Il governo è al lavoro sulla bozza della Manovra 2025 ed è a caccia di liquidità per rinnovare le misure in scadenza. Una di esse riguarda i fringe benefit, cioè i compensi ai lavoratori in forma non monetaria. Per il 2024 la soglia di esenzione fiscale dei compensi ai lavoratori in forma non monetaria è stata portata a 1.000 euro per tutti i dipendenti e a 2.000 euro per quelli con figli a carico. Se la misura non dovesse essere confermata il prossimo anno si tornerà alle vecchie soglie: 3.000 euro per i lavoratori con figli e 258 euro per chi non ne ha.
Cosa sono i fringe benefit
Il termine “fringe benefit” può essere tradotto in italiano come “benefit accessorio” o “benefit aggiuntivo”. Si riferisce a vantaggi o benefici extra concessi ai dipendenti oltre alla retribuzione base come auto aziendali, buoni pasto, assicurazioni sanitarie, concessione di prestiti, acquisti di azioni societarie, alloggi messi a disposizione, voucher per l’acquisto di beni e servizi, eccetera.
I fringe benefit vengono utilizzati dai datori di lavoro con un duplice scopo:
- gratificare il lavoratore e aumentare il suo senso di appartenenza all’azienda;
- diminuire il carico contributivo e fiscale che ci sarebbe, invece, se la somma corrispondente venisse versata al dipendente sotto forma di stipendio in denaro.
L’obiettivo della ministra
La ministra del Lavoro, Elvira Calderone, ha più volte ribadito l’intenzione di chiedere con forza la riconferma di tutte le misure attualmente in vigore, fra le quali anche l’attuale assetto dei fringe benefit.
Calderone punta inoltre alla riconferma del bonus per le madri lavoratrici e del taglio del cuneo fiscale per i redditi da lavoro dipendente fino a 35.000 euro. La ministra ha inoltre sottolineato l’importanza di “sostenere la contrattazione collettiva e ancora di più quella di secondo livello, investire in welfare aziendale, in premialità” e anche nei benefit accessori.
Il nodo delle coperture
Riconfermare per il 2025 l’aumento della soglia di esenzione fiscale per i fringe benefits a 1.000 per tutti i dipendenti e a 2.000 euro per quelli con figli a carico ha un costo stimato in 348,7 milioni di euro.
Poca cosa rispetto, ad esempio, alla Quota 41 light invocata a gran voce dalla Lega che comporterebbe un esborso di 1 miliardo secco. Ma la somma richiesta per il rinnovo dei fringe benefit rappresenta comunque un impegno importante per il governo data la crisi di liquidità che si tradurrà in una Manovra in tono minore da circa 25 miliardi di euro.
Attualmente il Mef sta lavorando a una spending review interna chiedendo ai ministeri di tagliare tutte quelle voci di bilancio non utilizzate al fine di dirottare le risorse sugli investimenti. L’obiettivo è quello di reperire almeno 4 miliardi di euro entro l’autunno. Il Mef esclude tagli lineari, ma invoca una rimodulazione più oculata della spesa. Altre risorse verranno reperite rendendo meno convenienti le pensioni anticipate.