Ex Ilva “fatta a pezzi”, il piano di Urso su Genova

Il ministero delle Imprese apre alla possibilità di vendere gli stabilimenti dell'Ilva separatamente uno dall'altro, per separare quelli più produttivi da Taranto

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Matteo Runchi

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Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha parlato di “autonoma valorizzazione” per l’impianto ex Ilva di Cornigliano, a Genova. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, il ministero starebbe aprendo alla possibilità di una vendita “spezzatino” degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia.

Urso ha parlato anche della realizzazione di un altoforno ad arco elettrico a Genova, oltre ai tre previsti a Taranto, per aumentare la produzione di acciaio e raggiungere gli 8 milioni di tonnellate previsti dal piano nazionale. Per l’acquisto dello stabilimento ci sarebbe già l’interesse del gruppo Marcegaglia.

Tutti gli impianti dell’ex Ilva

Quando si parla di Ilva, si fa solitamente riferimento all’impianto di Taranto. In realtà l’azienda si chiama Acciaierie d’Italia e controlla diversi stabilimenti in tutta Italia.

Nelle recenti vicende che stanno portando a una nuova gara per la vendita della società da parte di Invitalia a un acquirente privato, l’interezza dell’ex Ilva è stata considerata per una vendita unica. Ora però il Governo sta aprendo a una vendita “spezzatino”, considerando gli stabilimenti come asset separati. Tra questi ci sono:

  • quello di Taranto, il più grande d’Europa;
  • quello di Genova Cornigliano;
  • quello di Novi Ligure;
  • gli impianti minori di Racconigi e Marghera;
  • quelli di altre società controllate che gestiscono attività collaterali.

L’impianto di Cornigliano, quartiere del ponente genovese, non produce più acciaio a caldo dal 2005. Si è trasformato in un impianto di trasformazione dei semilavorati che arrivano da Taranto, in particolare attraverso la laminazione a freddo. In questo specifico processo industriale, lo stabilimento genovese è il più importante d’Europa.

 La vendita separata di Genova e il nuovo altoforno

Urso ha però proposto che a Genova si torni a produrre acciaio attraverso la costruzione di un forno ad arco elettrico:

La previsione di un forno elettrico a Genova consentirà autosufficienza industriale. L’impianto diventerà un asset suscettibile anche di valorizzazione autonoma nell’ambito della gara.

Per “valorizzazione autonoma”, come detto, Urso intenderebbe una vendita dell’impianto di Genova a una società diversa da quella a cui sarebbe venduto il resto di Acciaierie d’Italia.

Costruire un altoforno in grado di produrre acciaio a caldo è molto importante per vendere Cornigliano separatamente dal resto dell’ex Ilva. L’impianto, oggi, è poco appetibile per un acquirente diverso da quello di Taranto, perché i due stabilimenti sono molto legati.

Reparto zincatura allo stabilimento Acciaierie d'Italia di Cornigliano
Reparto zincatura allo stabilimento Acciaierie d’Italia di Cornigliano

Genova lavora quello che Taranto produce, e quindi vendere Cornigliano separatamente diventa complesso, visto che il nuovo proprietario rimarrebbe comunque legato all’evoluzione della situazione dell’ex Ilva in Puglia. In alternativa, il nuovo proprietario dovrebbe già possedere un impianto che produce acciaio da laminare, vicino a quello di Genova.

A chi interessa l’ex Ilva di Genova

Se Cornigliano avesse un suo altoforno, però, la situazione cambierebbe. L’impianto potrebbe diventare più indipendente, producendo da solo l’acciaio di cui ha bisogno usando i rottami come materia prima, visto che gli altiforni elettrici utilizzano un processo industriale diverso da quelli tradizionali.

Emma Marcegaglia, presidente e Ad di Marcegaglia Holding
ANSA
Emma Marcegaglia, presidente e Ad di Marcegaglia Holding

L’acquirente che avrebbe mostrato più interesse per l’acquisto però non sembra interessato alla produzione di acciaio. Secondo il Fatto Quotidiano, il gruppo Marcegaglia vorrebbe acquistare l’impianto di Genova, ma sarebbe interessato principalmente alle linee di laminazione a freddo.

Marcegaglia controlla dal 2024 un impianto di produzione di acciaio a Fos-sur-Mer, in Francia, vicino a Marsiglia. L’acquisizione dell’impianto è arrivata con la promessa di un investimento da 600 milioni di euro, che porti la produzione totale a 2 miliardi di tonnellate all’anno, il 30% del fabbisogno delle aziende controllate dalla società mantovana.

Il gruppo sfrutterebbe il grande porto di Marsiglia per trasportare la materia prima prodotta in Francia fino a Genova, per la lavorazione. Un percorso tra l’altro molto più breve di quello che l’acciaio dell’Ilva di Taranto deve fare oggi dalla Puglia fino alla Liguria.