Una multa da 24 miliardi di dollari alla Cina per aver nascosto informazioni sull’esplosione della pandemia Covid-19 e aver accumulato mascherine a discapito di altri Paesi. Un giudice federale dello Stato americano del Missouri ha condannato Pechino per responsabilità sulle prime fasi dell’emergenza sanitaria, disponendo il sequestro di beni riconducibili alle autorità cinesi per un valore pari alla sanzione emessa.
La causa è stata intrapresa nell’aprile 2020 dall’ufficio del procuratore generale del Missouri, che accusava la Cina di aver insabbiato l’esistenza e la diffusione del Sars-CoV-2 durante i primi mesi. In risposta alla recente sentenza, venerdì 7 marzo funzionari del governo asiatico hanno dichiarato di rifiutare il pagamento della multa.
La sentenza
Come riportato dal New York Times, il giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto orientale del Missouri, Stephen N. Limbaugh Jr., ha emesso la sentenza di condanna nei confronti della Cina, il Partito comunista al governo, i governi locali cinesi, nonché un’agenzia sanitaria e un laboratorio del Paese.
Nominato dall’ex presidente George W. Bush, Limbaugh aveva respinto in un primo momento la causa intentata dalla procura generale, ma il caso gli è stato ripresentato da una corte d’appello.
Nel processo, con collegio giudicante tenuto a gennaio presso il tribunale federale di Cape Girardeau, non c’era però nessun rappresentante cinese in difesa del Governo di Pechino.
Il giudice ha motivato il verdetto scrivendo che “la Cina stava ingannando il mondo sui pericoli e la portata della pandemia di Covid-19″ e aveva messo in atto “azioni monopolistiche” per assicurarsi il numero maggiore possibile di dispositivi di protezione.
Comportamenti che secondo la sentenza hanno impedito una risposta tempestiva al Covid-19 da parte degli Stati Uniti, rendendo impossibile l’acquisto delle quantità di Dpi necessarie a fronteggiare la diffusione del coronavirus.
Le stesse responsabilità sono state attribuite dal procuratore generale dello Stato, il repubblicano Andrew Bailey.
“La Cina ha rifiutato di presentarsi in tribunale, ma questo non significa che la faccia franca causando sofferenze indicibili e devastazione economica – ha affermato – Intendiamo raccogliere ogni centesimo sequestrando i beni di proprietà cinese, compresi i terreni agricoli del Missouri”.
L’ipotesi del sequestro dei beni
La procura del Missouri ha dichiarato che potrebbe chiedere aiuto all’amministrazione Trump per individuare e sequestrare i beni destinati a ripagare la multa di 24 miliardi di dollari.
Non è però ancora chiaro quando e in che modo i funzionari intendano dare esecuzione alla confisca, anche degli appezzamenti di proprietà cinese.
L’esecuzione della condanna
La risposta alla condanna è arrivata tramite la, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, Liu Pengyu, che ha dichiarato che il suo Governo non riconoscerà la sentenza.
“La cosiddetta causa non ha alcuna base nei fatti, nella legge o nei precedenti internazionali – ha affermato – La Cina non l’accetta e non l’accetterà. Se gli interessi della Cina saranno danneggiati, prenderemo fermamente contromisure reciproche in base al diritto internazionale”.
Nell’atto con cui ha inizialmente respinto la causa, il giudice Limbaugh aveva affermato che, nonostante i governi stranieri possano essere citati in giudizio dai tribunali americani, l’effettiva efficacia delle condanne è fortemente condizionata dalla normativa prevista dal Foreign Sovereign Immunities Act.
In un precedente simile, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha permesso nel 2007 una causa intentata dalla città di New York contro India e Mongolia, respingendo le richieste di immunità di quei Paesi in forza del Foreign Overy Act.