Il Governo prepara il “restyling” sulla norma sugli extraprofitti delle banche, uno degli ultimi provvedimenti dell’estate decisi dall’esecutivo che aveva scatenato non poche polemiche. Che la norma avesse bisogno di una correzione del resto, lo aveva detto chiaramente anche il ministro per gli Esteri, Antonio Tajani. Concetto ribadito proprio pochi minuti fa.
Extraprofitti banche, Governo prepara la retromarcia
“Noi siamo convinti che le banche debbano fare la loro parte, aiutare in un momento di difficoltà lo Stato, però bisogna scrivere delle regole che non siano dannose per i risparmiatori”, ha ribadito Tajani a Rtl 102,5, preannunciando una serie di modifiche che verranno proposte in sede parlamentare dal Forza Italia, dedicate in particolare ai piccoli istituti.
Il segretario del partito ha chiarito: “Bisogna discutere di dettagli tecnici e bisogna vedere se si può, in qualche modo, far sì che questo testo non sia dannoso soprattutto per le piccole banche, che possa esserci una deducibilità, per esempio, per la tassa, vediamo in che percentuale”. Il vice presidente del Consiglio ha quindi auspicato “una trattativa che deve essere affrontata anche con il ministero dell’Economia” e ha annunciato: “Noi abbiamo alcuni emendamenti già pronti che riguardano la non tassazione dei titoli di Stato, il sostegno alle piccole banche che dovrebbero essere escluse, e poi la deducibilità fiscale. “Vedremo, siamo pronti a discutere, a trovare un accordo una mediazione nell’interesse generale del Paese”.
Il piano B
Ripresa la normale agenda, dunque, l’esecutivo pensa ad introdurre alcune modifiche con i partiti che già affilano le armi in vista di domani: nella tarda mattinata infatti scadrà il termine per gli emendamenti al decreto Asset o “Omnibus” da parte delle commissioni riunite Ambiente e Industria del Senato che contiene anche la discussa norma sugli extraprofitti che calcoli alla mano e nelle intenzioni dovrebbe fruttare 3,8 miliardi (dirottati per rifinanziare il fondo mutui prima casa per gli under 36, con grande probabilità in legge di Bilancio).
Multinazionali nel mirino
Va da sé che un allentamento della stretta sugli extraprofitti nella fase di esame parlamentare – caldeggiato da più parti – finirebbe per rosicchiare una parte degli incassi per lo Stato. Per questo, il governo lavorerebbe ad un piano B che potrebbe portare nuova linfa nelle casse: presentare al Parlamento un provvedimento, un decreto attuativo della delega fiscale che, in linea con la direttiva Ue, introdurrebbe anche in Italia un’aliquota minima sulle multinazionali. La strategia è fare in modo che qualsiasi grande gruppo nazionale o estero attivo in più Paesi, di carattere industriale, commerciale o digitale, paghi un’imposta effettiva di almeno il 15%.