Elettricità dall’Africa all’Italia: il nuovo “corridoio energetico” che cambia tutto

L'infrastruttura realizzata da Terna e dalla tunisina Steg è lunga circa 200 chilometri e veicola 600 MW in corrente continua, prodotta da fonti rinnovabili. Per un investimento da 850 milioni

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina ha davvero dato un impulso elettrico – è il caso di dirlo – al processo di transizione ecologica in diversi Stati. Se non altro per l’esigenza di trovare alternative valide al gas russo, che in Italia rappresenta ancora una fonte primaria anche per la produzione di energia elettrica.

Una di queste alternative promette di trasformare il nostro Paese in hub energetico del Mediterraneo per la gestione di flussi da fonti rinnovabili (che fra qualche anno diventeranno la prima fonte di energia). Il tutto attraverso un “corridoio” che vede l’altro capo in terra africana, in Tunisia, e che irradierà energia anche al resto d’Europa.

Cos’è e quanto vale Tunita, l’elettrodotto tra Italia e Tunisia

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha dato il via libera al cosiddetto “Tunita”, l’elettrodotto Italia-Tunisia inserito in accordo al Regolamento UE 347/2013 nella lista dei Progetti di Interesse Comune (PCI). Si tratta di un ponte di collegamento sottomarino da 600 MW in corrente continua del valore di 850 milioni di euro, finalizzato ad ottimizzare l’impiego delle risorse energetiche tra Europa e Nord Africa. La Commissione Ue abbia approvato lo stanziamento di 307 milioni di euro per co-finanziare l’infrastruttura.

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ha esitato a definire l’opera “un grande successo italiano”. “È una data storica – scrive la premier – perché l’Ue ha dato l’ok a un progetto che vede coinvolto uno Stato membro con uno Stato terzo. L’opera, un elettrodotto sottomarino di circa 200 chilometri, sarà realizzata da Terna e dalla società tunisina Steg e costituirà un nuovo corridoio energetico tra Africa ed Europa, favorendo la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e l’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili“.

Indipendenza energetica e vantaggi ambientali

Degli 850 milioni investiti, 307 provengono dunque dal Connecting Europe Facility (CEF), il fondo dell’Unione europea destinato allo sviluppo di progetti chiave che mirano al potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie. “Grazie a questa opera, l’Italia potrà concretamente diventare un hub energetico del Mediterraneo”, ha sottolineato Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Terna. “Si tratta di una infrastruttura strategica per il nostro Paese e per l’Europa, che potrà contribuire in maniera significativa all’indipendenza energetica, alla sicurezza del sistema elettrico e allo sviluppo delle fonti rinnovabili”.

La struttura realizzata da Terna e da Steg contribuirà all’integrazione dei mercati dell’energia elettrica, alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico e, soprattutto, all’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili in Europa e Africa e alla diversificazione delle fonti. Una volta entrato in esercizio, il corridoio favorirà inoltre la riduzione delle emissioni climalteranti. Sarà posato sul fondale a una profondità massima di 800 metri, promettendo di impattare il meno possibile sull’ecosistema marino.

Un altro vantaggio è garantito dalla scelta di utilizzare la corrente continua. Oltre alla facilità nel veicolare energia prodotta con le rinnovabili, l’impiego dell’HVDC (corrente continua ad alta tensione) è legata alla struttura lineare senza diramazioni e con lunghe distanze dell’impianto sottomarino. Dal punto di vista pratico, la corrente continua è più efficiente della corrente alternata, in quanto più adatta ad una distribuzione ramificata come la rete elettrica cittadina.

Dov’è il punto d’arrivo in Italia?

Il punto di approdo e aggancio all’Italia, e quindi all’Europa, sarà in Sicilia, a Castelvetrano. Da qui si snoderà per altri 18 chilometri usando cavidotti pre-esistenti fino a Partanna, in provincia di Trapani, dove verrà realizzata la cabina di conversione. L’importanza del progetto risalta ancor di più se si osserva l’attuale disposizione degli elettrodotti sottomarini: non esisteva finora un collegamento con l’Africa, che rappresenta un bacino fondamentale per quanto riguarda l’energia pulita, soprattutto solare.