Il deficit italiano 2023 cresce, ancora, a causa di una revisione al rialzo per i costi del Superbonus e arriva al 7,4 per cento, rendendo sempre più verosimile la procedura d’infrazione Ue e gettando ombre sullo scenario indicato nel Def e le misure che intende realizzare il governo. Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti la modifica del deficit non incide in nessun modo sul Def, che già incorpora il cambiamento nel debito, ma potrebbe portare a una procedura Ue per deficit eccessivo a carico dell’Italia. In questo caso, per il titolare dell’Economia italiana, l’aggiustamento sarebbe “pienamente alla portata” del Paese.
La crescita del deficit italiano
Il deficit italiano 2023 da incentivi edilizi è stato più volte rivisto nel corso di questi mesi. Più nel dettaglio, nella Nadef lo scorso autunno era stato considerato pari al 5,3 per cento, mentre a marzo era salito al 7,2 per cento. L’ultima revisione, calcolata da Istat ed Eurostat, lo indica al 7,4 per cento, ovvero il valore più alto in Europa. Secondo quanto dichiarato da Eurostat, inoltre, il dato potrebbe subire nei prossimi mesi ulteriori “limitate” revisioni dovute “alla fisiologica stabilizzazione del dato relativo alla cessione dei crediti nei prossimi mesi e ai dati sulle detrazioni desunte dalle dichiarazioni fiscali, che saranno disponibili solo dopo la fine dell’anno”. A questo si aggiungono le parole dell’Istat, che vede nelle “incognite dello scenario geopolitico” le principali “incertezze sull’evoluzione dell’economia” in Italia. Giorgetti, da par sua, rassicura dicendo che l’aggiornamento del quadro programmatico del Def, realizzato in linea con le nuove regole della governance economica europea, “sarà illustrato nel Piano predisposto entro l’estate”.
Il costo del Superbonus grava sul deficit italiano
A incidere sulla crescita del deficit italiano è, come detto, maggiormente il Superbonus edilizio. Il suo costo, solo per il 2023, è lievitato a 77 miliardi di euro – cinque volte il valore stimato – fra deroghe e un meccanismo di incentivi sul quale Bankitalia ha invitato a ragionare, per evitare di commettere in futuro gli stessi errori. Sergio Nicoletti Altimari, capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, ha nello specifico chiarito che “un’ulteriore proroga di natura temporanea degli sgravi contributivi (cuneo fiscale, ndr) accrescerebbe l’incertezza sull’evoluzione futura dei conti pubblici”. Più nel dettaglio, con la proroga “il disavanzo sarebbe superiore rispetto a quello tendenziale a legislazione vigente di circa un punto percentuale del Pil in media d’anno nel triennio 2025-27, rimanendo al di sopra del 3 per cento in tutti gli anni dell’orizzonte previsivo”. Verrebbero così meno fondi che servono al Paese per altri investimenti, come quelli sulla sanità, con la Corte dei Conti che ha stimato i fondi attualmente destinati come insufficienti a evitare il decadimento dei servizi offerti.
La possibile procedura d’infrazione Ue
Il fatto che l’Italia abbia attuato un superamento, a questo punto non più temporaneo, della soglia del 3 per cento del rapporto deficit-Pil rende verosimile l’avvio di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea. Per l’Ufficio parlamentare di bilancio a rendere “molto probabile” questa opzione è principalmente “una carenza di informazioni in tre ambiti di rilevante importanza per la finanza pubblica e il quadro macroeconomico: le politiche invariate, i bonus edilizi e il Pnrr”.