Google, Corte Ue annulla la multa da 1,5 miliardi imposta dalla Commissione Europea

Nel 2019 era arrivata l'ammenda per la piattaforma pubblicitaria AdSense, per pratiche anticoncorrenziali e abuso di posizione dominante

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 18 Settembre 2024 11:37

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha confermato la maggior parte delle valutazioni della Commissione Europea, ma ha annullato la decisione che aveva imposto a Google un’ammenda di quasi 1,5 miliardi di euro, principalmente riguardante la piattaforma pubblicitaria AdSense. Il tribunale ha spiegato che la Commissione non ha considerato tutte le circostanze rilevanti nella sua valutazione della durata delle clausole contrattuali che aveva definito abusive.

Le motivazioni della Corte

Il Tribunale ha stabilito che la Commissione Europea non è riuscita a dimostrare che le clausole contrattuali in questione avessero realmente l’effetto di dissuadere gli editori dall’acquistare servizi pubblicitari da intermediari concorrenti di Google. Inoltre, non è stato provato che tali clausole impedissero ai concorrenti di accedere a una parte significativa del mercato dell’intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca online all’interno dello Spazio Economico Europeo.

Al contrario, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha confermato in gran parte l’ammenda imposta dalla Commissione Europea a Qualcomm per abuso di posizione dominante. Tuttavia, la Corte ha deciso di ridurre l’importo dell’ammenda a 238,7 milioni di euro, rispetto ai 242 milioni inizialmente stabiliti dalla Commissione.

Cos’è la piattaforma pubblicitaria AdSense

Google gestisce dal 2003 la piattaforma pubblicitaria AdSense e ha sviluppato il servizio di intermediazione pubblicitaria online “AdSense for Search”, che permette agli editori con motori di ricerca integrati sui loro siti di mostrare annunci pubblicitari correlati alle query degli utenti. Gli editori guadagnano una quota dei ricavi per la visualizzazione degli annunci. Tuttavia, gli accordi con Google includevano clausole che limitavano o vietavano la visualizzazione di annunci pubblicitari da servizi concorrenti. Microsoft, Expedia e Deutsche Telekom, tra gli altri, hanno segnalato queste pratiche alle autorità antitrust, che hanno poi trasferito le segnalazioni alla Commissione Europea.

Durante l’indagine antitrust a Bruxelles, la Commissione ha indicato che queste clausole potevano escludere i servizi concorrenti di AdSense for Search. Nel settembre 2016, Google ha rimosso o modificato tali clausole. Nel marzo 2019, la Commissione ha accertato che Google aveva violato le normative antitrust in tre occasioni distinte, che complessivamente costituivano un’infrazione unica e continuata dal gennaio 2006 al settembre 2016, imponendo un’ammenda di 1.494.459.000 euro (130.135.475 euro in solido con la casa madre Alphabet).

Il Tribunale ha però ritenuto che l’Antitrust Ue avesse commesso errori nella valutazione della durata delle clausole e del mercato interessato nel 2016. Non ha dimostrato che le tre clausole costituivano ciascuna un abuso di posizione dominante o una violazione unica e continuata. Inoltre, non ha provato che queste clausole dissuadessero gli editori dall’acquistare da intermediari concorrenti di Google o impedissero ai concorrenti di accedere a una parte significativa del mercato dell’intermediazione pubblicitaria.