Dopo la beffa delle pensioni, un’altra misura del Governo inserita in Manovra si rivela riservata a una platea molto più ristretta di quanto previsto. Soltanto 18mila aziende in Italia potranno beneficiare dell‘Ires premiale, la riduzione dell’imposta sul reddito delle società chiesta più volte da Confindustria per compensare la riduzione dei contributi all’investimento dell’utile attuata nel 2023.
Il problema sarebbe la lunga lista di requisiti che le società devono soddisfare per ottenere lo sconto, che in ogni caso durerebbe soltanto per il 2025, a meno di rinnovi nella prossima Manovra finanziaria. I fondi stanziati inoltre non arrivano nemmeno a 500 milioni in 2 anni.
Cos’è l’Ires premiale inserita dal Governo in Manovra
Il Governo ha deciso di inserire nella Manovra finanziaria per il 2025 un provvedimento molto richiesto da Confindustria, l’Ires premiale. L’Ires è la principale imposta sul reddito delle aziende in Italia. È la versione italiana di quella che a livello internazionale è conosciuta come “corporate tax”, ed è ad aliquota unica: il 24% di tutti i profitti delle società.
Spesso le corporate tax vengono utilizzate per stimolare le aziende a reinvestire gli utili, dando vantaggi fiscali a chi decide di spendere quanto guadagnato per migliorare l’azienda. Si inserisce in questa logica anche l’Ires premiale, che prevede che, per società che rispettano determinate condizioni, l’imposta scenda dal 24% al 20%.
Questa norma sembra però presentare un problema: la platea a cui si rivolge è molto ridotta. Secondo la stessa relazione tecnica che accompagna la manovra finanziaria, soltanto 18mila aziende italiane su 824mila hanno i requisiti per accedere a questo beneficio.
Perché solo 18mila aziende possono accedere all’Ires premiale
Il motivo per cui soltanto 18mila aziende potranno accedere all’Ires premiale è la lunghissima lista di requisiti necessari per poter beneficiare dello sconto fiscale sul reddito delle società. Per ottenerla bisogna
- Accantonare l’80% dell’utile netto che risulta dal bilancio al 31 dicembre 2024;
- Mantenere questo utile fino al 31 dicembre 2026;
- Utilizzare il 30% dell’utile così accantonato per l’acquisto di beni strumentali 4.0 o 5.0;
- Mantenere per tutto il 2025 un numero di dipendenti non inferiore alla media 2022-2024;
- Assumere nuovi dipendenti a tempo indeterminato con una media dell’1% in più rispetto al 2024;
- Non aver fatto ricorso in tutto il 2024 alla cassa integrazione, a meno di eventi straordinari.
Per stessa ammissione della relazione tecnica che accompagna la Manovra: “rispettano tutte le condizioni (sugli utili, sugli investimenti e sull’occupazione), circa 18 mila imprese, che hanno complessivamente accantonato utili in misura pari a 8 miliardi di euro a fronte di utili civilistici complessivi pari a 11 miliardi (si stima che l’80% degli utili sia accantonato).”
Quella sull’Ires premiale non è la prima misura inserita in Manovra che finisce per riguardare soltanto una parte marginale della platea a cui fa riferimento. Ha fatto molto discutere la cosiddetta pensione anticipata a 64 anni, sostenuta dalla Lega, ma che presenta in maniera simile all’Ires premiale, una lista di requisiti lunghissima. Il risultato è che, secondo le prime stime, soltanto 100 persone potranno accedere al pensionamento anticipato previsto nel 2025.