Rendite catastali, di quanto potrebbero aumentare le tasse: le proiezioni

Le rendite catastali per immobili ristrutturati col Superbonus potrebbero aumentare le tasse: proiezioni su Imu, compravendite e Irpef indicano rincari

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 10 Ottobre 2024 08:11

L’aggiornamento delle rendite catastali per gli immobili ristrutturati con il Superbonus preoccupa molti e ha acceso un dibattito dai toni caldi. Chi ha sfruttato i super incentivi per migliorare l’efficienza energetica della propria casa potrebbe essere costretto a rivedere al rialzo la rendita catastale nel 2024.

Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha voluto chiarire che non ci saranno nuove tasse sulla casa (anche perché si sta parlando di aumenti), ma la proposta sta dividendo la maggioranza, con Forza Italia sulle barricate e l’opposizione ormai sul piede di guerra.

Sebbene il governo abbia immediatamente garantito che non ci saranno nuove imposte, le simulazioni condotte dall’Ansa mostrano un aumento sensibile delle tasse. Vediamo i dati e le proiezioni per capire di quanto aumenterebbero le tasse.

Città grandi e piccole: chi rischia di più

Per esempio, a Roma la rendita potrebbe salire da 759 a 1.038 euro (+36%) con un salto di due classi catastali. Milano non è da meno, con rincari fino al 38% per un immobile simile.

Le principali città italiane non sono le uniche a subire l’effetto di questi aggiornamenti. Anche in città più piccole, come Caserta, i rincari potrebbero farsi sentire. Un immobile di tipo A4 potrebbe passare da una rendita di 309,84 euro a 433,8 euro con un miglioramento di due classi, un incremento del 40%.

A chi interesserà l’aumento delle rendite catastali

Stimare con esattezza il numero di contribuenti che saranno interessati dalla revisione catastale non è semplice, poiché le statistiche ufficiali dell’Enea riportano i dati sugli edifici e non sulle singole unità immobiliari. Al momento, non è chiaro quanti siano i proprietari coinvolti, dato che i numeri si riferiscono principalmente ai condomini e agli edifici unifamiliari. Gli ultimi dati, aggiornati ad agosto, indicano che sono stati coinvolti 496.315 edifici in Italia, ovvero circa il 4% del totale nazionale. Di questi, 133.902 sono condomini, 245.034 sono edifici unifamiliari e 117.371 sono edifici funzionalmente indipendenti, come villette a schiera. Curiosamente, tra questi edifici risultano anche nove castelli.

Secondo una stima preliminare, le unità immobiliari interessate potrebbero essere circa 1,5 milioni, ma tale numero rimane una proiezione e sarà verificabile solo attraverso l’analisi delle dichiarazioni dei redditi tra il 2021 e il 2026.

Imposte più pesanti: Imu, compravendite e Irpef

L’aggiornamento delle rendite catastali non ha solo un impatto tecnico: potrebbe far aumentare anche l’Imu, soprattutto per chi possiede seconde case o immobili di lusso. Chi vende una proprietà, inoltre, dovrà affrontare un’imposta di registro più alta, calcolata proprio sulla rendita aggiornata.

Le simulazioni del Sole24Ore invece mostrano che chi possiede immobili in città come Roma e Milano potrebbe trovarsi a pagare molto di più in Imu a causa della revisione delle rendite catastali. A Roma, ad esempio, per un immobile di tre vani in categoria A3, la rendita potrebbe aumentare del 37%, passando da 503 a 689 euro. Questo significherebbe un incremento dell’Imu di 331 euro, portandola da 896 a 1.227 euro.

Anche a Milano, la situazione non cambia. Per un immobile più grande, di cinque vani in categoria A2, la rendita potrebbe salire da 1.032 a 1.415 euro con un doppio salto di classe. Questo causerebbe un aumento dell’Imu di 742 euro all’anno.

L’effetto non si limita solo alle imposte sugli immobili, ma coinvolge anche l’Irpef. Chi affitta saltuariamente una proprietà potrebbe trovarsi a pagare di più, poiché la rendita rivalutata diventa la base per il calcolo del reddito fondiario, soggetto a tassazione. In particolare, per chi affitta immobili all’interno del proprio Comune, l’Irpef potrebbe incidere su quei periodi in cui la casa viene tenuta a disposizione senza affittarla, aggravando ulteriormente la situazione fiscale.