Ore di lavoro per il Governo che vuole risolvere la crisi legata ai miliardi di euro di crediti “incagliati” impossibili da cedere e apre all’ipotesi della cartolarizzazione, avanzata da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che l’ha definita “una strada percorribile”.
Superbonus, nodo crediti incagliati
L’ intervento sui bonus edilizi ha, infatti, mandato in subbuglio il mondo dell’edilizia. A inizio febbraio in audizione in commissione, il direttore generale delle Finanze del MEF, Giovanni Spalletta, aveva indicato in 110 miliardi il costo dei bonus, 37,7 miliardi più delle previsioni. Stima che salirebbe a 120 miliardi con gli ultimi dati.
Ieri è stata la giornata del confronto tra governo e associazione delle banche ABI, CDP e SACE al termine del quale è emersa la volontà da parte dell’esecutivo di risolvere le criticità e trovare il giusto punto di sintesi, come sintetizza la nota rilasciata da Palazzo Chigi. “Al termine degli incontri svolti oggi, sentito il presidente Giorgia Meloni, il ministro Giancarlo Giorgetti conferma, unitamente al sottosegretario Alfredo Mantovano, al ministro Gilberto Pichetto Fratin e agli altri esponenti di Governo presenti, la ferma determinazione a porre rimedio agli effetti negativi della cessione del credito correlata ai bonus edilizi. Partendo dal decreto approvato il 16 febbraio, il Governo ribadisce il suo impegno a trovare le soluzioni più adeguate per quelle imprese del settore edilizio che hanno agito correttamente nel rispetto delle norme”, si legge.
Da cartolarizzazione a F24, le ipotesi
Dunque, ipotesi cartolarizzazione (alla quale si guarda comunque con cautela visto che è associata a una delle peggiori crisi finanziarie, quella dei mutui subprime): si tratta dell’operazione attraverso la quale i crediti vengono acquistati da un soggetto finanziario (la società veicolo) che li “impacchetta” così da emettere un nuovo titolo da scambiare liberamente sul mercato ( un’obbligazione) e pagarne l’acquisto.
Ma non è la sola ipotesi al vaglio: sul tavolo anche un possibile coinvolgimento delle due controllate del Tesoro Sace e Cdp che potrebbero, direttamente o indirettamente, rilevare una parte dei 15 miliardi di crediti incagliati. “Un intervento di CDP è una delle ipotesi allo studio”, aveva detto ieri il viceministro al MIT Edoardo Rixi parlando a margine del convegno ‘Rigenerazione Urbana: oltre il passato la nuova Liguria’, parlando appunto del superbonus.
Possibile coinvolgimento di CDP
“È evidente che chi si occupa della finanza pubblica in un Paese la prima cosa che deve fare è riavocare a sé tutti i crediti per capire quanti sono da pagare – afferma – Dopodiché l’intenzione del governo è far fronte al pagamento nei confronti delle imprese, cosa che ad oggi era bloccata comunque, perché le banche non intendevano più pagare i crediti temendo per i loro bilanci.
Su proposta di banche (Abi) e filiera (Anci) c’è anche un’altra via, ossia quella di consentire agli istituti di credito che hanno acquistato i crediti fiscali di utilizzarli in compensazione degli F24 a debito, per conto dei loro clienti. Il meccanismo consentirebbe di smaltire il magazzino di crediti e, al contempo, prendere ossigeno per gli acquisti di quelli, appunto, rimasti in pancia.