Nuova rottamazione quinquies, requisiti più rigidi “anti furbetti”

Il governo punta a distinguere tra chi ha usato le vecchie sanatorie come scudo e chi intende pagare, introducendo piani fino a dieci anni

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

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Sembra che nella prossima Manovra economica sia trovato spazio per la Rottamazione quinquies, ma con un diverso approccio. Il Governo punta a ridurre un magazzino della riscossione da oltre 1.200 miliardi, introducendo regole più selettive per distinguere chi è in reale difficoltà da chi ha usato le passate sanatorie come stratagemma per rinviare i pagamenti.

Una misura che, nelle intenzioni, anticiperebbe un intervento più strutturato: esclusione dei debitori recidivi, anticipo obbligatorio per chi supera i 50mila euro e maxi-rateizzazione fino a 120 scadenze.

Rottamazione quinquies, stop ai “furbetti” delle sanatorie precedenti

Tra le principali novità allo studio c’è l’esclusione dei cosiddetti rottamatori seriali, cioè coloro che hanno aderito più volte ai condoni per bloccare la riscossione senza poi portare a termine i versamenti.

Chi in passato è decaduto dovrà prima rimettersi in pari con le rate arretrate per poter rientrare nel nuovo meccanismo.

Il governo Meloni vorrebbe quindi introdurre un filtro che lasci spazio soltanto a chi non ha usato le precedenti sanatorie come trucco per rinviare pignoramenti o fermi.

La Corte dei Conti ha certificato come questo comportamento, molto diffuso, abbia portato negli anni a un tasso di decadenza intorno al 60% e a un buco di circa 48 miliardi rispetto a quanto previsto dalle vecchie edizioni. Per il governo attuale una delle priorità è quella di recuperare quanto più possibile dei 1200 miliardi di tasse non riscosse.

Più tempo e margini di flessibilità nei versamenti

Il piano prevede fino a 120 rate mensili, dieci anni per rimettersi in regola. I contribuenti avranno inoltre la possibilità di saltare fino a otto scadenze, anche non consecutive, senza perdere i benefici.

Chi aderirà non dovrà più versare interessi o sanzioni, ma dovrà pagare soltanto l’importo principale dovuto e i costi legati alla riscossione.

Su tavolo anche la possibilità, per i debiti oltre i 50mila euro, di chiedere un anticipo obbligatorio, ipotizzato attorno al 5%, come garanzia di reale volontà di regolarizzazione.

Cancellazioni automatiche per i piccoli debiti

Per i debiti sotto i mille euro si valuta un annullamento automatico, così da liberare il magazzino della riscossione dalle pratiche più piccole e soprattutto costose da gestire.

L’Ufficio parlamentare di bilancio sottolinea che gran parte delle posizioni pendenti riguarda micro-importi: cancellarli del tutto, piuttosto che continuare a tenerli in vita, potrebbe rivelarsi incredibilmente più vantaggioso per le casse pubbliche.

Quali cartelle rientrano nella nuova misura

L’ambito temporale copre i debiti affidati all’Agenzia delle Entrate tra il 2000 e il 2023, con l’ipotesi di estendere il perimetro anche al 2024.

Restano esclusi:

  • aiuti di Stato da restituire per decisione dell’Unione europea;
  • danni erariali stabiliti dalla Corte dei Conti;
  • sanzioni di natura penale;
  • posizioni già decadute in precedenti rottamazioni.

Quando scatterà la nuova rottamazione quinquies

L’avvio non sarà immediato: se ne parlerà a partire dalla metà del 2026, quando la misura dovrebbe trovare spazio nella Legge di Bilancio. Il disegno di legge, presentato da alcuni deputati della Lega e già incardinato al Senato come atto 1375, ha compiuto i primi passaggi formali ma non è ancora arrivato all’approvazione definitiva.