Nella visione del governo le quattro aliquote d’imposta rendono – per usare le parole del viceministro dell’Economia, Maurizio Leo – “veramente la vita difficile e complessa ai contribuenti”. Per questo con il ddl delega approvato definitivamente alla Camera lo scorso 4 agosto l’esecutivo punta ad “addolcire la curva delle aliquote, incominciando da tre aliquote”, per poi “arrivare gradualmente verso la flat tax”, senza – ha spiegato Leo – “abbandonare la logica della progressività, che si può ottenere anche con il meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni”.
Gli obiettivi
L’obiettivo di Giorgia Meloni è quello di dare al fisco un volto meno penalizzante, più collaborativo e che garantisce l’ascensore sociale, senza dimenticare i lavoratori dipendenti. Le fondamenta sono state poste con il ddl delega approvato definitivamente alla Camera ma la strada è ancora lunga. Entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, il Governo dovrà adottare i dlgs per la revisione del sistema fiscale.
Il Comitato tecnico
Un ulteriore passo è stato fatto con l’istituzione – attraverso un decreto del Mef, firmato da Leo – del Comitato tecnico per l’attuazione della riforma fiscale. Il Comitato tecnico è formato da un Comitato di coordinamento generale (composto da Leo, dal direttore generale delle Finanze Giovanni Spalletta, dal direttore della Giustizia tributaria, Fiorenzo Sirianni, dai direttori delle Agenzie fiscali, Ernesto Maria Ruffini e Roberto Alesse, e dal comandante della Gdf Andrea De Gennaro), da una Segreteria tecnica e da Commissioni di esperti. Le Commissioni dovranno trasmettere entro il 20 settembre schemi di decreti attuativi che il Comitato valuterà.
La riduzione delle aliquote Irpef
Il percorso verso la Flat tax comincia dalla riduzione delle aliquote Irpef. È prevista la revisione e graduale riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, nel rispetto del principio di progressività e nella prospettiva della transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica. Il primo step è di passare dalle attuali 4 aliquote (23%, 25%, 35% e 43%) a tre aliquote. A seguito delle modifiche sono stati introdotti principi volti a favorire i nuclei familiari comprendenti persone con disabilità e l’occupazione giovanile, oltre che in tema di spopolamento delle aree periferiche del Paese.
Perseguimento dell’equità orizzontale
È prevista la progressiva applicazione della medesima area di esenzione fiscale e del medesimo carico impositivo Irpef, indipendentemente dalla natura del reddito prodotto, con priorità per l’equiparazione tra redditi di lavoro dipendente e redditi di pensione; la possibilità di consentire la deduzione dal reddito di lavoro dipendente e assimilato, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione dello stesso; la possibilità per il contribuente di dedurre i contributi previdenziali obbligatori in sede di determinazione del reddito di categoria e l’eccedenza dal reddito complessivo; l’applicazione, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, di un’imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e relative addizionali, in misura agevolata su una base imponibile pari alla differenza tra il reddito del periodo d’imposta e il reddito di periodo più elevato tra quelli relativi ai tre periodi d’imposta precedenti, con possibilità di prevedere limiti al reddito agevolabile e un regime peculiare per i titolari di reddito di lavoro dipendente che agevoli l’incremento reddituale del periodo d’imposta rispetto a quello precedente.
Il nodo coperture
L’esecutivo dovrà fare i conti con le risorse a disposizione e con ogni probabilità le prime misure ad essere attuate saranno quelle che non richiedono coperture. Il ddl disegna la cornice della riforma fiscale che non dovrà comportare oneri per le casse dello Stato, né aggravi della pressione fiscale. In buona parte si finanzierà con la revisione delle oltre 600 tax expenditure, che hanno un costo di 165 miliardi, ma nel corso dei prossimi due anni serviranno ulteriori risorse per rivedere il sistema delle entrate. Considerando la volontà del Mef di non mettere mano al deficit, anche perché le misure hanno bisogno coperture strutturali e quindi risparmi equivalenti, si preannuncia un compito no facile per il governo che, oltre che per la delega fiscale, dovrà trovare anche le risorse per la Legge di Bilancio. Al momento può contare “sui risparmi del Reddito di cittadinanza, sul tesoretto da circa 4 miliardi accantonato quest’anno, sulla sfoltita alle spese dei ministeri, ma – spiega l’Adnkronos – bisognerebbe intervenire anche sulla selva delle detrazioni/deduzioni per reperire maggiori risorse. Inoltre bisognerà aspettare i risultati della lotta all’evasione per avere un quadro più chiaro”. In tale scenario diventa sempre più concreta l’ipotesi di una “riforma in più tempi” che prenderà il via a gennaio 2024 con le misure a costo zero per poi, attraverso step successivi, arrivare gradualmente alla flat tax.