La crisi ha colpito anche il settore automotive: prima l’emergenza Covid, poi la carenza di microchip, adesso lo scoppio della guerra in Ucraina, i produttori hanno dovuto far fronte a degli imprevisti che hanno rallentato tutta la filiera e che – ora – rischiano di ripercuotersi su chi è intenzionato ad acquistare una nuova auto. Il perché, ve lo spieghiamo subito.
Come l’emergenza sanitaria e la crisi dei microchip ha travolto il settore auto
La maggior parte delle auto nuove sono dotate di un numero compreso tra 300 e 3000 semiconduttori o chip per computer. I moderni veicoli a motore sono dotati di nuove tecnologie e di sistemi che rendono necessario l’utilizzo di microchip per il funzionamento. Lo scoppio della pandemia, tuttavia, ha stravolto l’intero sistema di approvvigionamento degli stessi.
Quando sono state annunciate le prime restrizioni, nel marzo 2020, l’Europa si è fermata e le case automobilistiche hanno ridotto drasticamente gli ordini destinati all’acquisto delle parti necessarie per l’assemblaggio dei veicoli. Con la domanda scesa drasticamente per via dei ripetuti lockdown, i produttori hanno quindi ridotto di conseguenza l’offerta.
Quando però le economie globali si sono riprese più rapidamente del previsto, le case automobilistiche hanno riattivato i loro ordini, ma i fornitori di semiconduttori, per sopperire alla mancanza di ordini da parte del settore auto, a quel punto erano già passati a settori più redditizi, fornendo chip destinati alla produzione di computer più costosi e più avanzati.
Trovare un’alternativa, quindi, non è stato facile e l’intero comparto ha dovuto fare i conti con ordini rimasti in coda e ritardi dovuti al mancato approvvigionamento.
Costi in aumento e inflazione: anche il settore auto non è indenne
Come accaduto per molti altri produttori, l’aumento repentino della domanda dopo la ondata pandemica non è stato controbilanciato da un’offerta altrettanto celere. L’inflazione ha contribuito a far aumentare i costi di produzione delle automobili – e della spedizione – facendo salire i prezzi dei nuovi veicoli. Alla fine, quindi, l’anno dei rincari ha colpito anche il settore auto.
Con una domanda fuori scala, le case automobilistiche non possono costruire nuovi veicoli a motore abbastanza velocemente, né possono prodursi nell’immediato microchip da sole. E tutto questo, come è facile intuire, si traduce in un ulteriore ritardo delle consegne.
Auto vendute a prezzi sempre più alti: cosa c’entra la guerra in Ucraina?
Tutti i fattori di cui sopra si sono combinati portando allo scenario attuale, con auto vendute a prezzi sempre più alti e con lunghi tempi di attesa. Per questo motivo, oggi, chi è intenzionato ad acquistare un’auto farebbe meglio ad aspettare.
Secondo gli analisti ritardi nella consegna delle auto nuove potrebbero continuare fino alla fine di quest’anno e riversarsi nel prossimo anno. Ad oggi, i tempi di consegna per la maggior parte delle auto nuove vanno dai tre ai 12 mesi, ma in alcuni casi le liste di attesa sono anche più lunghe, anche per via del conflitto in Ucraina.
La guerra ha causato problemi logistici e alla catena di approvvigionamento, nonché carenze di parti di componenti critici del veicolo, tanto che – secondo una stima fornita da S&P Global Mobility – nel 2022 e nel 2023 la produzione di auto potrebbe diminuire complessivamente di 2,6 milioni di unità.
Come spiegato dalla società di ricerca automobilistica, molte case automobilistiche acquistano cablaggi – utilizzati nei veicoli per l’alimentazione elettrica e la comunicazione tra le parti – dall’Ucraina. Inoltre, se si prende in considerazione una catena di approvvigionamento già tesa a causa della pandemia e della continua carenza di chip semiconduttori, è facile capire perché la produzione automobilistica europea subirà la maggiore interruzione. Intanto, non bisogna dimenticare assolutamente che la scatola nera diventa obbligatoria da luglio, lo prevede infatti il nuovo regolamento europeo.