Dal 1° dicembre 2025, grazie al Regolamento (UE) 2023/2411, l’etichetta di indicazione geografica protetta (IGP), finora riservata solo ai prodotti agroalimentari, si estende anche ai prodotti artigianali e industriali. Il governo, tramite il ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), ha approvato un decreto per adeguare l’ordinamento nazionale e designare le autorità competenti per gestire le nuove procedure.
Cosa cambia con le nuove IGP “non-agri”
Prima di questo provvedimento, nel sistema europeo di protezione delle Indicazioni Geografiche, IGP e DOP erano applicabili solo ad alimenti, vini, prodotti agricoli. Con il regolamento UE, pubblicato il 27 ottobre 2023 ed entrato in vigore il 16 novembre, si introduce un regime uniforme e omogeneo per beni artigianali e industriali come vetro, ceramica, tessuti, pizzi, oggetti in legno, marmo, porcellana, cuoio, gioielleria, ecc.
A partire dal 1° dicembre 2025, quindi, sarà possibile presentare domande di registrazione. In Italia, il MIMIT è stato designato come autorità competente per gestire questa procedura.
La domanda deve essere presentata, di norma, da un’associazione di produttori. Serve un “disciplinare di produzione” che definisca caratteristiche, requisiti, legame con il territorio, come avviene già per le IGP agricole. Dopo la fase nazionale (controlli, eventuali opposizioni), la domanda sarà trasmessa a EUIPO (l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale), per la verifica finale, garantendo validità dell’IGP in tutta l’Unione Europea.
Quali nuovi prodotti possono essere registrati come IGP
Possono essere tutelati quei prodotti che sono tipici e originari di un luogo, di una regione o di un paese specifico. Inoltre, devono avere una precisa qualità, reputazione o altra caratteristica (peculiare del prodotto) attribuibile all’origine geografica. Infine, almeno una fase di produzione (fabbricazione, trasformazione, lavorazione, taglio, preparazione, etc.) deve svolgersi nella zona geografica delimitata.
Oggetti come vetro di Murano, ceramica di Caltagirone o Deruta, marmo di Carrara, pizzi, tessuti, coltelleria tradizionale, gioielli tipici, cuoio e pelle, e tante altre produzioni tipiche locali, in futuro potranno aspirare all’IGP.
Valore economico e competitivo
Un marchio IGP è un asset di proprietà intellettualem garantisce uso esclusivo del nome protetto, protegge da imitazioni o usi impropri, e impedisce che prodotti “simili” fatti altrove sfruttino la reputazione o origine del nome. Per piccole e medie imprese (PMI) e artigiani, questa tutela offre finalmente una protezione forte, su scala europea, senza dover registrare il marchio in ogni singolo Stato membro.
In molti casi, i prodotti tipici li trovano più tutelati anche sul piano della valorizzazione commerciale. Un’etichetta IGP aumenta la percezione di qualità, autenticità e tipicità, elementi fondamentali per attrarre consumatori, in Italia e all’estero.
Registrare il legame tra un prodotto e il territorio attraverso il disciplinare, stabilendo materie prime, tecniche, metodi produttivi, significa tutelare l’identità culturale e la memoria storica del territorio.
Questo può generare ricadute positive anche sul turismo. Le IGP diventano elementi di promozione territoriale, favorendo il turismo enogastronomico, le visite a botteghe, musei, distretti produttivi, e acquisti consapevoli.
Non solo benefici per produttori e aziende. Il marchio IGP offre ai consumatori uno strumento per riconoscere l’autenticità di un prodotto e la sua origine geografica. Si rafforza così la lotta alla contraffazione e all’uso improprio di nomi evocativi, anche nell’e-commerce o nella vendita online.