L’economia circolare si configura come potenziale motore di crescita dell’economia italiana e non solo. Questo è quanto emerso durante la conferenza “Quando la sostenibilità incontra l’economia circolare, tra riciclo e riuso“, che rappresenta una delle tappe fondamentali del ciclo di incontri “La sostenibilità incontra“, promosso dall’associazione Civita.
Il dibattito ha visto la presenza di esponenti significativi del settore: Carlo Corazza, rappresentante del Parlamento Europeo in Italia; Enrico Giovannini, Co-Fondatore e Direttore Scientifico di ASviS; Elena Maggioni, Capo di Business Development e Transformation di A2A Ambiente; Massimo Medugno, Direttore Generale di Assocarta; Michele Samoggia, responsabile comunicazione, sostenibilità e public policy Philip Morris Italia; Marco Ravazzolo, Direttore di Ambiente, Energia e Mobilità di Confindustria, collegato in diretta; e Laura D’Aprile, Capo del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica.
L’evento è stato guidato da Simonetta Giordani, Segretario Generale dell’Associazione Civita, che ha coordinato il dibattito e la discussione sui potenziali benefici dell’economia circolare per lo sviluppo sostenibile.
Indice
Italia leader nell’economia circolare in Europa, ma serve accelerare
L’Italia rimane il Paese più circolare d’Europa tra le prime cinque economie dell’Ue, con un tasso di utilizzo circolare dei materiali del 18,4% nel 2021, superiore alla media Ue (11,7%). Tuttavia, negli ultimi anni il nostro Paese ha perso posizioni in classifica, mentre altri Stati accelerano. Per mantenere la leadership, è necessario un impegno maggiore da parte di tutti gli attori coinvolti.
Questo è il messaggio principale emerso dall’ultimo Rapporto nazionale sull’economia circolare, presentato durante un evento che ha riunito relatori provenienti da diverse realtà attive nel settore. I relatori hanno sottolineato l’importanza di un approccio sinergico tra Terzo Settore, istituzioni, aziende e associazioni di categoria per consolidare l’economia circolare e generare un valore aggiunto significativo per il Paese.
L’economia circolare come politica industriale per la sostenibilità del sistema produttivo
Durante la conferenza “Quando la sostenibilità incontra l’economia circolare, tra riciclo e riuso”, i relatori hanno affrontato i numerosi aspetti legati a uno dei temi più cruciali per lo sviluppo economico presente e futuro: la sostenibilità del sistema produttivo. Carlo Corazza, Rappresentante in Italia del Parlamento Europeo, ha sottolineato chiaramente che “l’economia circolare è politica industriale”. Ha evidenziato che l’Italia registra un deficit di 35 miliardi di euro all’anno per le materie prime importate, sottolineando che la sostenibilità deve essere considerata non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale.
Secondo Corazza, ciò che manca è una strategia di politica industriale europea, in quanto “manca un Tesoro europeo”. Ha sottolineato che una volta concluso il programma Next Generation EU, l’Unione Europea si troverà solo con l’1% delle risorse disponibili. Questo pone una sfida significativa per l’implementazione di politiche industriali sostenibili a livello europeo.
La promozione dell’economia circolare come politica industriale può contribuire a ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime, migliorare l’efficienza delle risorse e creare nuove opportunità economiche e sociali. Una strategia di politica industriale europea mirata all’economia circolare potrebbe incentivare l’adozione di pratiche sostenibili e promuovere l’autosufficienza dell’Unione Europea dal punto di vista delle risorse.
Green Deal, l’Italia tra sostenibilità e competitività
Negli ultimi anni, la politica del Green Deal, seppur a tratti contestata, ha riportato al centro dell’agenda europea il tema della sostenibilità ambientale del sistema industriale. L’Italia, in questo scenario, ha saputo coniugare l’economia circolare con gli obiettivi di decarbonizzazione, come sottolinea Marco Ravazzolo, Direttore Ambiente Energia e Mobilità di Confindustria: “La sostenibilità può essere un motore di crescita, ma deve tenere conto anche della competitività e della sicurezza. Questi due elementi, purtroppo, non sono sempre stati prioritari all’interno del Green Deal”.
Ravazzolo ribadisce l’importanza di non fermare il processo di transizione ecologica, ma di modificarne l’approccio. Secondo il Direttore, l’Unione europea dovrebbe seguire l’esempio di altri giganti economici mondiali, investendo maggiormente nella competitività: “Noi crediamo che la sostenibilità, insieme alla digitalizzazione, possa essere un grande motore di crescita, trasformazione e creazione di posti di lavoro. Lo dimostrano gli Stati Uniti e la Cina, che investono rispettivamente 390 miliardi di dollari e con un’intensità di aiuti otto volte superiore a quella consentita in Europa”.
Sfide e prospettive del Green Deal
Anche Enrico Giovannini, Co-Fondatore e Direttore Scientifico di ASviS, riconosce i problemi nell’impostazione del Green Deal. “Il Green Deal ha dei problemi,” ha affermato. “Non è nato come una strategia ambientalista, ma era una strategia di sviluppo e crescita della produttività. Questo è un tentativo disperato dopo 30 anni di tentativi non soddisfacenti.”
Il nostro pianeta si trova ad affrontare una situazione drammatica. “La velocità con la quale ci stiamo avvicinando a un disastro non ha rallentato,” ha continuato l’ex ministro Giovannini. “Se i trend dell’aumento delle temperature continuano così, tra 30 anni perderemo il 50% del PIL e tra un secolo saremo a 0. Questi sono numeri economici, non ambientali. Rinviare anche solo di cinque anni la transizione energetica è dannoso, perché le imprese non possono rimanere immobili e se investono nella direzione sbagliata, tra qualche anno dovranno disinvestire e non avranno le risorse economiche necessarie per contrastare la stagnazione. Accelerare conviene, anche se comporta un costo; tuttavia, è fondamentale orientare gli investimenti per sostenere il sistema produttivo in questa trasformazione.”
G7, l’Italia punta su acqua, tecnologie e cooperazione per la sostenibilità
“Sostenibilità significa prima di tutto non sprecare”, afferma Laura D’Aprile, Capo del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica, in occasione della conferenza G7. L’acqua, risorsa strategica a livello nazionale, rappresenta un tema centrale della presidenza italiana: “Abbiamo lanciato un’iniziativa ambiziosa: una coalizione G7 sull’acqua“.
La cooperazione tra stakeholder privati e pubblici è fondamentale per affrontare le sfide della sostenibilità. L’Italia, in questo contesto, si propone di:
- Promuovere tecnologie avanzate per il contrasto ai cambiamenti climatici: in programma un focus su soluzioni innovative per la riduzione delle emissioni e la mitigazione degli impatti del cambiamento climatico
- Favorire una pianificazione strutturata di dati tecnici e scientifici: la condivisione e l’analisi di dati scientifici sono cruciali per prendere decisioni informate e basate su solide evidenze
- Tutelare la biodiversità e contrastare il degrado del suolo: la salvaguardia degli ecosistemi e la lotta alla desertificazione sono elementi essenziali per garantire un futuro sostenibile
L’impegno dell’Italia per la sostenibilità si concretizza in queste iniziative concrete, volte a promuovere un modello di sviluppo più rispettoso dell’ambiente e inclusivo. La cooperazione internazionale e la condivisione di conoscenze e tecnologie sono elementi chiave per affrontare le sfide globali e costruire un futuro più sostenibile per tutti.
Il ruolo delle imprese nella transizione economica, eccellenza nel riciclo in Italia
Le imprese svolgono un ruolo centrale nella transizione economica, compresa la transizione energetica. In molti settori, il nostro paese può vantare risultati eccellenti. Massimo Medugno, Direttore Generale di Assocarta, ha sottolineato che in Italia l’85% degli imballaggi di carta viene riciclato. Tuttavia, a volte questi risultati si sono scontrati con le imposizioni provenienti da Bruxelles.
Medugno ha spiegato che non erano soddisfatti della proposta della Commissione che imponeva il riuso. Assocarta ha condotto numerosi studi che dimostravano che il riuso avrebbe comportato un maggiore consumo di acqua ed energia, penalizzando un sistema che mira all’armonizzazione del mercato interno.
Elena Maggioni, Head of Business Development and Transformation di A2A Ambiente, ha espresso lo stesso pensiero. Ha sottolineato che se il recupero di un rifiuto richiede più energia di quella necessaria per estrarre la materia prima, è necessario valutare se ne vale la pena. Tuttavia, ha sottolineato l’importanza di privilegiare sempre il recupero della materia, in cui l’Italia eccelle.
Queste testimonianze evidenziano il ruolo cruciale delle imprese nella gestione dei rifiuti e nel riciclaggio, nonché la necessità di valutare attentamente le opzioni sostenibili per la gestione delle risorse, tenendo conto dei diversi impatti ambientali ed energetici.
Economia circolare, un’opportunità per l’Italia e il Pianeta
L’adozione di un modello economico circolare, basato sui principi del riciclo, riutilizzo dei materiali, riduzione dei rifiuti e impiego di energie rinnovabili, rappresenta una concreta opportunità per ridurre l’estrazione di materie prime vergini e le emissioni di gas serra, contribuendo così a contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2°C.
Nonostante i benefici ambientali e climatici, i dati evidenziano un quadro globale preoccupante: il tasso di circolarità è sceso dal 9,8% del 2018 al 7,2% del 2023, stagnando nell’ultimo anno. In questo scenario, l’Italia si distingue positivamente, confermandosi leader in Europa per l’economia circolare, superando Francia, Germania, Polonia e Spagna.
Per accelerare la transizione verso un modello economico più sostenibile, l’Unione europea e l’Italia hanno messo a punto piani d’azione che supportano le imprese nell’adozione di pratiche circolari. Tra le misure di sostegno figurano diverse agevolazioni, tra cui:
- Un plafond da 1,5 miliardi di euro stanziato dal Pnrr
- Bandi regionali attivi in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto
Queste risorse rappresentano un’occasione concreta per le aziende italiane per innovare i propri processi produttivi, ridurre l’impatto ambientale e aumentare la competitività sul mercato.
L’economia circolare non è solo una necessità per la tutela dell’ambiente, ma anche un’opportunità di crescita economica e di creazione di nuovi posti di lavoro. Investire in questo modello di sviluppo significa costruire un futuro più sostenibile per le generazioni presenti e future.
Lombardia, 5 milioni di euro per l’economia circolare nelle filiere tessili e plastiche
Dal 7 maggio 2024, Regione Lombardia ha attivato uno sportello dedicato a sostenere le PMI delle filiere tessili e plastiche che investono in progetti di economia circolare e sostenibilità. Con un budget di 5 milioni di euro, all’interno del programma PR FESR 2021-2027, questa misura mira a ridurre e migliorare la gestione dei rifiuti nelle filiere plastiche e tessili, in linea con il Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti.
L’agevolazione, in regime de minimis, consiste in un contributo a fondo perduto fino al 50% delle spese ammissibili, con un massimo di 300.000 euro. I costi ammissibili devono essere pari ad almeno 50.000 euro. Il contributo può salire al 60% per progetti particolarmente riusciti, con risultati superiori a quelli previsti nella domanda. Sono agevolabili progetti di economia circolare e sostenibilità in tutte le fasi del ciclo di vita delle filiere plastica e tessile: approvvigionamento, design, produzione, distribuzione, utilizzo, raccolta e fine vita.
Esempi di economia circolare rientranti tra le spese agevolabili includono:
- Azioni di riutilizzo di imballaggi a fine vita
- Modifiche alle linee produttive per realizzare prodotti/imballaggi con meno materie prime o per ridurre o riutilizzare i propri scarti
- Progetti innovativi e scalabili per il riciclaggio di rifiuti plastici, bioplastici compostabili e tessili
Le domande possono essere presentate fino al 18 giugno 2024.
Regione Veneto, 7 Milioni di Euro per la Transizione verso un’Economia Circolare
La Regione Veneto ha destinato circa 7 milioni di euro alle PMI locali impegnate nella transizione verso un’economia circolare. Il bando, parte del PR FESR 2021-2027 (Programma Regionale del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), mira a promuovere il riutilizzo efficiente delle risorse e a supportare i processi produttivi delle PMI.
Fino al 18 luglio 2024, le PMI possono richiedere contributi a fondo perduto fino al 70% delle spese sostenute per ottimizzare la produzione e ridurre gli sprechi, cumulabili con i crediti d’imposta investimenti 4.0 o 5.0 (in modo alternativo).
I contributi variano a seconda del regime di aiuti:
- Regime “de minimis”: contributo a fondo perduto fino al 70% della spesa ammissibile, con un massimo di 210.000 euro
- Regime 651/2014: contributo a fondo perduto fino al 55% (fino a 1.100.000 euro) per le piccole imprese e fino al 45% (fino a 900.000 euro) per le medie imprese
Sono agevolabili investimenti per:
- Modificare prodotti e packaging per una maggiore durata e riciclabilità
- Modificare impianti di produzione, sostituendo materie prime o additivi con rifiuti autorizzati, End of Waste, o sottoprodotti
- Modificare il ciclo produttivo e la supply chain per migliorare l’efficienza e ridurre consumi e scarti
- Creare sinergie con altre attività produttive per prevenire la produzione di rifiuti e creare una filiera di sottoprodotti
Regione Emilia-Romagna, 7 Milioni di Euro per la Transizione Ecologica ed Economia Circolare
La Regione Emilia-Romagna ha pubblicato il bando “Transizione Ecologica ed Economia Circolare 2024”, rivolto alle piccole e medie imprese del territorio impegnate nella sostenibilità attraverso la riduzione dei rifiuti, il riutilizzo dei materiali e il riciclo.
La misura prevede uno stanziamento di 7 milioni di euro, finanziato con risorse del PR FESR 2021-2027, per il potenziamento degli impianti di trattamento e riciclaggio dei rifiuti o la realizzazione di nuovi impianti. L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto fino al 60% del costo dell’investimento per nuovi impianti o per il potenziamento di impianti esistenti destinati al trattamento e riciclo dei rifiuti di qualsiasi tipo e alla loro trasformazione in “materia prima seconda”.
Gli investimenti dovranno essere avviati dalla data di presentazione della domanda di agevolazione e conclusi entro il 30 giugno 2026 per essere ammessi al contributo. Le domande di partecipazione al bando “Economia Circolare” possono essere presentate telematicamente fino al 21 maggio 2024.
L’ammontare dell’agevolazione per progetti di economia circolare varia a seconda del regime scelto:
- Regime “de minimis”: contributo massimo di 300.000 euro.
- Regime di esenzione art. 47 reg. UE n. 651/2014:
300.000 euro per capacità di riciclo inferiore a 5.000 T/anno.
500.000 euro per capacità di riciclo almeno pari a 5.000 T/anno.
1.000.000 euro per capacità di riciclo almeno pari a 10.000 T/anno.
2.000.000 euro per capacità di riciclo almeno pari a 20.000 T/anno.
Un’opportunità per le PMI
Questi contributi delle Regioni rappresentano un’importante opportunità per le PMI che vogliono abbracciare un modello di produzione più sostenibile e contribuire alla tutela dell’ambiente. I contributi a fondo perduto possono sostenere le imprese nell’implementazione di progetti innovativi e ad alto valore ambientale, favorendo al contempo la loro crescita e competitività sul mercato.