Anche le bioplastiche possono inquinare

Secondo studi recenti l'uso della bioplastica non è necessariamente più sostenibile ed ecologico rispetto alla plastica convenzionale

Foto di Alessandro Mariani

Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

L’uso delle bioplastiche, come alternativa più rispettosa dell’ambiente rispetto alla plastica convenzionale, ha guadagnato popolarità negli ultimi anni. Tuttavia, una nuova pubblicazione scientifica ha rilevato che questi materiali possono essere tossici tanto quanto le loro controparti a base petrolchimica, quando finiscono in ambienti costieri. Lo studio ha esaminato circa 20 articoli scientifici e ha rivelato che le plastiche compostabili prodotte dall’amido di mais, ed etichettate come biodegradabili, spesso non riescano a decomporsi negli ambienti marini, evidenziando anche la mancanza di ricerca sulla tossicità ambientale delle bioplastiche.

Le bioplastiche non sono necessariamente diverse dalla plastica tradizionale

Sebbene il termine “bioplastica” sia ampio, intendendo sia la plastica a base biologica che quella compostabile, lo studio del Centre for Environmental and Marine Studies (CESAM), dell’Università di Aveiro in Portogallo, suggerisce che le normative sulle bioplastiche dovrebbero essere rigide come quelle per i polimeri a base di petrolio, la plastica tradizionale, dati i loro effetti tossici potenzialmente simili. Inoltre, alcune bioplastiche sono chimicamente identiche ai polimeri convenzionali, poiché sono prodotte dal carbonio derivato dalle piante invece che dai combustibili fossili. Ciò significa che le bioplastiche non sono necessariamente diverse dalle plastiche tradizionali e il loro impatto sulla vita marina e degli estuari può essere comparabile.

Gli autori dello studio suggeriscono che siano necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno l’impatto ambientale delle bioplastiche. Gli studi inclusi nella revisione si concentrano principalmente su alcuni tipi di bioplastiche prodotte dall’amido di piante come mais, canna da zucchero e soia. Tuttavia, i potenziali effetti tossici delle bioplastiche sulla vita marina e degli estuari dei fiumi, come il loro impatto sull’attaccamento dei molluschi, l’attività enzimatica, la risposta immunitaria e i meccanismi di disintossicazione, non dovrebbero essere sottovalutati.

I problemi della sicurezza delle bioplastiche

Mentre le bioplastiche certificate come biodegradabili o compostabili sono progettate per abbattere e convertire almeno il 90% del loro materiale in anidride carbonica in specifiche condizioni di compostaggio, industriali e di laboratorio, gli studi esaminati hanno rilevato che i tassi di degradazione variano enormemente a seconda dello spessore e tipo di bioplastica in ambienti marini. Alcuni oggetti possono degradarsi o disintegrarsi completamente in pochi mesi, mentre altri potrebbero impiegare anni per degradarsi completamente.

Lo sviluppo della bioplastica si è concentrato su materie prime rinnovabili e sostenibili, ma ha trascurato i problemi di sicurezza a volte unici dei prodotti. Alcune bioplastiche contengono sostanze chimiche tossiche paragonabili a quelle della plastica a base di petrolio, che come additivi utilizzati per migliorare le prestazioni funzionali della plastica o sostanze aggiunte involontariamente, come sottoprodotti creati durante la produzione. Anche secondo uno studio dello University College di Londra, la plastica certificata come compostabile non è fatta per essere smaltita nei sistemi di compostaggio domestico.

La produzione di bioplastica in aumento

La produzione di bioplastiche è aumentata in modo significativo negli ultimi anni, spinta dalle preoccupazioni per i rifiuti di plastica e l’impronta di carbonio della produzione di plastica. Secondo European Bioplastics, nel 2022 sono state prodotte globalmente 2,23 milioni di tonnellate di bioplastica, un numero che dovrebbe triplicare fino a raggiungere circa 6,3 milioni di tonnellate entro il 2026. Sebbene ciò rappresenti meno del due percento della produzione globale, il potenziale impatto ambientale delle bioplastiche non può essere ignorato.

Per chi si occupa di studiare la tossicità della plastica, il fatto che molte bioplastiche contengano migliaia di additivi è una grande sfida. I produttori non sono tenuti a elencare gli additivi che usano, rendendo difficile per i ricercatori identificare queste sostanze chimiche. Questa mancanza di trasparenza rende difficile garantire che le bioplastiche siano sicure e sostenibili, compresi i loro prodotti di degradazione.

Pertanto, è importante garantire che le bioplastiche siano ecosostenibili, in particolare per l’ambiente marino. Ciò include le microplastiche, i frammenti e i composti che possono essere rilasciati durante il processo di degradazione. Sebbene le bioplastiche siano una buona innovazione, dobbiamo assicurarci che non causino danni all’ambiente o alla salute umana. È essenziale sfidare il presupposto che tutto ciò che è di origine naturale non sia dannoso per l’ambiente e condurre ricerche approfondite per determinare la sicurezza e la sostenibilità delle bioplastiche.

I vantaggi delle bioplastiche

Le bioplastiche hanno comunque numerosi vantaggi rispetto ai materiali tradizionali. In primo luogo, sono prodotte da fonti rinnovabili, il che significa che la loro produzione ha un’impronta di carbonio più bassa. Ioltre, le bioplastiche possono essere utilizzate in molte applicazioni diverse e possono essere prodotte in modo da avere le stesse proprietà delle plastiche tradizionali.

Le bioplastiche sono attualmente utilizzate in molti settori, come ad esempio l’imballaggio alimentare, le borse della spesa, le bottiglie per bevande e le stoviglie monouso. In Italia, le bioplastiche sono diventate una scelta popolare per le aziende che cercano di ridurre la loro impronta di carbonio e l’impatto ambientale dei loro prodotti. Ad esempio, molte aziende alimentari utilizzano imballaggi bioplastici per i loro prodotti, riducendo l’uso di materiali plastici non biodegradabili.

L’inquinamento da plastica rimane un problema

Mentre le bioplastiche possono sembrare un’alternativa più sostenibile alle plastiche convenzionali, il loro potenziale impatto sull’ambiente deve essere attentamente preso in considerazione. La mancanza di ricerca sulla tossicità ambientale delle bioplastiche evidenzia la necessità di normative più stringenti sulla loro produzione e utilizzo. Pertanto, è essenziale garantire che la produzione e lo smaltimento delle bioplastiche non contribuiscano al crescente problema dell’inquinamento da plastica nei nostri oceani e coste.

Resta comunque un dato di fatto, che l’inquinamento della plastica è una vera piaga dei nostri tempi. Si tratta di uno dei materiali più utilizzati nel mondo e anche in Italia la maggior parte delle confezioni e degli imballaggi è realizzato con la plastica. La produzione è ingente e sfortunatamente non tutti differenziano i rifiuti correttamente. Il risultato dei comportamenti poco virtuosi in questo senso è uno e semplice: l’inquinamento da plastica.