Sono giornate di tensione quelle che sta attraversando il governo di Giorgia Meloni per l’approvazione in Parlamento della legge di Bilancio. Dopo il via libera incassato alla Camera con il voto di fiducia nella notte tra il 22 e il 23 dicembre, ora l’esecutivo punta a chiudere la partita anche al Senato, dove la discussione è in corso proprio in queste ore. Il calendario prevede per la tarda mattinata di domani (giovedì 29 dicembre) l’ultimo atto a Palazzo Madama, dove il testo blindato dovrebbe ricevere il placet delle forze di maggioranza senza nessun particolare scossone.
La fase più delicata è stata quella andata in scena in Commissione Bilancio a Montecitorio, dove i deputati dei diversi partiti si sono scontrati per l’approvazione degli emendamenti presentati sia dal governo che dalle opposizioni. Tra le poche modifiche che i gruppi di minoranza sono riusciti ad inserire nel testo della Manovra, ce n’è una in particolare che ha scatenato le proteste di molte associazioni di categoria. Stiamo parlando della norma sulle imposte di soggiorno di hotel e alberghi, una tassa che subirà un drastico cambiamento con l’arrivo del 2023.
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Imposta di soggiorno, quanto aumenterà nel 2023
A presentare la modifica in questione è stato il gruppo del Partito Democratico. L’emendamento ha trovato in disaccordo gli eletti di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Non tutti però, dato che qualcuno si è unito alle forze di opposizione e ha votato a favore. Ora non si potrà più fare marcia indietro e – se il governo vorrà apportare nuovi cambiamenti – lo dovrà fare con dei decreti ad hoc nel corso dei prossimi mesi.
In sostanza, come riportato nel documento ufficiale, la disposizione voluta dal PD prevede di “aumentare l’imposta di soggiorno” riscossa dai gestori del settore alberghiero in modo da aumentarla “fino alla soglia di 10 euro“. La tassa maggiorata andrà ad alimentare il gettito dei Comuni – proprio come già succede ora – ed è questo l’aspetto che ha fatto inalberare Federalberghi. Da tempo infatti l’associazione chiede che i ricavi dell’imposta di soggiorno vengano destinati per riqualificare gli stabili delle strutture ricettive, in particolare nelle località che più di altre vivono di turismo.
In quali comuni raddoppierà la tassa di soggiorno
Ad ogni modo, l’aumento dell’imposta di soggiorno non riguarderà a tappeto tutti i comuni del territorio nazionale. Anzi, la modifica approvata in Commissione Bilancio alla Camera detta delle regole assai precise per poter innalzare la tassa fino a 10 euro. In particolare, la maggiorazione riguarderà i capoluoghi di provincia in cui, durante determinati periodi dell’anno, i flussi di turisti “sono superiori a venti volte il numero di residenti“. Dal mare alla montagna, parliamo dunque delle mete più gettonate scelte dai cittadini italiani e stranieri per trascorrere le vacanze.
L’innalzamento dell’imposta di soggiorno si aggiunge ad una serie di misure destinate al turismo che proprio non soddisfano il mondo degli albergatori. A dichiarare il proprio malcontento è stato Bernabò Bocca, numero uno di Federalberghi, che ha così commentato: “Non vediamo alcun intervento strutturale per il nostro settore, siamo coscienti del momento contingente per combattere il caro bollette, ma il prossimo anno in Manovra ci aspettiamo molto di più”.