Stretta sulle auto aziendali. La nuova Manovra ha confermato l’aumento della tasse sui veicoli assegnati ai dipendenti per uso promiscuo. Si alzano le imposte per le macchina a benzina e a gasolio, mentre scendono quelle per le elettriche e ibride. Le nuove regole cambiano il modo di calcolare il valore dell’auto aziendale ai fini delle tasse. In molti casi, questo valore aumenta, facendo pagare ai dipendenti più tasse. La novità entrerà in vigore dal 2025.
Manovra 2025: nuove metodo per calcolare le tasse sulle auto aziendali
La Manovra, varata dalla Camera e passata in Senato, ha confermato dunque l’aumento delle tasse sulle auto aziendali alimentate a benzina e gasolio assegnate dalle società ai propri dipendenti e utilizzabili sia per i viaggi di lavoro, sia nella vita privata. La novità entrerà in vigore dal 2025, ma sarà applicata anche ai veicoli ordinati nel 2024.
Oggi chi riceve un’auto aziendale è costretto a pagare più tasse, in quanto questo beneficio è considerato un ‘fringe benefit’. A determinare l’ammontare delle tasse fino ad oggi erano il modello e la quantità delle emissioni inquinanti. Il reddito saliva in percentuale alle emissioni di CO2 del mezzo: fino a 60 g di CO2 per km si calcola il 25% del costo chilometrico (somma stabilita dall’Automobile club d’Italia); da 61 a 160 g di CO2 per km il 30%; da 161 a 190 g di CO2 per km il 50%; oltre 190 g di CO2 per km il 60%.
Dal 2025, invece, il reddito aggiuntivo dipenderà dal tipo di alimentazione del veicolo: 10% del costo chilometrico per le auto elettriche; il 20% per auto ibride plug-in; il 50% per le altre auto. Se da una parte dunque la percentuale massima si abbassa rispetto al 2024, dall’altra la tassa per le auto più utilizzate dai dipendenti (che rientrano nella fascia di inquinamento tra i 61 e i 160 grammi di CO2 al chilometro) sale dal 30% al 50%.
Quanto pagano i dipendenti dal 2025
Se si prende come esempio un’auto con un costo di esercizio di 0,50 euro per ogni chilometro percorso e si percorrono annualmente i classici 15.000 chilometri, il costo totale si aggirerà intorno ai 7.500 euro.
Secondo il precedente sistema di calcolo, se un’auto rientrava nella fascia di emissioni più comune (tra 61 e 160 g/km di CO2), il fringe benefit imponibile corrispondeva al 30% del costo complessivo, ossia a 2.250 euro. Di conseguenza, nella dichiarazione dei redditi, tale importo veniva considerato come reddito aggiuntivo, incrementando così l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) da versare.
In base alle nuove disposizioni, il dipendente si troverà a dover dichiarare un reddito complessivamente maggiore. Infatti, anziché il 30%, dovrà considerare il 50% del costo totale di utilizzo dell’auto, pari a 3.750 euro. Ciò comporterà un incremento mensile del reddito imponibile di circa 125 euro.
Dura la reazione delle associazioni di settore, come l’associazione di Confindustria per il settore autonoleggio e mobilità (Anfia), secondo cui la nuova norma frenerà il mercato dell’automotive, riducendo gli acquisti delle auto aziendali in generale. Preoccupazioni anche per le imprese di noleggio a lungo termine, che temono un calo delle nuove richieste fino al 30% e una proroga dei vecchi contratti.