Irpef: pagano di più autonomi o dipendenti? I numeri

Secondo la Cgia di Mestre è "del tutto fuorviante" affermare che in Italia a versare la quasi totalità dell’Irpef sarebbero solo pensionati e lavoratori dipendenti

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Redazione

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Nelle ultime settimane, si è sostenuto più volte  che l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) sarebbe pagata quasi interamente da pensionati e lavoratori dipendenti. Un’affermazione però che secondo la Cgia di Mestre sarebbe “del tutto fuorviante, perché sottende che in Italia a versare la quasi totalità dell’Irpef sarebbero solo due categorie di contribuenti” . In realtà – proseguono gli artigiani mestrini –  chi continua a ripetere questa ovvietà è “vittima” di un grave abbaglio statistico/interpretativo.

Irpef: pagano di più autonomi o dipendenti?

Se, infatti, è palese che l’84 per cento dell’Irpef totale è versata all’erario da pensionati e lavoratori dipendenti, ciò avviene perché queste due categorie rappresentano l’89 per cento del totale dei contribuenti Irpef presenti in Italia. L’altro 11 per cento circa, invece, è costituito da percettori di altre categorie di reddito. In particolare, i lavoratori autonomi sono l’8,5 per cento del totale dei contribuenti Irpef.

I numeri

Se si vuole dimostrare lo squilibrio del carico fiscale legato all’Irpef, la metodologia “corretta” sta nel calcolare l’importo medio versato da ciascun contribuente facente parte di ognuna delle tre principali tipologie che pagano l’imposta sulle persone fisiche: ovvero autonomi, dipendenti e pensionati. Applicando questa metodica, ai dati sui redditi elativi al 2019 (fonte Ministero dell’Economia e delle Finanze), emerge che, mediamente, i pensionati pagano un’Irpef netta annua di 3.281 euro, i lavoratori dipendenti di 4.061 euro e gli imprenditori/lavoratori autonomi di 6.026 euro.

Sia chiaro – sottolinea la Cgia in una nota – l’evasione fiscale in Italia c’è ed è presente in tutte le categorie di contribuenti, quindi, anche tra i lavoratori autonomi e gli imprenditori. Pertanto, l’evasione va contrastata ovunque essa si annidi, senza però accusare pregiudizialmente nessuno, tantomeno attraverso l’interpretazione scorretta di dati molto parziali, così come è successo in queste ultime settimane.

Evasione, recuperati 20 miliardi

La Cgia segnala anche che nel 2022 il fisco ha recuperato dalla lotta all’evasione oltre 20 miliardi di euro. Questo dato, annunciato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nei mesi scorsi, “è l’ennesima dimostrazione che negli ultimi anni la lotta contro l’infedeltà fiscale sta dando i suoi frutti. Tra il 2015 e il 20201 , ad esempio, l’evasione in Italia è scesa di 16,3 miliardi di euro. Sebbene il 2020 sia stato un anno molto particolare a causa della pandemia, il tax gap stimato dal MEF è sceso a 89,8 miliardi di euro; di cui 78,9 sono ascrivibili al mancato gettito tributario e gli altri 10,8 miliardi sono il “frutto” dell’evasione contributiva”.