L’intervento più importante all’interno della legge di Bilancio, anche a distanza di giorni di discussione, resta il taglio dell’Irpef. Il 30 dicembre 2025 arriva la conferma alla Manovra 2026. Si tratta del testo votato al Senato martedì 23 dicembre e che ha visto il conto salire da 18,7 miliardi di euro a 22 miliardi di euro. Ad aumentare il costo, come ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sono state le riformulazioni per i crediti d’imposta delle Zes e di Transizione 4.0.
Mai in dubbio il taglio dell’Irpef per il ceto medio, che passa dal 35 al 33% per i redditi da 28mila a 50mila euro. Un taglio costoso, ma che riguarda almeno 10 milioni di contribuenti.
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Mini taglio dell’Irpef in Manovra
Tra le misure più importanti della legge di Bilancio 2026 c’è il taglio dell’Irpef. Vale poco meno di 3 miliardi di euro come minori entrate previste ogni anno, ma è considerata una misura che porterà ai contribuenti vantaggi piuttosto limitati.
Nello specifico, si tratta del dettaglio della seconda aliquota Irpef, che scende dal 35 al 33%. Vale circa 40 euro l’anno per chi guadagna 30mila euro, fino a 440 euro per chi guadagna 50mila euro o più.
Fin dalla sua proposta, è stata infatti vista come una misura che agevola sì, ma chi ha redditi medio-alti. Viene raccontata come il taglio per agevolare il ceto medio e riguarda circa 10 milioni di contribuenti.
Chi ci guadagna dal taglio dell’Irpef
Dal ceto medio, i benefici sono estesi anche a chi guadagna oltre 50mila euro e fino ai 20mila euro. Si tratta di un tetto piuttosto elevato, oltre il quale però i 440 euro di benefici fiscali sono sterilizzati.
Nello specifico, 2,7 miliardi per il taglio della seconda aliquota Irpef vanno all’8% dei contribuenti con redditi sopra i 48mila euro, come riporta Bankitalia.
È stata stilata una tabella del beneficio medio e di chi beneficia in percentuale di più a seconda della categoria di appartenenza.
Emerge così che:
| Categoria | % che beneficia | Beneficio medio |
|---|---|---|
| Dirigenti | 96 | 408 euro (vicino al massimo 440 euro) |
| Impiegati | 53 | 123 euro |
| Autonomi ordinari | 37 | 124 euro |
| Pensionati | 27 | 55 euro |
| Operai | 16 | 23 euro |
I benefici per fasce di reddito
L’Ufficio parlamentare di bilancio ha fatto alcuni calcoli e definito quali sono i benefici per fasce di reddito:
Fino a 28mila euro
Il primo scaglione di reddito avrà una misura specifica sugli incrementi retributivi corrisposti. Infatti, in seguito ai rinnovi dei contratti collettivi, ai dipendenti del settore privato si applica un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali locali del 5%.
Secondo l’Istat, un incremento lordo mensile di 80 euro si traduce in un beneficio di circa 15 euro. L’Ufficio ha stimato il risparmio medio per contribuente di circa 208 euro.
Per le fasce di reddito tra la prima e la seconda aliquota Irpef ci sono invece benefici come il bonus mamme, che passa da 40 a 60 euro mensili, e la tassazione del 15% del salario accessorio per i dipendenti pubblici.
Fino a 50mila euro
Il taglio dell’Irpef interviene soprattutto per la fascia di reddito fino a 50mila euro. Infatti, la riduzione dell’aliquota dal 35 al 33% avrà un impatto soprattutto per questa categoria, dove si raggiunge il beneficio massimo di 440 euro.
Secondo l’Istat, i benefici maggiori vanno alle famiglie con redditi più alti, anche per quanto riguarda il bonus mamme, perché in media le lavoratrici madri delle famiglie con redditi più bassi lavorano per meno mesi nell’arco di un anno e il bonus è calcolato mensilmente.
Dai 50mila ai 200mila
La terza aliquota, dai 50mila euro in su, rimane al 43%, ma trae comunque vantaggio dalla riduzione della liquidità intermedia.
Dopo i 200mila
Dopo i 200mila euro è prevista la sterilizzazione del beneficio. Infatti, per i redditi che vanno oltre questa cifra arriva una riduzione forfettaria delle detrazioni di 440 euro, che coincide con il vantaggio fiscale.
Non si applica a tutti: sempre come ricorda l’Ufficio parlamentare di bilancio, il 37% dei contribuenti in questa fascia non gode di alcuna detrazione e il 31% ne potrebbe godere, ma subisce il meccanismo di azzeramento.