Navi russe in Italia? Nessuna fake news. Pochi giorni fa un documento strategico del Cremlino ha ribadito l’importanza delle rotte marittime del Mediterraneo orientale per l'”interesse nazionale” della Russia. Questo obiettivo sta spingendo i fedelissimi di Putin a lanciare una nuova Guerra Fredda, con livelli di tensione sempre più alti che ci toccano da vicino. Ma vediamo di capire bene cosa sta succedendo.
La nuova dottrina navale di Putin
Dopo mesi dall’invasione dell’Ucraina, anziché fare un passo indietro, Putin ha annunciato una nuova dottrina navale nazionale. Secondo lo zar, questa nuova pianificazione mira a contrastare la minaccia alla sicurezza rappresentata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati occidentali.
Con il ritornello già sentito in Ucraina del “denazificare” e “smilitarizzare”, ancora una volta Putin sfrutta la presunta necessità di proteggere e mantenere la sicurezza russa per lanciare un nuovo piano, questa volta destinato a creare basi navali in vari punti strategici in tutto il mondo.
La nuova dottrina navale di Vladimir Putin è diretta principalmente contro gli Stati Uniti e la NATO. La direttiva di 55 pagine definisce un’ambiziosa politica marittima che abbraccia aree cruciali come l’Artico, il Mar Nero, il Mediterraneo, la regione Asia-Pacifico e l’Oceano Indiano. Garantisce inoltre una flotta forte e un aumento dell’arsenale missilistico.
La regione Asia-Pacifico è di vitale importanza soprattutto di fronte alla disputa per l’egemonia mondiale condotta da Stati Uniti e Cina, quest’ultimo alleato di Vladimir Putin in materia diplomatica ed economica.
Qui vi avviamo parlato di chi sta arricchendo il “tesoretto” di Putin, passato in pochi mesi a 24 miliardi di dollari.
Cos’è successo nelle acque del Mar Adriatico italiano
Alcuni giorni fa, alcuni giornali hanno riportato la notizia di navi russe che stavano conducendo operazioni sospette davanti alle coste italiane. Cosa c’è vero? Sappiamo che la flotta russa e quella della NATO si fronteggiano da tempo nel Mediterraneo, essendo spesso molto vicine tra loro. Ma non era mai successo quanto accaduto tre settimane fa.
Per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina, la flotta russa è entrata nel Mar Adriatico. Più volte le navi di Mosca erano giunte a seguire da vicino le esercitazioni NATO, arrivando fino alle acque della Calabria. Ma non avevano mai osato effettuare una “manovra di blocco”, con l’intento di limitare i movimenti della portaerei americana “Truman”, principale mezzo di dispiegamento della NATO nel Mediterraneo, che negli ultimi mesi percorre spesso la rotta dalla Sicilia all’Adriatico e viceversa. Esattamente ciò che è avvenuto.
La flotta russa nel Mar Adriatico ha sfiorato la collisione con le navi Nato: l’incidente è avvenuto proprio in acque italiane, lungo le coste davanti l’Abruzzo e la Puglia. In particolare, il 22 luglio la flotta russa ha bloccato la rotta di ingresso e uscita verso l’Adriatico, per impedire il movimento della portaerei americana “Truman”.
Un evento letteralmente senza precedenti. L’operazione russa è stata rivelata da The Ship Yard Naval Consultancy, che analizza le informazioni dai satelliti commerciali, ed è stata confermata a Repubblica da fonti ufficiali. Secondo le ricostruzioni, il 22 luglio la corazzata russa “Ammiraglio Tributes” avrebbe attraversato il Canale d’Otranto e si sarebbe spostata più a nord. Poi si sarebbe trasferita dal Gargano e stabilita davanti alla costa abruzzese, presa d’assalto da italiani e stranieri in vacanza.
A seguirla anche l’incrociatore russo “Varyag”, con i suoi missili a lungo raggio in gradi di colpire da 500 chilometri di distanza, viaggiando a una velocità 3 volte superiore a quella del suono. Quest’ultimo si trovava di fronte al Salento, a vegliare sul passaggio chiave per l’Adriatico. C’era poi anche una terza nave da guerra, la “Vasily Tatishchev”, specializzata nello spionaggio e dotata di strumenti per intercettare le comunicazioni radio.
Negli ultimi giorni di luglio l’incrociatore “Varyag” si trovava a meno di 100 chilometri dalla controparte americana “Forrest Sherman”. I due si trovavano praticamente ai due lati del promontorio di Santa Maria di Leuca. I russi dalla parte adriatica e gli americani dalla parte ionica. Un po’ più a sud, la portaerei “Truman”, con a bordo quasi 60 cacciabombardieri F18 Hornet, scortata dalla Marina degli Stati Uniti.
Il 31 luglio uno dei più grandi droni spia Usa, GlobalHaek, che parte quotidianamente da Sigonella con destinazione Mar Nero per monitorare il conflitto ucraino, ha pattugliato per ore una parte del Mar Ionio, continuando a sorvolare un’area specifica: la stessa dove per tre giorni consecutivi si sono concentrati i pattugliamenti degli aerei P72 italiani.
Ora, non si sa quale sia la posizione attuale delle navi russe e se la loro attività fosse accompagnata anche da un sottomarino. Tuttavia, qualche giorno fa, gli aerei da ricognizione italiani hanno ripreso a pattugliare più intensamente le acque tra Calabria e Grecia. Gli esperti ritengono che almeno una delle navi della Marina russa sia ancora nell’area.
Qui l’accordo Russia-Ucraina sul grano e cosa cambia per l’Italia.
Due navi russe verso il Mediterraneo
Intanto, secondo il sito specializzato Covert Shores, altre due navi russe si starebbero dirigendo verso il Mar Mediterraneo, forse per sostituire l’incrociatore “Maresciallo Ustinov” che da 8 mesi pattuglia le acque tra la Siria e le coste della Sicilia.
Una delle due sarebbe il rifornitore “Academic Pashin”, simile a una petroliera e senza armi, che in passato ha svolto anche missioni di spionaggio. L’altra, invece, è un’unità militare che naviga senza trasmettitore di posizione e che al momento non è stata ancora identificata.
Qui quanto valgono le forniture di gas all’Italia.
Dove verranno aperte nuove base navali: i Paesi “amici” di Putin
Come dicevamo, obiettivo di Putin è portare la Russia a diventare una “grande potenza marittima”. La nuova dottrina navale menziona l’interesse a sviluppare la cooperazione navale-militare con l’India, l’Iran, l’Arabia Saudita e l’Iraq.
L’India è un Paese molto rilevante per la sua appartenenza al gruppo BRIC, di cui fa parte anche la Russia, nazioni considerate economie emergenti, con un grande potenziale, che potrebbero essere tra le economie dominanti entro la metà del secolo.
L’Iran è il grande rivale politico degli Stati Uniti nella regione. Il regime degli Ayatollah è identificato da molti analisti come il principale elemento destabilizzante regionale, a causa della sua posizione aggressiva e dell’interferenza negli affari di altri stati, attraverso gruppi sciiti simili, come Hezbollah in Libano o i ribelli Houthi nello Yemen.
L’Arabia Saudita è il Paese più potente del Medio Oriente in termini di economia e risorse energetiche ed è recentemente entrato in collisione con gli Usa di Biden a causa delle differenze reciproche sui livelli di produzione di petrolio per affrontare l’attuale crisi energetica e mondiale dei prezzi, nonché lo scarso interesse del governo degli Stati Uniti per il Medio Oriente.
L’Iraq infine è un Paese di rilievo nell’area del Golfo grazie alle sue riserve petrolifere.