La burocrazia costa 57 miliardi l’anno, Milano è la città più penalizzata

Nel 2024 pubblicate oltre 35mila pagine di norme: la burocrazia pesa 57 miliardi l’anno sulle imprese, con Milano e Roma in testa

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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Secondo l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, nel 2024 l’Italia ha prodotto una mole normativa impressionante: 305 Gazzette Ufficiali e 45 supplementi, per un totale di 35.140 pagine. Se stampate, peserebbero 84 chilogrammi e formerebbero una pila di carta alta quasi due metri. Leggerle tutte richiederebbe più di un anno di lavoro continuativo. Il fenomeno non sembra attenuarsi nel 2025: nei primi nove mesi dell’anno sono già state pubblicate 227 Gazzette e 31 supplementi, pari a 25.888 pagine, un livello in linea con l’anno precedente.

Il record del 18 aprile: 5.157 pagine in un giorno

Il picco di produttività burocratica del 2025 si è registrato il 18 aprile, con il Supplemento ordinario n.13 dedicato agli Indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA), che hanno sostituito gli studi di settore. Quel solo documento conteneva 5.157 pagine, un carico normativo che ha coinvolto imprese, commercialisti e consulenti fiscali. Nello stesso mese, un’altra pubblicazione di rilievo ha avuto effetto opposto: il 24 aprile, il Supplemento n.14 ha sancito l’abrogazione di 30.700 leggi prerepubblicane risalenti al periodo 1861-1946. Una misura di semplificazione che, secondo il governo, ridurrà del 28% lo stock normativo statale.

L’eccesso di norme rallenta la Pubblica Amministrazione

Il report della CGIA sottolinea come la sovrapproduzione normativa sia una delle principali cause dell’inefficienza della Pubblica Amministrazione. Ogni nuova legge o decreto genera ulteriori atti attuativi, rendendo difficile la gestione e l’applicazione delle regole. Due i fattori principali individuati:

  • mancata eliminazione delle leggi superate o sovrapposte;
  • crescente ricorso ai decreti legge, che necessitano di successivi provvedimenti di attuazione.

Questa complessità crea un sistema che rallenta i tempi decisionali, ostacola le imprese e alimenta fenomeni di corruzione e concussione. Le norme sono spesso scritte in modo poco chiaro e contraddittorio, lasciando ampi margini di discrezionalità ai funzionari pubblici.

Il costo economico della burocrazia

La CGIA stima che la burocrazia abbia un peso di 57,2 miliardi di euro all’anno sul sistema produttivo nazionale, secondo i dati elaborati da The European House Ambrosetti. Le aree più penalizzate sono quelle con la maggiore concentrazione di attività economiche. In testa alla classifica:

  • Milano, con un costo annuo di 6,1 miliardi di euro;
  • Roma, con 5,4 miliardi;
  • Torino, con 2,2 miliardi;
  • Napoli, con 1,9 miliardi;
  • Brescia, con 1,4 miliardi.

Le province meno colpite, come Enna e Isernia, sostengono costi intorno ai 50-80 milioni di euro. L’impatto della burocrazia è quindi direttamente proporzionale alla dimensione del tessuto produttivo locale.

Un problema che frena la crescita

Il peso della burocrazia si traduce in ritardi nei pagamenti, difficoltà di accesso ai fondi pubblici, lungaggini autorizzative e costi amministrativi aggiuntivi. Secondo la CGIA, le imprese più penalizzate sono micro e piccole aziende, spesso prive di strutture interne dedicate alla gestione normativa. L’eccessiva stratificazione legislativa influisce anche sulla competitività internazionale: l’Italia risulta tra i Paesi europei con la Pubblica Amministrazione meno efficiente. La moltiplicazione di decreti, circolari e regolamenti genera confusione interpretativa e disincentiva gli investimenti, soprattutto esteri.

Le proposte per semplificare

Per migliorare il rapporto tra cittadini, imprese e PA, la CGIA propone una serie di azioni concrete:

  • ridurre il numero delle leggi e valutarne l’impatto economico;
  • monitorare periodicamente gli effetti delle nuove norme;
  • digitalizzare i processi amministrativi e uniformare le piattaforme online;
  • utilizzare l’intelligenza artificiale per far dialogare le banche dati pubbliche;
  • rendere obbligatoria la presentazione telematica delle istanze e standardizzare la modulistica;
  • investire nella formazione continua dei dipendenti pubblici.