Due strade per il Fisco corrono parallele nella maggioranza. La Lega punta dritta alla rottamazione quinquies tentando anche la fuga in avanti con due disegni di legge già presentati in entrambi i rami del Parlamento. Gli alleati non avrebbero intenzione di mettersi di traverso, ma la coperta è corta e il dibattito interno al Governo ruota attorno alle priorità.
Per Forza Italia la precedenza andrebbe data a una limatura dell’aliquota Irpef per i redditi dai 28mila ai 50mila euro. Un intervento che per il Carroccio non esclude il suo progetto di una pace fiscale rivolta a circa 10 milioni di italiani con cartelle pendenti, per un arco temporale di 10 anni.
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La rottamazione quinquies
Il segretario leghista Matteo Salvini, anche per questioni di consenso, non sembra disposto a rinunciare alla nuova rottamazione, come dimostra l’ultima nota diffusa dalla Lega: “Il ceto medio si aiuta con la rottamazione delle cartelle: libererebbe dall’angoscia dell’Agenzia delle Entrate oltre 23 milioni di italiani. Altre misure ipotizzate nelle ultime ore, invece, nel concreto garantirebbero una mancetta da poco più di 36 euro al mese per 1,7 milioni di cittadini. Conti alla mano, la Lega è pronta a discutere con gli alleati con la convinzione di proporre la soluzione migliore e più concreta”.
Nel disegno di legge del Carroccio presentato sia in Senato, a prima firma del capogruppo Massimiliano Romeo, sia alla Camera, a firma del presidente della commissione attività produttive Alberto Gusmeroli, si prevede la rottamazione fino a un massimo di 120 rate delle cartelle notificate fino al 31 dicembre 2023, con un periodo di estensione fino a 10 anni.
A differenza della rottamazione quater, prorogata nel milleproroghe, i due testi gemelli introducono regole più morbide sulla decadenza: i benefici rivolti ai contribuenti in debito con lo Stato che adottassero la misura verrebbero meno non dopo una sola rata saltata, ma dopo sei mancati pagamenti.
Il taglio dell’Irpef
Dalla sua Forza Italia rilancia con un ulteriore taglio dal 35% al 33% dell’aliquota Irpef per i redditi dai 28mila ai 50mila euro, o fino ai 60mila euro.
Una “priorità” per l’altro vicepremier e presidente di Fi, Antonio Tajani, spiegando che per realizzare l’intervento “si possono utilizzare le risorse del concordato fiscale e quelle del ravvedimento operoso in scadenza fra poco più di un mese. Per quanto riguarda la rottamazione non siamo assolutamente contrari. Se ci sono le risorse ben venga. Ma prima il taglio dell’Irpef perché si tratta di un provvedimento strutturale”.
Le risorse
Con una platea di 10 milioni di beneficiari, secondo quanto riportato da Adnkronos, la rottamazione quinquies costerebbe circa 5 miliardi, a fronte dei 2,5 miliardi stimati per il taglio del cuneo voluto da Forza Italia per redditi fino a 50mila euro, con uno stanziamento di 4 miliardi in caso di estensione della fascia di reddito fino a 60mila euro.
La somma dei due interventi peserebbe sulle casse dello Stato tra i 4,5 e i 9 miliardi, sulla base del numero di destinatari, ma, nonostante l’ok alla rottamazione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il Mef e la Ragioneria di Stato avrebbe diverse difficoltà a reperire le risorse necessarie