Uno degli impatti più rilevanti che la delega fiscale promette d’avere è inerente il rapporto tra cittadini e Fisco. Il tutto è all’esame di Montecitorio e sono svariati gli aspetti di particolare interesse.
Tra questi spicca l’onere della prova. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e perché gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate non seguiranno più lo stesso schema. Sarà infatti previsto un iter ben preciso prima di poter proseguire e indagare nelle finanze dei contribuenti.
Accertamenti del Fisco: nuovo sistema
Nulla sarà più come prima, viene da dire, tra cittadini, imprese e Agenzia delle Entrate. Uno dei punti focali della delega fiscale è infatti rappresentato dalla necessità di motivare in maniera approfondita eventuali atti, e quindi accertamenti. Prevale il diritto di difesa dei contribuenti e grava sul Fisco l’onere di prova.
Il concetto di fondo è quello di giustificare eventuali pretese, rispettando degli obblighi ben precisi prima di poter procedere con degli atti impositivi. Non potranno più bastare delle presunzioni. Sarà infatti necessario fornire delle prove concrete, tanto nel rispetto del contribuente quanto per “inchiodare” l’evasore individuato alle proprie responsabilità.
Altro aspetto di enorme rilevanza nel rapporto tra le parti è dato dall’obbligo di considerare l’eventuale contraddittorio preventivo, prima di poter emettere un atto di riscossione nei confronti del cittadino. Quest’ultimo potrà avvantaggiarsi di svariate tutele, come la specifica relativa a eventuali norme fiscali riportanti dubbi interpretativi. In casi del genere farà fede quanto riportato nello Statuto dei contribuenti e non la posizione del Fisco in materia.
La difesa dei cittadini
La delega fiscale va a riconsiderare, punto dopo punto, il rapporto tra Fisco e italiani. Un impegno importante da parte del governo Meloni. Si mira a garantire il diritto alla difesa contro quegli atti dell’Agenzia delle Entrate che oggi sono esecutivi fin da subito.
Generare un iter ben preciso può consentire di evitare storpiature delle norme, falle nel sistema e quindi interventi amministrativi che non avrebbero luogo a procedere. Un sospiro di sollievo per i cittadini, considerando anche quelli che sono i tempi stringenti per presentare eventuali impugnazioni dopo l’esecuzione degli atti da parte del Fisco.
L’intero sistema non andrà più a ricadere, quindi, sulle spalle del soggetto sottoposto ad analisi fiscale. Sarà attivo un iter amministrativo che potrebbe consentire anche la cancellazione di eventuali controlli, senza che l’utente finale ne scopra l’esistenza. Tutto ciò perché, in assenza di prove in grado di superare un contraddittorio preventivo, non si otterrà il via libera a procedere.
Viene rimarcato il principio di buona fede, stabilito dallo Statuto del contribuente. Al di là del nuovo regolamento atto a istituire dei controlli preventivi interni, con creazione di faldoni con prove certe, si procederà a impedire sanzioni comminate in caso di ritardi, omissioni o errori dell’amministrazione finanziaria.
Troppo spesso i cittadini si ritrovano abbandonati nel mare magnum della burocrazia italiana, complessa e a tratti astrusa. Quando vigono obiettive condizioni di incertezza sull’applicazione di una data norma, però, si procederà con l’applicazione della buona fede, neutralizzando la sanzione.
“Favorevole a uno Statuto dei contribuenti. – ha spiegato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo – C’è il principio che lo fa diventare quasi una prelegge all’intero sistema tributario”.