Assegno unico, Meloni non taglia il bonus: smentita la notizia

Il governo non intende smontare la riforma introdotta da Draghi che raggiunge oltre 6 milioni di famiglie l’anno. L'assegno unico resta

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 29 Agosto 2024 09:47Aggiornato: 29 Agosto 2024 16:23

AGGIORNAMENTO: Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha smentito le voci riguardanti il taglio dell’assegno unico per i figli nella prossima Manovra 2025. L’indiscrezione era stata diffusa questa mattina e subito la notizia è balzata al centro dell’attenzione pubblica e politica. Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze, ha chiarito che il governo Meloni non ha mai pensato di abolire tale misura. Ha, invece, aumentato i fondi per coprirla. 

 

Il governo Meloni non ha deciso di rivedere l’assegno unico per i figli, rispondendo ai richiami dell’Unione Europea legati all’esclusione dei lavoratori stranieri dal beneficio. L’esecutivo, a differenza di quanto circolato questa mattina, non prevede di ridurre l’assegno di 57 euro a figlio per due categorie: chi non presenta l’Isee e chi ha un Isee superiore a 45 mila euro. Le risorse così risparmiate, si era detto, sarebbero state destinate a chi ha maggiori necessità economiche.

Quanti sono i beneficiari del bonus

Introdotto dal governo Draghi nel 2021 e operativo da marzo 2022, l’assegno unico coinvolge 6,6 milioni di famiglie, coprendo circa 10 milioni di figli. Secondo l’Istat, la platea potenziale è leggermente più ampia, comprendendo 10,7 milioni di ragazzi tra 0 e 20 anni. Durante il primo anno la spesa per l’assegno unico è stata di 13 miliardi di euro. L’anno successivo, nel 2023, è salita a 18 miliardi, e quest’anno è destinata a raggiungere il tetto dei 20 miliardi, dato che nel primo semestre l’Inps ha già registrato in quasi 10 miliardi di euro spesi.

L’importo è indicizzato all’inflazione, con un aumento del 5,4% quest’anno rispetto all’anno scorso, variando da un minimo di 57 a un massimo di 200 euro al mese per ciascun figlio minore. Sono previste maggiorazioni per figli non autosufficienti e disabili, mamme lavoratrici e dal terzo figlio in poi. L’assegno viene erogato anche per i figli tra 18 e 21 anni, seppur con un importo dimezzato.

L’ultima Relazione semestrale sull’assegno unico, pubblicata a giugno e curata dal Dipartimento per le politiche della famiglia di Palazzo Chigi, guidato dalla ministra Eugenia Roccella, evidenzia che la percentuale di beneficiari è cresciuta nel tempo: dall’84% nel 2022, all’89% nel 2023, fino a raggiungere il 91% all’inizio di quest’anno.

Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Famiglie, ha detto che non è vero che l’assegno unico non funziona: “È il primo strumento strutturale che il nostro Paese adotta nella sua storia. Non va assolutamente abbandonato. Ricordo poi che nel 2021 fu votato da tutto l’arco parlamentare”. Le risorse non sono un problema, ma “piuttosto un’occasione, se ci sono idee valide per spenderle. Noi proponiamo di dare l’assegno nella sua totalità anche ai figli tra 18 e 21 anni, perché oggi è dimezzato. E di proseguirlo fino ai 26 anni, se i figli sono a carico e in formazione accademica o professionale”.

I motivi della cancellazione

Il dossier è attualmente nelle mani dei tecnici del Dipartimento per le politiche della famiglia, guidato dalla ministra Eugenia Roccella, e destinato a passare al vaglio del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’idea di Meloni sembrava quella di ridistribuire le risorse già esistenti, senza nuovi stanziamenti. Eventuali avanzi avrebbero potuto essere utilizzati per finanziare il bonus destinato alle madri autonome, una delle novità della manovra di quest’anno, ma ancora nulla di certo.

In realtà, il governo Meloni aveva già intenzione di modificare l’assegno unico sin dalla prima manovra alla fine del 2022. Tuttavia, parte dei “residui” dell’assegno furono destinati al decreto bollette, e solo 600 milioni furono reinvestiti per aumentare l’importo per i bambini nel primo anno di vita e per gli under 3 nelle famiglie con più di tre figli.

Nella seconda manovra, l’assegno unico è stato trascurato: non solo non è stato potenziato, ma sono stati anche sottratti 350 milioni di euro, destinati invece al decreto per coprire la falla del Superbonus. Successivamente, nel novembre 2023, l’Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per il requisito dei due anni di residenza richiesto agli stranieri per beneficiare dell’assegno. Questa procedura si è trasformata, un mese fa, in un deferimento alla Corte di Giustizia dell’Ue. Al momento, però, il Mef ha smentito che il governo voglia mettere mano e cancellare l’assegno unico.