Fisco, al via ai controlli a campione delle imprese: come funzionano

Il Fisco italiano ha dato il via a nuovi controlli a campione che interesseranno le imprese, con nuovi strumenti di verifica volti a migliorare efficienza e trasparenza nel monitoraggio

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

L’Agenzia delle Entrate ha recentemente annunciato una nuova fase di controlli fiscali che interesserà le imprese italiane, con metodologie avanzate e differenziate per garantire il rispetto delle normative tributarie. Questa iniziativa, di fatto, rappresenta un passo significativo verso una maggiore efficienza e trasparenza nel monitoraggio delle attività imprenditoriali. Ma come funzionano i nuovi controlli e chi rischia ora?

Fisco, come funzionano i nuovi controlli

L’Agenzia delle Entrate, con i nuovi controlli annunciati, adotterà un approccio differenziato nei confronti delle imprese, mettendo a punto una strategia che ha come obiettivo quello di premiare le aziende virtuose, concentrando risorse e energie sui casi più critici di non conformità fiscale.

Come? Attraverso un’analisi predittiva e l’utilizzo di dati storici per identificare potenziali irregolarità, permettendo al Fisco di ottimizzare l’allocazione delle risorse e di concentrare i controlli dove sono più necessari.

Per questo motivo, una delle principali novità di quest’anno è il ricorso all’intelligenza artificiale. Nel dettaglio, verranno utilizzati software per selezionare a campione le imprese da sottoporre a verifica. Gli algoritmi avanzati consentiranno quindi di analizzare grandi volumi di dati finanziari e contabili, identificando pattern e comportamenti anomali che potrebbero indicare possibili casi di evasione fiscale o di irregolarità contabili.

Questo approccio, secondo i funzionari fiscali, non solo migliorerà l’accuratezza delle verifiche, ma permetterà anche di ridurre il carico burocratico associato ai controlli manuali, promuovendo una maggiore efficienza e tempestività nelle operazioni di revisione.

Chi rischia

Le imprese che rischiano di essere selezionate per controlli fiscali più approfonditi sono generalmente quelle che manifestano determinati indicatori o comportamenti che potrebbero essere sinonimo di potenziali irregolarità o suggerire un’evasione fiscale. Questi indicatori possono variare e includono:

  • Incongruenze nelle dichiarazioni fiscali

Se le dichiarazioni fiscali presentate dall’impresa mostrano discrepanze significative rispetto ai dati finanziari effettivi o a transazioni documentate, potrebbe aumentare il rischio di essere selezionati per un controllo approfondito.

  • Storia di non conformità fiscale

Le imprese che hanno un precedente di violazioni fiscali o che sono state oggetto di sanzioni fiscali in passato sono più suscettibili di essere monitorate da vicino.

  • Settori ad alto rischio

Alcuni settori economici sono considerati ad alto rischio di evasione fiscale, come ad esempio il settore dell’edilizia, quello dell’ospitalità e dei servizi, dove esiste una maggiore possibilità di transazioni in nero o di altre pratiche non conformi.

  • Grandi discrepanze rispetto alla media del settore

Se le performance finanziarie di un’impresa differiscono significativamente rispetto alle medie del settore, potrebbe sollevare sospetti e portare a un controllo più dettagliato.

  • Informazioni segnalate dall’analisi predittiva

L’uso di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale permette di identificare pattern di comportamento anomali o indicatori di rischio che possono portare a una maggiore probabilità di selezione per controlli fiscali.

  • Segnalazioni o denunce

Le segnalazioni da parte di terzi, come dipendenti, clienti, fornitori o anche altre autorità, possono portare all’avvio di verifiche fiscali.

È importante sottolineare che non tutte le imprese che presentano questi fattori sono necessariamente non conformi o evasive. I controlli a campione sono progettati per essere selettivi e mirati, con l’obiettivo di identificare le reali irregolarità e garantire un trattamento equo per tutte le imprese. Tuttavia, le aziende che non rispettano le normative fiscali devono essere consapevoli del rischio di essere soggette a controlli più severi e a sanzioni fiscali, se rilevate irregolarità.

Quali dichiarazioni sta controllando Agenzia Entrate?

I nuovi controlli dell’Agenzia delle Entrate riguardano le dichiarazioni fiscali che le imprese sono tenute a presentare periodicamente. Per esempio, tra le principali dichiarazioni che vengono controllate ci sono:

  • le dichiarazioni dei redditi di società e persone giuridiche, che devono presentare annualmente la dichiarazione dei redditi (modello UNICO SC, modello CU, modello REDDITI PJ o altri modelli specifici a seconda della tipologia di impresa). Questa dichiarazione riporta tutti i redditi, le spese deducibili, i crediti d’imposta e altre informazioni finanziarie rilevanti per il calcolo delle imposte da pagare.
  • le denunce relative all’IVA delle imprese soggette all’imposta sul valore aggiunto, che devono essere presentate periodicamente e riportano le operazioni imponibili, le detrazioni IVA, le esenzioni e altri dettagli relativi all’IVA dovuta e recuperabile;
  • le dichiarazioni relative alle ritenute d’acconto, se un’impresa effettua pagamenti a fornitori o collaboratori che prevedono l’applicazione di ritenute d’acconto (ad esempio, per servizi professionali o subappalti);
  • le dichiarazioni relative ai compensi erogati a dipendenti e collaboratori autonomi, nonché i relativi contributi previdenziali e assistenziali.

Inoltre, a seconda delle attività svolte dall’impresa e delle specifiche normative applicabili, potrebbero essere richieste altre dichiarazioni relative ad altri tributi e contributi, come ad esempio le imposte locali oppure i contributi previdenziali aggiuntivi.

Quanti anni indietro controlla l’Agenzia delle Entrate?

L’Agenzia delle Entrate può controllare le dichiarazioni dei redditi delle imprese fino a un massimo di cinque anni indietro rispetto all’anno corrente. Questo è quello che prevede la normativa italiana in tema di accertamento fiscale, fissando il termine al 31 dicembre del quinto anno successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi.

Facciamo un esempio pratico per capire meglio.

Se un’impresa ha presentato la dichiarazione dei redditi per l’anno 2023, l’Agenzia delle Entrate può effettuare controlli su quella dichiarazione fino al 31 dicembre 2028. Questo significa che l’Agenzia ha cinque anni di tempo per avviare controlli, emettere eventuali avvisi di accertamento e concludere le procedure relative alla verifica fiscale per quell’anno di imposta.

Di conseguenza, nel 2024 vanno in prescrizione gli anni fiscali relativi agli anni di imposta fino al 2018. Questo significa che l’Agenzia delle Entrate non può più emettere avvisi di accertamento per gli anni di imposta precedenti al 2018, a meno che non siano presenti situazioni eccezionali che estendono il termine di prescrizione, come ad esempio casi di evasione fiscale grave o altri illeciti gravi.

Una volta trascorso il termine di accertamento per un determinato anno di imposta, non possono più essere emessi avvisi di accertamento relativi a quell’anno, a meno che non siano presenti specifiche eccezioni previste dalla legge (ad esempio, in caso di evasione fiscale grave o altri illeciti).

Si tratta di un limite temporale fondamentale per garantire una certa stabilità e certezza del diritto fiscale, consentendo alle imprese di pianificare e gestire le loro attività senza il rischio di controlli fiscali indefiniti nel tempo.