Cosa succede se si apre una partita Iva e poi non si fattura niente? Liberi professionisti e lavoratori autonomi si pongono la stessa domanda, nel momento in cui aprono una nuova posizione fiscale. I progetti sono molti, le ambizioni ancora di più, ma spesso i sogni ed i progetti si possono frantumare contro la realtà: apro la partita Iva per svolgere una nuova attività e poi, dopo pochi mesi, non riesco più a fatturare alcunché.
Al di là dei sogni e dei progetti, a volte la realtà potrebbe dimostrarsi differente: cosa succede se un contribuente con partita Iva non riesce a generare fatturato? Nel momento in cui si compie questa operazione ci sono molti dubbi, generalmente i progetti sono solo in una fase embrionale e può capitare che non tutto proceda come si sarebbe sperato. Cerchiamo di capire quali sono le conseguenze di una partita Iva inattiva e come si debbano comportare, di conseguenza, i diretti interessati.
Che cosa si intende per partita Iva inattiva
L’anagrafe tributaria considera una partita Iva inattiva o dormiente quando non risulta essere operativa da molto tempo. Anche se, almeno formalmente, continua a rimanere iscritta all’anagrafe tributaria. Il contribuente che dovesse trovarsi in questa situazione, dovrà valutare se:
- sia opportuno continuare a mantenere aperta la partita Iva, avviando una nuova e diversa attività professionale e, quindi, andando a modificare il codice attività;
- valutare se sia opportuno provvedere alla chiusura della partita Iva, effettuando l’apposita comunicazione all’anagrafe tributaria.
Sono diverse le ragioni per le quali una partita Iva diventa inattiva:
- il titolare della stessa non sta più svolgendo l’attività economica per la quale la ha aperta o non ha più intenzione di farlo;
- il titolare non necessità più di avere una partita Iva aperta per gestire la propria attività, ma non ha provveduto a chiuderla.
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Come vengono gestite queste situazioni dall’Agenzia delle Entrate
Quando si ritrova davanti una partita Iva inattiva, l’Agenzia delle Entrate adotta diversi comportamenti, che possono essere sintetizzati nei seguenti modi:
- il primo passo è quello di inviare una comunicazione al titolare. Viene segnalata l’inattività e si chiede una conferma della situazione;
- nel caso in cui non dovessero arrivare delle risposte – o nel caso in cui le stesse non chiarissero la situazione – l’Agenzia delle Entrate procede con la cancellazione dai registri della partita Iva;
- il passo successivo è quello di inviare un avviso di accertamento per le eventuali tasse non pagate. O per le sanzioni fiscali dovute all’inattività;
- nel caso in cui dovessero emergere delle tasse non pagate, l’Agenzia delle Entrate può procedere con l’iscrizione al ruolo e, in un secondo momento, procedere con l’esecuzione forzata per il recupero del credito;
- gli uffici tributari, inoltre, potrebbero segnalare la partita Iva inattiva alla Centrale dei Rischi, per eventuali problemi di credito.
Quello a cui è necessario stare attenti, nel momento in cui una partita Iva diventa inattiva, sono le azioni amministrative e penali che l’Agenzia delle Entrate può aprire nei confronti del titolare, per eventuali violazioni fiscali. Gli agenti del fisco effettuano dei monitoraggi e delle verifiche, quando si vengono a creare questi tipi di situazioni. Lo scopo di queste attività è quello di recuperare i crediti e garantire la regolarità della situazione fiscale del contribuente. E, soprattutto, la corretta applicazione delle leggi fiscali.
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Partita Iva inattiva: le principali conseguenze
Una partita Iva inattiva porta a delle conseguenze fiscali per i loro titolari, che possono cambiare di volta in volta. A determinare il comportamento dell’Agenzia delle Entrate sono alcune circostanze specifiche. Tra le conseguenze più comuni ci sono:
- le sanzioni fiscali.: il contribuente rischia di essere soggetto a delle sanzioni per non aver presentato i modelli fiscali e, eventualmente, per non aver pagato le tasse dovute. Il titolare può essere accusato di non aver presentato la dichiarazione dei redditi e di aver commesso altre violazioni fiscali;
- accertamento fiscale: il contribuente rischia di essere oggetto di un vero e proprio accertamento fiscale. Gli uffici preposti verificheranno la situazione fiscale ed il calcolo delle tasse dovute per gli anni precedenti;
- recupero dei crediti: l’Agenzia delle Entrate potrebbe procedere, nei confronti del contribuente, per recuperare eventuali tasse non pagate o determinate sanzioni fiscali;
- cancellazione dai registri della partita Iva: l’Agenzia delle Entrate può procedere con l’eliminazione d’ufficio della partita Iva dai registri;
- segnalazione alla Centrale dei Rischi.
Quando è necessario chiudere tutto
Una partita Iva può essere tenuta aperta anche quando ci sono dei fatturati molto bassi, che arrivano in prossimità dello zero. Da un punto di vista strettamente fiscale, non c’è nulla di sbagliato a tenerla aperta anche quando si dovessero fatturare solo e soltanto dieci euro ogni anno.
Uno dei classici esempi, in questo senso, possono essere le posizioni dei giovani professionisti, che hanno appena avviato la propria attività professionale. Si devono ancora posizionare sul mercato e devono ancora acquisire dei clienti. In questa fase dell’attività è bene non spaventarsi: è plausibile che una partita IVA rimanga inattiva per un po’ di tempo. Come ad esempio, può accadere che per un po’ di tempo non si ricevano degli incarichi come freelance: la partita Iva può rimanere aperta in attesa che il fatturato riprenda.
Discorso diverso, invece, è quello che vede il professionista abbandonare completamente l’attività. È il caso, ad esempio del freelance che decide di fondare uno studio professionale con altri colleghi: in questo caso tutte le operazioni saranno fatturate dallo studio e la partita Iva personale potrebbe rimanere inattiva. In questo caso, sempre che il professionista non abbia intenzione di ricevere degli incarichi personali è opportuno provvedere con la chiusura della propria posizione contabile.