Nuovo gasdotto in Italia, in quali regioni potrebbe finire

Lo stop delle forniture all’Italia deciso dalla multinazionale russa Gazprom impone al nostro Paese di trovare soluzioni alternative: ecco la nuova infrastruttura

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

A differenza di quello che tutti saremmo portati a pensare dopo il risultato elettorale di domenica 25 settembre, sono giorni molto complicati per Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, uscita dal voto come unica grande vincitrice delle consultazioni politiche italiane, viene ormai considerata all’unisono come la prossima presidente del Consiglio, nonostante l’incarico potrebbe non arrivare prima della seconda metà di ottobre.

Nel periodo che la separa dalla fiducia del Parlamento e dall’investitura ufficiale che riceverà dal Capo dello Stato, la nuova premier in pectore dovrà affrontare alcune questioni urgenti di grande importanza per evitare un crollo economico di famiglie e imprese. In primis la questione legata al caro bollette: mentre il prezzo dell’energia sembra destinato a raggiungere valori record entro la fine dell’anno, le ultime notizie che riguardano le forniture di gas all’Italia porteranno un ulteriore grattacapo sul tavolo del prossimo esecutivo.

Gazprom azzera le forniture per l’Italia: in arrivo un nuovo gasdotto nel nostro Paese

Ad inasprire un quadro che aveva già assunto dei contorni drammatici durante i mesi estivi è stato l’annuncio rilasciato da parte di Gazprom, la multinazionale russa che da decenni monopolizza il sistema di approvvigionamento di gas verso l’Europa. La decisione di portare a zero le forniture di metano per il nostro Paese ha spinto il governo uscente guidato da Mario Draghi a trovare soluzioni alternative, stringendo già da parecchio tempo nuovi accordi commerciali soprattutto con Algeria e Azerbaijan.

Ma la sostituzione della Russia come primo partner per l’acquisto di gas non è una cosa che può avvenire da un giorno all’altro senza provocare alcun tipo di ripercussione. Basti pensare che nel solo 2021 il Cremlino ha rifornito l’Italia con ben 29 miliardi di metri cubi, una mole di gas pari al 38% del nostro fabbisogno complessivo in un anno. Ciò significa che i nuovi accordi stretti dall’ex capo della Bce rischiano comunque di essere insufficienti per garantire agli italiani la prospettiva di un futuro roseo. Milioni di famiglie e migliaia di imprese rischiano di dover affrontare un inverno che si preannuncia tra i più complicati della nostra storia recente.

Caro bollette, le sfide del nuovo governo: in quali regioni passerà l’ultimo gasdotto italiano

Per questo la squadra di Giorgia Meloni è al lavoro per capire come muoversi sul fronte dei rifornimenti interni. Uno dei primi provvedimenti che dovrà prendere il nuovo governo subito dopo essersi insediato a Palazzo Chigi è dare il via libera alla centrale di compressione di Sulmona (comune abruzzese in provincia di L’Aquila). Un impianto che permetterà di spingere il gas che arriva a Melendugno, in Puglia, verso il Nord Italia rimasto orfano delle forniture che giungevano da Mosca a Tarvisio, in Friuli Venezia-Giulia.

Dopo l’approvazione sull’impatto ambientale ricevuta nel 2018, l’opera dovrebbe arrivare a pieno compimento solo nel 2030, cosa per cui il gestore Snam (la Società Nazionale Metanodotti) ha preventivato di spendere circa due miliardi di euro per anticipare la realizzazione dell’intera infrastruttura al 2027. Alla centrale di Sulmona verranno agganciati tre gasdotti che indirizzeranno il metano verso tutto il territorio nazionale, per un totale di 443 chilometri di lunghezza. Le tratte saranno quelle tra Sulmona e Foligno (provincia di Perugia, in Umbia), tra Foligno e Sestino (comune toscano in provincia di Arezzo) e infine tra Sestino e Minerbio, località sita nella città metropolitana di Bologna.