La mezzanotte avrebbe segnato l’inizio di una nuova fase nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Invece, colpo di scena (ma non troppo), il presidente americano ha deciso di posticipare al 10 novembre l’entrata in vigore di dazi sulle merci cinesi, mantenendo le condizioni fissate dalla tregua di maggio.
L’annuncio, confermato da fonti della Casa Bianca e anticipato da Cnbc, è arrivato insieme, ovviamente, a un post su Truth Social in cui Trump ha ufficializzato la firma dell’ordine esecutivo e la volontà di lasciare invariati gli altri punti dell’intesa. La scelta punta a guadagnare tempo per proseguire i negoziati e preparare un eventuale incontro autunnale con Xi Jinping.
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Stop ai dazi con la Cina, più tempo per un’intesa
Secondo la Casa Bianca, lo scopo di questa estensione è consentire ulteriori colloqui per cercare un’intesa commerciale favorevole agli Stati Uniti. La precedente fase negoziale, infatti, non aveva prodotto i risultati sperati, spingendo l’amministrazione americana a riconsiderare la propria strategia.
Solo alcuni mesi fa, l’amministrazione statunitense aveva imposto tariffe molto alte sulle merci cinesi, toccando picchi del 145%. Pechino aveva replicato con dazi del 125% sulle importazioni americane. Ma a maggio le due potenze avevano abbassato il tiro, concordando una prima sospensione di 90 giorni, abbassando i dazi rispettivamente al 30% e al 10%.

A che punto sono le trattative
Durante l’estate, i contatti tra le delegazioni si sono alternati a nuove minacce di restrizioni. I colloqui più recenti, tenuti a fine luglio e seguiti da un nuovo incontro a Stoccolma, avevano alimentato l’aspettativa di un rinnovo. Entrambe le delegazioni avevano definito “costruttive” le conversazioni in Svezia, e questo faceva ben sperare.
Ma Trump, parlando alla stampa, ha mantenuto cautela affermando “vedremo cosa succederà” e lodando il presidente Xi Jinping per i rapporti “molto buoni” tra i due.
La questione delle terre rare e sull’oro, cosa ha da perdere Trump
Che cosa fa mantenere i rapporti “molto buoni” tra Cina e Usa al momento? Uno degli strumenti di pressione usati da Pechino è stato il rallentamento delle esportazioni di terre rare, 17 metalli fondamentali per la produzione di tecnologia avanzata, aeronautica e automotive.
La Cina, che detiene quasi il monopolio di queste risorse, aveva ridotto drasticamente le forniture verso gli Stati Uniti, salvo poi allentarle parzialmente a giugno in prossimità dell’apertura
Nelle stesse ore dell’annuncio, Trump ha precisato che l’oro non sarà incluso in eventuali nuove misure tariffarie. Il chiarimento, diffuso su Truth Social.

Su cosa si basano i dazi
Restano distanze marcate su temi come la tutela della proprietà intellettuale, gli aiuti di Stato a comparti chiave e le limitazioni alla vendita di tecnologie sensibili. Sono questioni che, per essere risolte, richiederanno discussioni serrate nei prossimi tre mesi se si vorrà trasformare l’attuale tregua in un’intesa duratura. In caso contrario, le tariffe rischiano di impennarsi fino al 245% per le merci cinesi, con contromisure di Pechino che potrebbero arrivare al 125%.
Impatto sugli scambi tra Cina e Usa
Dall’avvio della disputa commerciale, gli scambi tra le due potenze hanno subito una contrazione netta. Secondo i dati ufficiali statunitensi, a giugno le importazioni di merci cinesi sono quasi dimezzate rispetto allo stesso mese del 2024.
Nel primo semestre 2025, gli acquisti da Pechino hanno raggiunto un valore di 165 miliardi di dollari, pari a un calo del 15% rispetto all’anno precedente, mentre le vendite americane verso la Cina sono scese del 20%. L’estensione della tregua ha dato un momentaneo sollievo ai mercati finanziari, ma molti osservatori ritengono che, in assenza di un accordo di lungo periodo, la stabilità resti fragile e temporanea.
E con l’Europa?
L’Europa al momento, parafrasamdo Dario Fabbri, ha dalla sua la posizione strategica, non economica. Una sospensione simile delle tariffe non è stata concessa all’UE.
Sebbene in passato Washington e Bruxelles abbiano concordato pause temporanee in alcune dispute commerciali, la situazione attuale è diversa: non sono stati annunciati rinvii formali e restano aperte le possibilità di nuove tariffe su prodotti europei fino al 30%. L’atteggiamento , tenendo in sospeso eventuali contromisure ma dichiarandosi pronta a intervenire in caso di escalation.