Sono tre i big stranieri interessati al gruppo ex Ilva e all’acciaieria di Taranto: le offerte sono arrivate dal gruppo azero Baku Steel (in pole position), dagli indiani di Vulcan Green Steel e dal fondo americano Bedrock Industries. Oltre a loro ci sarebbero altre sette aziende, tra cui anche tre italiane, interessate a singoli asset dell’ex Ilva.
Il termine per la presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisizione dell’intero complesso siderurgico scadeva alla mezzanotte di oggi. Lunedì tre commissari si occuperanno di aprire le buste per valutare ogni singola proposta.
Le tre aziende interessate all’ex Ilva
Il prezzo minimo di offerta per l’acquisizione del gruppo ex Ilva e dell’acciaieria di Taranto era stato fissato a un cifra di 1,8 miliardi di euro. Le proposte, pervenute prima della mezzanotte di oggi, termine ultimo per la presentazione delle offerte, sono arrivate dal gruppo azero Baku Steel, dagli indiani di Vulcan Green Steel e dal fondo americano Bedrock Industries.
Oltre ai tre big, sono state depositate altre sette proposte che riguardano però solo specifici asset della società. Il gruppo Marcegaglia ha manifestato un forte interesse per l’acquisizione dei tubifici, presentando un’offerta sia autonomamente sia in cordata con altri operatori siderurgici. Gli stabilimenti interessati da questa offerta sono quelli di Racconigi, Salerno e Socova a Sénas (Francia).
Il prossimo lunedì, i commissari straordinari Quaranta, Tabarelli e Fiori procederanno con l’apertura delle buste contenenti le offerte per l’acquisizione. Le proposte dovranno necessariamente includere piani concreti per la salvaguardia dei livelli occupazionali, il mantenimento in funzione degli impianti e l’attuazione di strategie di decarbonizzazione. Non è escluso un intervento dei commissari per migliorar ei piani presentati.
Quali sono i progetti per l’ex Ilva
La corsa all’acquisizione del gruppo siderurgico, per cui si sono state 15 manifestazioni di interesse, vede favorito Baku Steel, che ha manifestato un forte interesse per l’intero complesso industriale, compreso lo storico stabilimento di Genova Cornigliano. Gli azeri hanno proposto l’installazione di una nave rigassificatrice davanti allo stabilimento di Taranto. Un progetto piuttosto ambizioso che punta a rivoluzionare il processo produttivo.
A sfidare Baku Steel ci sono come detto Vulcan Green Steel, del gruppo Jindal Steel International, e il fondo americano Bedrock, ognuno con un proprio piano industriale e delle prospettive di sviluppo per l’azienda.
Di recente, il sindaco di Taranto Rinaldo Meucci si è rivolto ai politici, esortandoli a mettere il futuro dell’impianto siderurgico in cima all’agenda. Il primo cittadino ha ricordato l’importanza della decarbonizzazione completa dello stabilimento, sottolineando la necessità di chiudere definitivamente gli altiforni e di investire in tecnologie più pulite come i forni elettrici e la DRI.
La storia del gruppo siderurgico è costellata da continui passaggi di proprietà, tre solo negli ultimi decenni. Dopo il primo passaggio ai Riva, avvenuto nel 1995, è arrivata l’esperienza con il gruppo indiano ArcelorMittal, a cui è seguito nel 2013 il commissariamento. Adesso l’azienda è nuovamente sul mercato. Questa instabilità ha avuto ripercussioni pesanti sulla produzione, che nel 2024 ha raggiunto il minimo storico con soli 2 milioni di tonnellate prodotte, a fronte degli 8 milioni degli anni precedenti.