Trump punta ai tesori d’Ucraina, aiuti in cambio di terre rare

Il presidente americano mette sul tavolo dei negoziati sulla guerra in corso un altro dossier economico: lo sfruttamento delle risorse minerarie ucraine. L'obiettivo è duplice: mantenere le promesse fatte agli americani e rinforzare l'industria tecnologica nazionale

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 4 Febbraio 2025 11:16

Donald Trump ha promesso agli americani di migliorare l’economia degli Stati Uniti. E quindi giù di dazi e rilancio della produzione nazionale, in direzione opposta alla strategia che invece un impero deve adottare: importare massicciamente, sacrificando industria e benessere interni.

Le minacce di tariffe e ritorsioni economiche lanciate da Trump agli Stati Ue, al Messico, al Canada e alla Cina rientrano in questo schema. Il presidente deve dare l’idea di “far pagare” la protezione americana a ogni Paese con cui si interfaccia. Ucraina compresa, alla quale la Casa Bianca vuole proporre un accordo che farà discutere: accesso alle terre rare presenti nel Paese invaso in cambio degli aiuti militari.

Quali terre rare ci sono in Ucraina

A far gola alle industrie che Donald Trump ha giurato di risollevare in patria sono le risorse minerarie ucraine, alcune delle quali strategiche per il progresso tecnologico. Risorse che attualmente gli Stati Uniti devono importare dai grandi rivali, Cina e Russia, e da altri Paesi non direttamente inseriti nella loro sfera d’influenza. Anche se la guerra e la condizione fallimentare dello Stato ha tarpato le ali all’industria estrattiva, l’Ucraina è uno dei primi dieci Paesi al mondo per presenza di risorse minerarie, per un “tesoro” pari al 5% dell’ammontare globale. Dei 20mila siti minerari ucraini, prima della guerra ne erano sfruttati soltanto tremila. Parliamo di titanio, litio, berillio, manganese, nichel, uranio, gallio, zirconio, grafite, apatite e fluorite. Analizziamo nel dettaglio l’importanza e l’uso delle terre rare ucraine.

  • Litio: elemento fondamentale per la tecnologia cosiddetta duale, cioè a doppio uso civile e militare, dalle batterie degli smartphone all’industria nucleare, dalle componenti dei computer al fotovoltaico e perfino alla manifattura del vetro. Attualmente la Cina ne è il terzo produttore mondiale: insieme ad Australia e Brasile, contano il 90% dell’estrazione planetaria. C’è però da dire che l’Ucraina ne detiene il 7% delle riserve a livello globale, pari a circa mezzo milione di tonnellate.
  • Titanio: elemento cruciale per la competizione spaziale e aeronautica, nonché per i cantieri navali, la fabbricazione di automobili e di strumenti medici. L’80% della produzione mondiale è appannaggio di Cina, Russia e Kazakhstan.
  • Berillio: anche questo elemento è importante per il settore aerospaziale, indispensabile per altri settori strategici come satelliti e reattori nucleari. Il berillio rientra inoltre nella catena di produzione dei propellenti missilistici e delle tecnologie di precisione. Cina e Kazakistan si confermano leader di questo mercato, seguiti proprio dagli Usa.
  • Uranio: lo sappiamo, è l’elemento basilare per l’industria nucleare e al momento Usa ed Europa dipendono dalla produzione di Kazakistan, Uzbekistan e Russia.
  • Grafite: un altro elemento che vede la preminenza cinese, con quasi l’80% della produzione globale, e che si pone alla base dei settori delle batterie, dell’industria meccanica e dell’ambito aerospaziale. L’altro 20% della produzione mondiale è quasi tutta ucraina.
  • Gallio: elemento fondamentale soprattutto per semiconduttori e Led; l’Ucraina ne è il quinto produttore a livello globale.
  • Neon: fino a poco tempo fa il Paese invaso produceva circa il 90% di questo gas, altamente purificato, e vitale per il settore americano dei chip.
  • Ferro e manganese: scendendo dal gradino delle terre rare più importanti, l’Ucraina è ricca anche di questi due elementi indispensabili alla transizione energetica e alla produzione di acciaio “green”.
  • Rame, piombo, zinco, argento: l’Ucraina è rispettivamente il quarto, quinto, sesto e nono produttore al mondo.

Perché i minerali ucraini sono importanti per Trump

Per far vedere ai propri elettori che gli Usa non offrono più aiuti e protezione “gratis” ai Paesi dall’altra parte dell’Atlantico, Trump ha pensato bene di mettere sul piatto la garanzia di poter accedere alle terre rare e ai minerali di cui l’Ucraina è ricca. Un incentivo in più per condurre rapidamente a una tregua. L’idea del presidente americano è infatti quella di inserire questo tema nei negoziati con la Russia, affiancando alle condizioni militari anche quelle economiche. Peccato che Mosca, come tutti gli imperi, agisca in maniera anti-economica, ma questo è un altro discorso. Sul tavolo delle imminenti trattative con Vladimir Putin, il tycoon mostra di porre condizioni anche a Kiev, mettendo in secondo piano la narrazione della difesa dei popoli oppressi e aggrediti in favore degli interessi nazionali statunitensi. America First, per l’appunto. Volodymyr Zelensky l’ha capito e non ha molte scelte: l’ingresso nella Nato e nell’Unione europea non sono più un orizzonte visibile.

Per far ripartire le industrie della rust belt americana – così chiamata per la ruggine formatasi sulle catene di montaggio bloccate dagli strateghi Usa – Trump ha necessità di importare materie prime a basso costo. Che insomma non pesino sul debito e sul deficit commerciale che il presidente ha garantito di voler abbassare nei confronti di tutti i partner economici. C’è però anche un altro dossier primario per il nuovo inquilino della Casa Bianca: l’intelligenza artificiale, lo Spazio e le Big Tech. Trump ha rivolto promesse anche ai grandi della tecnologica, in primi Elon Musk. Le terre rare ucraine rappresentano, almeno nella propaganda, un grandissimo segnale della volontà della nuova amministrazione di puntare sui settori del futuro. Con l’obiettivo di incrementare il gap tecnologico nei confronti dell’avanzatissima Cina, grande rivale per l’egemonia globale e in procinto di papparsi tutte le immense risorse minerarie ed energetiche della Russia.

Trump potrà davvero sfruttare le terre rare ucraine?

Un ultimo, doveroso appunto: per sfruttare l’ingente tesoro minerario ucraino, occorreranno anni se non decenni. E non è detto che tutte le riserve individuate siano sfruttabili, anche dopo una ricostruzione che appare molto lunga e impegnativa. L’investimento di Trump appare dunque più propagandistico che pratico, nella consapevolezza che gli imperi come gli Usa quando si muovono militarmente non lo fanno per accedere alle risorse di altri Paesi. Non solo, perlomeno.

Bisogna poi considerare come si muoveranno Russia e Cina. La prima, senza molti dubbi, farà di tutto per controllare almeno un terzo del territorio ucraino attualmente occupato e sul quale si stagliano molte delle riserve minerarie citate. Occorrerà inoltre vedere come si muoveranno anche i Paesi europei, a partire da Francia e Germania, che già si stanno muovendo per regolamentare lo sfruttamento di terre rare e minerali ucraini. Bisognerà insomma aspettare il contenuto dei negoziati tra Mosca e Washington, con Kiev a origliare dietro la porta. Gli Usa e le loro province europee puntano ad assicurarsi un investimento per il futuro tecnologico e militare, oltre la naturale scadenza del mandato presidenziale di Trump. E chissà di cos’altro.