Lotta al pezzotto, lo streaming illegale si combatte con prezzi più bassi

Dalla Grecia giunge la soluzione ideale per contrastare la pirateria streaming: gli utenti lo chiedono da anni

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 26 Luglio 2024 21:40

Il progetto Piracy Shield non sembra aver portato risultati destinati a durate nel tempo. Anzi, ha evidenziato l’inadeguatezza dei sistemi di contrasto dello streaming illegale, rispetto allo sviluppo e aggiornamento costante di chi di questo ha fatto un lavoro.

Dai siti chiusi per errore all’annuncio di lavoro divenuto virale, che ha messo in imbarazzo le istituzioni. Il progetto non è però defunto ma occorre individuare una via d’azione differente. Allo stato attuale sembra impensabile che la soluzione giunga prima dell’inizio della serie A 2024-25. Intanto c’è chi dà il buon esempio oltre i nostri confini. Una soluzione tanto semplice quanto efficace, che non giunge dall’alto, bensì dai consumatori stessi.

La filosofia della pirateria

La repressione forzata alla pirateria digitale non funziona. Esisterà sempre chi proporrà materiale protetto da diritto d’autore e chi ne usufruirà. Il motivo è semplice: per quanto sia illegale e perseguibile, c’è anche una filosofia di fondo dietro tutto questo. La condivisione di contenuti, dai libri ai film, dai fumetti alle serie Tv, e non solo, consente anche agli ultimi di guadagnarsi un’entrata secondaria laddove, per mancanza di denaro, non potrebbero mai accedere.

In Italia esisteva un progetto che portava avanti questo ideale: Tnt Village Scambio Etico, la cui chiusura nel 2019 ha rattristato milioni di utenti nostrani.

Ideologia a parte, ciò che occorre fare è tendere la mano ai naviganti, evidenziando loro come il gioco non valga effettivamente la candela. Essere pirati è un rischio e, al giusto prezzo (accento posto su giusto), in milioni sarebbero disposti a lasciarsi alle spalle il “pezzotto”.

Si pensi al mondo dei fumetti, in particolare dei manga. Da anni e anni gli appassionati leggono le cosiddette scan, che anticipano i capitoli tradotti dal giapponese, settimana dopo settimana. Al tempo stesso c’è chi consuma interi manga in digitale, illegalmente. Lo stesso dicasi per graphic novel e altro ancora.

Il settore, però, non è mai stato così florido. Il motivo è che tali soggetti ambiscono all’acquisto ma possono comprare soltanto un certo numero di volumi, considerando i costi. Lo stesso vale per il calcio. Al giusto prezzo, in tanti passerebbero dall’altra parte della barricata, pagando e divenendo consumatori legali. La cifra è però fuori portata e, considerando gli aumenti ripetuti, si fa largo la sensazione di star subendo un sopruso.

Lo sguardo è rivolto soprattutto ai Millennial, che hanno cavalcato la “grande era dei pirati”, da WinMx a eMule, e non solo. Sono però cresciuti e, lavorando, hanno iniziato a sottoscrivere abbonamenti. Oggi però, tra costo della vita terrificante e impieghi precari, è davvero pensabile pagare 50-60 euro al mese per vedere le 4 partite della propria squadra del cuore? (Cifra superiore per poter seguire anche le Coppe europee).

Lotta alla pirateria: la soluzione in Grecia

In Grecia si registrano circa 800.000 utenti delle pay Tv illegali. Una fetta consistente, se si pensa che la popolazione è pari a circa 10 milioni. Dopo ave tentato la via della repressione, Cosmote Tv e Nova hanno annunciato un’iniziativa sperimentale: hanno semplicemente abbassato il prezzo.

Lo sport costa troppo ed è vero in tutta Europa. La gente lo grida a gran voce, ma dal “palazzo” non si sentono altro che minacce contro i “pirati”, accuse al “pezzotto” e così via.

A partire dal 23 agosto, data di avvio del campionato, in Grecia gli utenti potranno vedere i contenuti di entrambe le aziende con poco più di 20 euro. Di fatto gli abbonati di Cosmote Tv dovranno pagare appena 3 euro in più per accedere ai servizi di Nova. Gli abbonati di quest’ultima, invece, dovranno aggiungere appena 1 euro.

Un accordo storico, che pare stia attirando l’attenzione anche di altre pay Tv elleniche: Vodafone Tv e ANT1+. Un prezzo unico e vantaggioso per avere accesso a un catalogo ampissimo. Una rivoluzione impossibile? Non la pensano così negli Stati Uniti. Considerando il calo evidente di abbonati, è stato annunciato un bundle tra Disney+, Hulu e Max. Qualcosa che gli americani vedono avvicinarsi al concetto di “tv via cavo”, al costo di 16,99 dollari al mese, con interruzioni pubblicitarie (29,99 dollari senza).

Il fallimento del Piracy Shield

In Italia resiste il Piracy Shield, ma con risultati deludenti, a dir poco. Si è dimostrato uno strumento inadeguato e mal sviluppato. Avrebbe dovuto interrompere lo streaming illegale entro 30 minuti dall’inizio dell’evento live, ma ha invece raccolto nella propria rete anche molti siti perfettamente legali.

La loro colpa? Condividere (o ereditare) gli IP di chi trasmette contenuti illegalmente. La controffensiva si è dunque dimostrata inefficace e, anzi, deleteria. Al netto dei grandi annunci rivoluzionari, la situazione non ha fatto che peggiorare. Si è generato anche un certo imbarazzo per un annuncio di lavoro apparso online, su Linkedin. A proporlo è la legal tech Deckx, che fa riferimento alla piattaforma Piracy Shield. Tono, stile e requisiti richiesti hanno da subito scatenato l’ilarità degli utenti.

“Durante la settimana sarà responsabile di monitorare i network streaming pirata, e durante le partite il weekend (richiesto 3/4 weekend al mese, per un totale di un’ora al giorno, non per tutto il weekend), per buttarli giù (Pirate Shield). Non servono competenze approfondite, ma un’infarinatura di: cos’è un software autorizzato, Excel, cos’è un indirizzo IP, sistemi di sicurezza, sistemi che vedono quali domini insistono su un indirizzo IP. Siamo pronti e desiderosi di insegnare tutto ciò che c’è da sapere sul nostro mondo, ci basta qualcuno con la grinta e la passione”.

Ciò al fine di aggiungere al team una figura nel ruolo di super junior developer. Deckx ha poi specificato in una nota: “Si tratta di una bozza interna con informazioni spezzettate non-verificate, erroneamente condivisa sui nostri canali. L’annuncio è stato prontamente rimosso, tranne che su Linkedin con cui siamo in conversazione per la rimozione definitiva”.