La sanatoria per le partite Iva costa almeno 5mila euro, il calcolo nel cassetto fiscale

Per accedere alla sanatoria del concordato preventivo bisognerà pagare almeno 5mila euro

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 14 Ottobre 2024 11:26Aggiornato: 14 Ottobre 2024 11:27

Per poter aderire alla sanatoria inclusa nel concordato preventivo biennale, le partite Iva dovranno versare una cifra minima di 5mila euro. A partire dal 14 ottobre sono disponibili, sui cassetti fiscali dei contribuenti, le stime di Sogei per accedere a questa misura, ma nessuna di esse sarà inferiore a questa cifra.

Anche un contribuente con una pagella fiscale perfetta, infatti, dovrà pagare almeno 1.000 euro all’anno per accedere al condono delle irregolarità fiscali tra il 2018 e il 2022. Sommati gli importi per tutti i 5 anni fiscali, si arriva a 5mila euro, anche se probabilmente per molte partite Iva la cifra sarà significativamente maggiore.

Il calcolo della sanatoria per il concordato biennale

A partire da lunedì 14 ottobre è disponibile, sul cassetto fiscale di ogni partita Iva, il calcolo del costo per aderire alla sanatoria legata al concordato preventivo biennale. Se ne è occupata Sogei, partner tecnologico dell’Agenzia delle Entrate. Ogni contribuente che decide di aderire deve aumentare la cifra totale delle tasse versate di una certa percentuale, che dipende dal suo voto nella pagella fiscale.

Sul maggior reddito così ottenuto andrà quindi applicata una determinata aliquota, anch’essa variabile. Per esempio, una partita Iva con un 10 in pagella fiscale, quindi che ha sempre pagato ogni tassa dovuta, dovrebbe aumentare i propri versamenti del 5% e poi, sulla cifra così ottenuta, pagare il 10% per il 2018, il 2019 e il 2022 e il 7% per gli anni del Covid, il 2020 e il 2021.

Nel caso opposto, invece, quello di un contribuente che ha 3 in pagella, il voto minimo, i versamenti andranno aumentati del 50%. Le aliquote saliranno invece al 15% per il 2018, il 2019 e il 2022 e rimarranno al 10,5% per il 2020 e il 2021. In questo modo però i contribuenti si assicureranno di aver automaticamente risolto ogni pendenza con il Fisco per quei 5 anni, ammesso che abbiano aderito al concordato preventivo biennale.

Cifra minima 5mila euro

Seguendo queste regole, però, alcuni contribuenti potrebbero trovare sul proprio cassetto fiscale una cifra che non corrisponde a quella che si aspettano. In particolare, a diverse persone risulterà una barriera di accesso di 5mila euro, 1.000 per ogni anno da sanare, anche se nei loro conti il pagamento doveva risultare più basso.

È l’effetto di una delle norme contenute nel decreto Omnibus, che ha introdotto la sanatoria. Esiste infatti una cifra minima che un contribuente deve pagare per accedere a questo condono, che non varia mai né in base all’affidabilità fiscale della partita Iva né in base all’annualità presa in considerazione.

Questa misura è stata pensata dal Governo di Giorgia Meloni con un doppio obiettivo. Da una parte si tratta di recuperare crediti cosiddetti inesigibili. Piccole evasioni che l’Agenzia delle Entrate difficilmente riesce a riscuotere, perché il costo dell’operazione di recupero del credito sarebbe maggiore all’importo del credito stesso, generando quindi un effetto di cassa negativo per lo Stato. Dall’altra parte, l’Esecutivo vuole spingere sempre più partite Iva ad aderire al concordato preventivo biennale, una forma di semplificazione della tassazione per i liberi professionisti e per qualsiasi altra persona lavori tramite una partita Iva.