L’inflazione cresce ancora a gennaio, +1,5% rispetto al 2024, +0,6% mensile

A gennaio l'inflazione continua a crescere a causa del rallentamento del calo dei prezzi dell'energia che in 5 mesi l'ha fatta raddoppiare

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 3 Febbraio 2025 11:15Aggiornato: 3 Febbraio 2025 12:31

L’Istat ha diffuso i dati sull’inflazione di gennaio, i primi del 2025, che mostrano che i prezzi dei beni al consumo stanno continuando a crescere nel nostro Paese. Rispetto all’inizio del 2024, si è verificato un aumento dell’1,5% in media, trainato soprattutto dalla fine del calo dei prezzi dell’energia dopo i picchi degli scorsi anni.

A livello congiunturale, quindi rispetto a dicembre 2024, c’è stato l’aumento dell’inflazione più alto dal picco causato dalla crisi energetica del 2022. I prezzi hanno fatto segnare un +0,6% in un mese soltanto. Continuano a crescere di prezzo più di qualsiasi altro bene o servizio la ristorazione, i servizi ricettivi e l’istruzione, a +2.9%.

Coma sta andando l’inflazione in Italia

I dati provvisori Istat sull’inflazione a gennaio 2025 confermano che c’è una tendenza all’aumento dei prezzi al consumo che dura ormai da cinque mesi. Dopo l’ultimo ribasso di settembre 2024, i valori tendenziali, che misurano l’andamento rispetto all’anno precedente, si sono mantenuti in continuo aumento.

Da settembre a oggi l’inflazione è rapidamente passata dallo 0,7% all’1,5%, più del doppio. Nella prima parte del 2024 il dato era rimasto in sostanziale stabilità, attorno all’1%. L’indice è influenzato principalmente dalla fine del calo dei prezzi dell’energia. Nel corso del 2024 i costi di gas ed elettricità hanno continuato il loro percorso di normalizzazione dai picchi degli anni precedenti.

Un calo continuo che però è terminato e che quindi ha smesso di compensare gli aumenti che sono sempre stati presenti. Durante il 2024 infatti l’inflazione di fondo, quella che misura i prezzi dei prodotti meno volatili ed esclude quindi l’energia, è rimasta attorno al 2%. Si tratta di un valore che, per la teoria economica, è indice di un’economia sana. L’Italia, però, non sta crescendo a sufficienza per giustificare questo aumento dei prezzi. Il rischio, dopo due trimestri di completa stagnazione, è quello della stagflazione.

Quali prezzi aumentano e quali scendono a gennaio

A gennaio 2025 si è verificato l’aumento dell’inflazione a livello mensile più alto dal 2022. I prezzi rispetto a dicembre sono cresciuti dello 0,6%, trainati soprattutto dai beni energetici regolamentati. In un mese, i prezzi in questo segmento hanno subito un aumento del 14,5%, che ha portato la crescita annuale dei costi al 25,8%.

Istat segnala nel proprio commento anche l’andamento dei beni alimentari lavorati, che vanno a comporre anche il dato dell’inflazione di fondo. In un anno i prezzi di questi beni sono aumentati del 2%, ma tra dicembre e gennaio hanno raggiunto una crescita dell’1,2%.

Per quanto riguarda i singoli settori, la ristorazione e gli alberghi rimangono quelli in cui l’aumento dei prezzi si fa sentire di più. In questi segmenti si è fatta sentire la cosiddetta inflazione turistica. I visitatori che arrivano nel nostro Paese dall’estero hanno stipendi marcatamente più alti della media italiana. Spendono quindi molto per hotel e ristoranti, che di conseguenza adeguano i prezzi alla nuova clientela. La variazione annuale dei prezzi in questo settore è del 2,9%.

Altri ambiti che rimangono sopra la media degli altri prodotti sono l’istruzione (+2,9%), le bevande alcoliche e i tabacchi (+2,5%), gli alimentari (+2,3%) e i servizi culturali (+1,8%). Più moderati gli aumenti di trasporti, abbigliamento, beni e servizi per la casa, mentre continua il calo del settore delle comunicazioni.