Addio allo storico marchio che tutti abbiamo in casa?

Tupperware è in crisi: dopo un crollo del 50% in borsa è corsa per cercare investitori e per reperire nuova liquidità. Quali sono i motivi che hanno messo alle corde lo storico marchio.

Pubblicato: 15 Aprile 2023 09:20

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Un’icona senza tempo attraversa tempi difficili: Tupperware, l’azienda che produce i celeberrimi contenitori ermetici in plastica, è alle corde. Stando a quanto riporta ‘Bloomberg’, sulle spalle dell’azienda graverebbe un debito da 700 milioni di dollari.

Tupperware in crisi

Lunedì 10 aprile il titolo a Wall Street ha praticamente dimezzato il suo valore. Poi un rimbalzo del 14%, che però ha lasciato timori sulla capacità di recuperare tutto il terreno perso. Le parole d’ordine sono due: reperire liquidità e ottimizzare gli investimenti strategici. Tupperware ha ingaggiato nuovi consulenti finanziari ed è attualmente a caccia di nuovi partner e investitori. L’azienda starebbe anche valutando di mettere sul mercato il patrimonio immobiliare al fine di reperire liquidità.

La storia di Tupperware

La Tupperware ha iniziato la sua storia nel 1946 con la fondazione da parte di Earl Silas Tupper, inventore e uomo d’affari nato a Berlin nel New Hampshire nel 1907. Dopo la nascita dei prodotti Tupperware il mercato degli articoli da cucina non è stato più lo stesso. E non sono rimaste le stesse neppure le abitudini delle famiglie americane e del resto del mondo.

In pochi anni ciotole e barattoli ermetici in plastica di tutte le forme e dimensioni hanno invaso le cucine di tutto il mondo prendendo il posto di contenitori in legno, metallo e vetro. I contenitori Tupperware erano più leggeri, più economici ed erano anche adatti ai primi forni a microonde che sarebbero stati messi in commercio di lì a poco.

Ma alla base del successo Tupperware c’era anche un efficace sistema di marketing: i Tupperware party, riunioni casalinghe in cui le venditrici radunavano amiche e conoscenti del quartiere per dimostrazioni pratiche. Un sistema di vendita basato sulla socialità e sulla fidelizzazione della clientela che spopolò negli Anni ’50 e ’60.

Perché Tupperware è in crisi

Oggi quel sistema di marketing casalingo sarebbe impensabile. Il declino di Tupperware è legato a molti motivi: la spietata concorrenza è solo uno dei fattori in gioco. La pandemia, con i relativi lockdown, ha nuociuto agli affari dal momento che milioni di lavoratori in tutto il mondo non hanno più avuto la necessità di portare il pranzo in ufficio. E dopo la fine dei lockdown un gran numero di aziende nei cinque continenti ha concesso lo smart working ai propri dipendenti, continuando a spingere verso il basso la richiesta di contenitori per il trasporto degli alimenti.

C’è poi probabilmente anche un fattore generazionale: le ultime generazioni: i cosiddetti millennials (i nati fra il 1981 e il 1996) e la Gen Z (le persone nate fra il 1997 e il 2012) hanno una nuova coscienza ecologica e apprezzano la plastica meno di quanto non la apprezzassero i loro genitori.

Non sono dunque solo le aziende europee ad essere in crisi, che spinge i governi a sostenere gli imprenditori. Tagli risvolti economici mordono anche dall’altro lato dell’oceano. Nel tempo Tupperware ha cercato di rinnovare i suoi prodotti e di rivolgersi a un pubblico più giovane, ma ciò non è bastato. E questo, anno dopo anno, ha portato a un calo nei fatturati e a un aumento dei debiti. Fino alla drammatica data del 10 aprile 2023 in cui il titolo Tupperware è crollato.