Stellantis ricorre alla cassa integrazione per Termoli, stop per 400 operai

Stellantis ha stabilito la cassa integrazione per 400 operai nello stabilimento di Termoli: stop dal 16 al 21 dicembre nel reparto motori Gse e V6

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 1 Dicembre 2024 18:30

Stellantis ferma la produzione nello stabilimento di Termoli dal 21 dicembre fino al 2 gennaio per la fermata natalizia che verrà messa in atto con permessi ai lavoratori.

Ma prima del periodo festivo, verrà attuata una nuova cassa integrazione guadagni dal 16 al 21 dicembre per 400 operai nel reparto motori Gse e V6.

E dall’11 novembre è iniziato il contratto di solidarietà per 892 lavoratori dello stabilimento automobilistico, che proseguirà fino all’1 agosto 2025.

La preoccupazione dei sindacati

La prospettiva rimarca lo stato di difficoltà dello stabilimento e alimenta i timori per il futuro occupazionale del Molise.

“Sicuramente prosegue un momento non solo di difficoltà, ma di incertezza”, ha dichiarato all’Ansa il segretario della Uilm Molise, Francesco Guida. “Soprattutto – ha proseguito – il progetto della Gigafactory è fermo. Non possiamo accettare che uno stabilimento così importante venga abbandonato al proprio destino. È necessario che Stellantis chiarisca le sue intenzioni e, che, le istituzioni si attivino per garantire un futuro industriale e occupazionale a Termoli e a tutto il Molise”.

La Gigafactory Stellantis di Termoli

Guida si riferisce al progetto della Gigafactory, che avrebbe dovrebbe rilanciare il sito molisano nel settore delle batterie per auto elettriche. La Gigafactory per le auto elettriche a Termoli di Stellantis aveva destato speranze, ma l’impianto non è mai stato realizzato e il governo ha bloccato i 250 milioni previsti nell’ambito del Pnrr. Il primo annuncio della Gigafactory era stato fatto tre anni e mezzo fa. Nelle intenzioni di Stellantis, avrebbe dovuto trattarsi del primo impianto in Italia di dimensioni colossali per la produzione di batterie dei veicoli elettrici e avrebbe dovuto garantire 1.800 assunzioni. Il progetto valeva circa 2 miliardi di euro, di cui 250 milioni dal Pnrr.

A settembre il governo ha bloccato tutto, dopo l’ennesimo rinvio al 2025 da parte di Automotive Cells Company, la joint venture formata da Stellantis, Mercedes e Total che puntava a realizzarla nello stabilimento ex Fiat.

La crisi degli ordini

La crisi di Termoli non preoccupa solo per l’occupazione del Molise, ma è un campanello d’allarme per l’intero settore dell’automotive nazionale, tanto più che Stellantis ha già posto in cassa integrazione i lavoratori di Atessa, e che lo stop a Termoli non è il primo del 2024.

E a Mirafiori è stato messo in stand-by il settore carrozzerie dal 2 dicembre 2024 all’8 gennaio 2025, fra giorni di fermo effettivo e accorpamento con giorni festivi. I motivi dei vari stop hanno tutti un minimo comune denominatore: la mancanza di ordini sufficienti a garantire la continuità della produzione e dell’impiego della forza lavoro. Fiom di Mirafiori ha espresso il timore di essere di essere di fronte al “diciottesimo anno consecutivo in cui sono utilizzati gli ammortizzatori sociali”.

Quello che sta accadendo è l’esito di quanto paventato già lo scorso inverno dal ceo di Stellantis: mentre il governo esponeva le cifre dell’ecobonus auto, Carlos Tavares parlava di fondi insufficienti a sostenere il settore. Tavares paventava stop alla produzione in mancanza di ulteriori sforzi del governo. Nei mesi successivi, l’asticella della polemica si è alzata ulteriormente con il ceo che ha ammesso la possibilità di licenziamenti e di chiusure di stabilimenti.

Il 16 dicembre è fissato l’incontro al Mimit tra rappresentanti di Stellantis, sindacati e governo.