Restituire vita e continuità a un luogo simbolo del Rinascimento italiano senza alterarne l’identità: è questa la sfida al centro del progetto che ha dato forma alla Loggia del Palazzo dei Diamanti di Ferrara, uno dei più importanti interventi di riqualificazione architettonica degli ultimi anni.
L’opera, commissionata come opera pubblica e firmata dallo studio Labics (Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori), nasce dal desiderio di ricucire le due ali del complesso museale, restituendo una piena accessibilità al brolo, il giardino interno che da secoli costituisce il cuore verde del palazzo.
Il nuovo loggiato non si impone, ma accompagna. È una struttura lineare e leggera che attraversa il cortile come una soglia di equilibrio tra natura e architettura, tra memoria e innovazione.
Un intervento che mostra come, anche in contesti di tutela storica, sia possibile inserire strutture in legno su misura che dialogano con il passato senza imitarlo, valorizzandolo attraverso un linguaggio contemporaneo e sostenibile.
Indice
La sfida architettonica per il Palazzo dei Diamanti
L’idea di Labics parte da una considerazione essenziale: il Palazzo dei Diamanti, capolavoro di Biagio Rossetti, è un organismo architettonico perfetto nella sua simmetria e nel suo equilibrio urbano. Ogni aggiunta rischia di alterarne la percezione.
Da qui la necessità di progettare un collegamento reversibile, capace di risolvere esigenze funzionali (unire i percorsi museali delle due ali), ma senza incidere in modo permanente sulla struttura originaria.
La loggia si sviluppa come una passerella lunga circa 70 metri, sostenuta da un sistema modulare che si adatta all’andamento del giardino. Le vetrate scorrevoli e smontabili creano un percorso coperto che protegge i visitatori, ma lascia filtrare la luce e lo sguardo verso il verde.
È un’architettura che “non chiude”, ma che trasforma il passaggio in esperienza. Ogni scelta, dal ritmo delle aperture alla dimensione dei portali, è stata calibrata per rispettare l’equilibrio visivo del sito e la percezione volumetrica dell’intero complesso.
La loggia diventa così un ponte concettuale tra passato e presente: una struttura che non pretende di appartenere alla stessa epoca del palazzo, ma che ne continua la lezione di chiarezza, misura e proporzione.

Il valore simbolico del legno combusto
Per dare forma a questa idea di leggerezza e memoria, Labics ha scelto il legno combusto, materiale che unisce durabilità, sostenibilità e valore estetico.
Il trattamento a fuoco controllato, derivato dalla tecnica giapponese shou sugi ban, crea una superficie nera e materica, capace di resistere al tempo e agli agenti atmosferici, richiamando al contempo le antiche pergole che attraversavano il brolo rinascimentale.
Il legno, bruciato ma vitale, diventa simbolo di una bellezza rinnovata senza cancellare le tracce del passato. La sua tonalità scura dialoga con la pietra chiara del palazzo e con le geometrie diamantate della facciata, restituendo un contrasto armonico che esalta entrambi i materiali.
Nella loggia ogni dettaglio, dalle sezioni dei portali alle fughe tra i moduli, è stato studiato per esprimere una coerenza compositiva e un linguaggio comune con l’architettura storica.
Le strutture in legno su misura, realizzate per adattarsi ai vincoli e alle proporzioni del sito, incarnano un modo di costruire che fonde artigianato e innovazione. Non un semplice materiale, ma un dispositivo culturale: flessibile, reversibile e in grado di accogliere la tecnologia senza rinunciare alla sua naturalezza.
La nuova fruizione del brolo rinascimentale
L’intervento restituisce al giardino del palazzo la sua funzione di spazio di relazione. La passerella in legno, incorniciata da vetrate trasparenti, ridefinisce i percorsi del brolo con un gesto discreto ma riconoscibile, permettendo ai visitatori di attraversare il complesso anche nei mesi invernali o durante le piogge, senza compromettere l’esperienza visiva del luogo.
La nuova loggia non è solo un collegamento, ma un modo di abitare lo spazio pubblico. Le ombre proiettate dai portali sul terreno, il ritmo visivo delle colonne, la continuità tra interno ed esterno creano un ambiente mutevole che cambia con la luce del giorno. È un’architettura che respira, in dialogo costante con il giardino e con il tempo.
Il progetto, pur inserendosi in un contesto vincolato, spicca per la sua leggerezza costruttiva e poetica. Non replica la storia, ma la evoca, restituendo al visitatore la percezione di un luogo che continua a vivere, capace di accogliere nuovi usi senza perdere la propria identità.
L’approccio di Mornico Legnami: tecnica, cultura e cura del dettaglio
A rendere possibile la realizzazione di un intervento tanto complesso quanto delicato è stato il lavoro di Mornico Legnami, azienda specializzata nella progettazione e posa di strutture in legno su misura.
La sfida è stata quella di tradurre le esigenze architettoniche in soluzioni costruttive precise, garantendo la massima qualità estetica e funzionale.
Ogni fase, dalla prefabbricazione alla consegna chiavi in mano, è stata curata con attenzione artigianale e competenza ingegneristica.
Il risultato è un’opera che coniuga tradizione costruttiva e innovazione tecnologica, testimoniando come il legno possa essere protagonista dell’architettura contemporanea anche nei contesti storici più tutelati.
Per Mornico Legnami, lavorare al Palazzo dei Diamanti ha significato contribuire a un luogo simbolo della cultura italiana, dimostrando che la sostenibilità non è solo una questione di materiali, ma di responsabilità progettuale.
In questa loggia, ogni giunto e ogni tavola raccontano la possibilità di un dialogo tra tecnica e memoria, tra gesto umano e rispetto del paesaggio costruito.