarsi. Parola d’ordine: lungo termine.

Fondi ETF

Un altro strumento molto usato anche per bond e azioni sono gli exchange traded fund, fondi che permettono di investire in un ampio paniere di strumenti. Qui, tuttavia, occorre fare un chiarimento per capire la diversificazione di quello che significa green: la maggior parte degli ETF verdi si concentra su società coinvolte direttamente o indirettamente nella ricerca, nello sviluppo, nella produzione e nella fornitura di energia alternativa, e ogni ETF ha i propri criteri per determinare i requisiti di ammissibilità degli asset. Inoltre, i principali fondi si concentrano su un tipo di energia rinnovabile, come quella eolica, e molto usati sono anche gli ETF sul nucleare, considerato un’alternativa più green del gas e quindi inserita nei criteri di ammissioni ESG.

Attenzione ai mercati emergenti

Nonostante l’aumento di emissioni green, gli EM sono considerati ancora troppo acerbi per il mondo ESG. La maggior parte di questi Paesi, infatti, non dispone di un quadro normativo sui green bond e l’ultima COP27 ha dimostrato come gli EM siano molto reticenti a rispettare gli impegni assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Senza uno sforzo concertato per educare e incentivare gli investitori locali e per sostenere i governi nella creazione di infrastrutture e protocolli adeguati, le emissioni verdi locali continueranno a rimanere indietro.

Occhio alla Cina

La Cina prosegue a doppia velocità. Da una parte continua ad essere fortemente dipendente dal carbone (15% dei fondi esposti in Cina investe proprio sul carbone), mentre dall’altra ha fissato nuovi obiettivi quinquennali sulla riduzione delle emissioni di carbonio con l’implementazione di nuovi programmi pilota per promuovere un’economia pulita. Stock e green bond sono in decisa crescita rispetto agli scorsi anni, ma anche qui, come altrove, non c’è molta chiarezza sul termine green dal punto di vista regolatorio e ancora poche imprese pubblicano informazioni sulle proprie emissioni (26% secondo Syntao Green Finance nel 2021). Consiglio: cautela e orizzonte molto lungo.

Guardare a lungo termine

In seguito all’improvviso calo delle risorse green, che al momento non sono ancora sufficienti soddisfare le esigenze di un intero continente, i governi hanno ridotto gli sforzi in direzione di soluzioni più sostenibili. Di conseguenza, anche i mercati finanziari si sono adeguati, con i prezzi delle materie prime in rialzo, e i fondi e le società ESG in ribasso, mentre le oil & gas company sono tornate alla ribalta. Tuttavia, come sottolinea l’analista di Investing.com Italia Alessandro Albano, chi opera con i fondi ESG deve essere in grado di guardare a un orizzonte temporale più ampio, specie poiché le banche centrali hanno sostenuto finanziariamente le imprese che alimentano nel campo dell’energia pulito.