Piano Casa, il maxi emendamento della Lega da 877 milioni rischia il flop

La Lega ha presentato un maxi emendamento alla Legge di Bilancio che prevede lo stanziamento di 877 milioni di euro per il Piano Casa

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Redazione

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Quasi un miliardo di spesa per il Piano Casa in Legge di Bilancio. La Lega ha presentato un maxi emendamento che prevede una spesa di 877 milioni da investire fino al 2030 in edilizia residenziale e sociale, da sommare ai 660 milioni già stanziati. L’ultima volta che si è viaggiato su cifre simili per sostenere l’emergenza abitativa in Italia è stato nel 2014 con il governo Renzi.

L’articolo 133 bis, fortemente voluto dal Carroccio, potrebbe aumentare i fondi previsti per dare un’abitazione ad anziani, giovani famiglie e persone sole in condizioni di precarietà economica.

In cosa consiste il Piano Casa della Lega

Il Piano Casa potrebbe individuare nuovi modelli di edilizia residenziale e sociale per fornire soluzioni abitative alle fasce della popolazione in difficoltà. Non è chiaro tuttavia come i principi dell’emendamento si dovrebbero concretizzare.

Nel testo presentato dalla Lega si parla di programmi di edilizia sociale con canone agevolato, sulla base di contratti di godimento in funzione e successiva alienazione di immobili, per giovani e coppie e di realizzazione di progetti di coabitazione per anziani.

Insomma, i fondi potrebbero essere utilizzati anche per nuove costruzioni. Ma ce n’è veramente bisogno?

Da dove arrivano i fondi per il Piano Casa

Le risorse per le nuove costruzioni non sarebbero tirate fuori da un cilindro. Si tratterebbe di soldi ereditati dai provvedimenti europei di resilienza post-pandemia.

Infatti, Next-Generation Eu prevedeva la possibilità di devolvere all’edilizia parte dei fondi previsti per le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Non è un caso che l’art. 133 della Manovra 2026 abbia come titolo Fondo sociale per il clima.

L’emergenza casa e cambiamento climatico

Le due partite, quella abitativa e quella climatica, non sono affatto sconnesse come potrebbe sembrare.

In ottica di aggiornare il nuovo Piano Sociale per il Clima (PSC), rinnovare il parco edilizio italiano per evitare dispersione di calore e di energia sarebbe una decisione molto costosa ma benefica sul lungo termine, sia in termini economici che in termini di impatto ambientale.

E permetterebbe di riqualificare immobili inefficienti e in disuso anche per destinarli alle fasce della popolazione in situazione di disagio, invece di procedere con nuove costruzioni.

In Italia ci sono più di 12 milioni di edifici a uso residenziale (Enea), di cui meno di un milione rispettano parametri energetici e di sicurezza più aggiornati. Nella tabella sono state prese in considerazione soltanto quelle abitazioni per cui è stata prodotta la certificazione Ape (Attestato di prestazione energetica).

Classe energetica Percentuale degli edifici certificati Numero stimato residenziale Note
A (A1-A4) 7,6% circa 570.000 Edifici più performanti, nuova costruzione o riqualificati
B-C circa 35% circa 2,63 milioni Classi intermedie, buona efficienza
D-E circa 19% + 16% = 35% circa 2,63 milioni Classi meno efficienti, costruzioni anni ’60-’90
F-G 45,3% circa 3,4 milioni Edifici più vecchi, inefficienti

Fondi insufficienti per sostenere il Piano Casa?

Questo significa che i finanziamenti previsti dall’emendamento alla Legge di Bilancio saranno difficilmente sufficienti per ammodernare il parco edilizio italiano. D’altro canto, ci sono migliaia di alloggi popolari sfitti e vuoti, perché non a norma, in attesa di essere ristrutturati e abitati da qualcuno.

Considerando il fatto che in Italia non esiste un’anagrafe dell’edilizia residenziale pubblica statale, ecco qui alcuni numeri degli appartamenti vuoti di proprietà dello Stato di alcune Regioni d’Italia:

  • Lombardia, 48mila;
  • Toscana, 4.563;
  • Umbria, 1.391.

Impiegare i fondi del Next Generation Eu per la costruzione di ulteriori palazzine a uso abitativo implicherebbe un ulteriore consumo di suolo che l’Italia non può più permettersi da tempo.

Il Paese continua a viaggiare sulla cementificazione di 20 ettari al giorno (Ispra): ogni anno si costruisce su una superficie pari a quella di Firenze, Bologna e Torino messe insieme. Ma c’è poco da sperare, vista anche l’intenzione del Governo di proseguire con il condono edilizio in stile Berlusconi.

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