La guerra in Ucraina ha scatenato e aggravato una delle crisi energetiche più profonde dell’ultimo secolo, proprio nel periodo in cui mezzo mondo ragionava e investiva risorse per la tanto chiacchierata transizione ecologica. Tra tagli alle forniture di gas russo, embargo al petrolio e razionalizzazione dei consumi, c’è però spazio anche per una “buona notizia”: lo slancio record registrato dalle energie rinnovabili.
Secondo l’Aie, Agenzia internazionale per l’Energia, il settore delle fonti verdi ha raggiunti livelli mai visti, con una capacità totale mondiale destinata quasi a raddoppiare nei prossimi cinque anni. Si compirà dunque il tanto sospirato sorpasso sui combustibili fossili?
Lo slancio record delle rinnovabili
Il sorpasso sul carbone come principale fonte di generazione di elettricità a livello globale dovrebbe avvenire entro l’inizio del 2025. Uno scenario rivoluzionario per la lotta al cambiamento climatico, che renderebbe più plausibile il mantenimento del riscaldamento globale entro la soglia di 1,5 °C. Nel rapporto “Renewables 2022”, l’Aie sottolinea la portata del fenomeno: nei prossimi cinque anni si produrrà tanta energia pulita quanta ne abbiamo vista negli ultimi venti.
Nel periodo 2022-2027 le rinnovabili si prevedono in crescita di quasi 2.400 GW, pari all’intera capacità di potenza installata attualmente dalla Cina. Si tratta di uno scatto in avanti dell’85% rispetto ai cinque anni precedenti e quasi il 30% in più rispetto a quanto previsto nel rapporto dello scorso anno. È, insomma, la più grande revisione al rialzo di sempre. Si prevede inoltre che la quota “verde” nel mix energetico aumenterà di 10 punti percentuali nel periodo di previsione, raggiungendo il 38% nel 2027.
“Questo è un chiaro esempio di come l’attuale crisi energetica possa rappresentare un punto di svolta storico verso un futuro sistema energetico mondiale più pulito e sicuro”, commenta il direttore esecutivo dell’Aie, Fatih Birol. “La continua accelerazione delle energie rinnovabili è fondamentale per aiutare a mantenere la porta aperta per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi”.
Lo scenario al 2025: l’exploit del fotovoltaico
Nei prossimi cinque anno l’elettricità prodotta a partire da eolico e solare fotovoltaico triplicherà rispetto a quella attuale, fornendo quasi il 20% della produzione globale di energia. In particolare, la capacità di potenza installata del comparto fotovoltaico si prepara a diventare la più grande al mondo, superando nel 2027 quella del carbone. E continua ad attrarre investimenti nonostante l’aumento record dei prezzi delle materie prime, restando comunque nella maggior parte dei Paesi l’alternativa meno cara per produrre elettricità.
Tra le energie rinnovabili, il rapporto prevede anche un’accelerazione delle installazioni di pannelli solari sui tetti di abitazioni e attività commerciali, che aiutano i consumatori a ridurre le bollette di luce e gas. La capacità eolica globale è quasi raddoppiata nel periodo di previsione, con progetti offshore che rappresentano un quinto della crescita. Insieme, eolico e solare rappresenteranno oltre il 90% della capacità di energia rinnovabile che verrà aggiunta nei prossimi cinque anni.
Per quanto riguarda le altre fonti rinnovabili dispacciabili – tra cui energia idroelettrica, bioenergia, geotermica e solare a concentrazione – si assiste invece ad aumenti molto più contenuti. Nonostante svolgano un ruolo primaio nell’integrazione dell’eolico e del solare nei sistemi elettrici globali.
Chi guiderà la transizione
In Europa i Paesi più virtuosi sono gli stessi da qualche anno, anche se altri Stati come l’Italia (per ora intorno al 38%, nella media europea) stanno crescendo rapidamente. Il primo posto della classifica dell’energia consumata prodotta dalle rinnovabili è occupato da un nostro “vicino”:
- Austria (78%)
- Svezia (75%)
- Danimarca (65%)
- Portogallo (58%)
- Croazia e Lettonia (53%)
Una menzione particolare la meritano Islanda e Norvegia, che non fanno parte dei 27 Stati membri dell’Ue, ma che giocano un campionato a parte in tutti i sensi, in quanto hanno addirittura prodotto più energia di quella consumata.
Superando i confini del Vecchio Continente, la crescita delle rinnovabili è (e sarà) guidata da nazioni che tradizionalmente basano le loro economie sulle fonti fossili: Cina, Stati Uniti e India. La crisi energetica globale ha spinto queste grandi potenze ad attuare politiche e a introdurre riforme normative e di mercato più rapidamente del previsto.
Pechino, in particolare, sembra puntare con grande convinzione sul green. Dando uno sguardo al prospetto del 14esimo piano quinquennale, la Cina conta di farsi carico di quasi la metà delle nuove aggiunte globali di capacità di energia rinnovabile nel periodo 2022-2027. Ed è decisamente a buon punto, considerando che da sola produce circa l’80% dei pannelli solari e il 70% delle batterie agli ioni di litio a livello planetario. Nel frattempo, lo US Inflation Reduction Act ha fornito nuovo supporto e visibilità a lungo termine per l’espansione dell’energia pulita negli Stati Uniti. Ma a sfidare apertamente la Cina è la confinante India, che vuole addirittura diventare “la fabbrica del mondo delle rinnovabili” e per questo punta fortissimo sulla manifattura di tecnologie green: pannelli solari, batterie, elettrolizzatori per l’idrogeno, celle a combustibile.
Un record ancor più record
Il rapporto dell’Aie presenta anche un altro scenario, decisamente più “accelerato”, in cui la capacità di energia rinnovabile cresce di un ulteriore 25% rispetto alla previsione principale. A patto, però, di una concreta e profonda riconversione del mercato energetico.
Se le economie avanzate vogliono raggiungere un tale obiettivo, dovranno rivoluzionare il quadro normativo e delle autorizzazioni, al momento troppo rigido e stringente, e consentire una più rapida penetrazione dell’elettricità da fonti rinnovabili nei settori del riscaldamento e dei trasporti. Nelle economie emergenti e in via di sviluppo, invece, occorrerebbe affrontare soprattutto le incertezze politiche e normative, il potenziamento dell’infrastruttura di rete e la mancanza di accesso a finanziamenti a prezzi accessibili che ostacolano i nuovi progetti.
Per quanto riguarda la sola Unione europea, una diffusione ancora più rapida di solare ed eolico richiede innanzitutto un forte e convinto impegno politico. Occorrerebbe in particolare un meccanismo condiviso da tutti gli Stati membri per la semplificazione e la riduzione dei tempi di autorizzazione, il miglioramento della progettazione delle aste e la fornitura di una migliore visibilità sui programmi delle aste. Senza contare la necessità di riformare il sistema degli incentivi per il supporto del solare sui tetti.