Germania verso la recessione tecnica: l’Italia rischia una crescita sotto l’1%

La Germania rischia di non crescere per il secondo trimestre consecutivo: sarebbe recessione tecnica

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La Germania va verso la recessione tecnica. Secondo le ultime rilevazioni dell’indice Pmi, il Pil tedesco potrebbe contrarsi per il secondo trimestre consecutivo, peggiorando anche il calo del secondo quarto del 2024. Le ragioni di questa crisi sono soprattutto legate alle difficoltà del settore automobilistico, testimoniate dalla situazione di Volkswagen, e più ingenerale di tutta la manifattura, fiore all’occhiello dell’economia della locomotiva d’Europa.

L’economia italiana e quella tedesca sono strettamente legate. La Germania è il principale partner commerciale del nostro Paese e molte società si basano su Berlino sia per le esportazioni che per le forniture. Una recessione tedesca potrebbe mettere a rischio la crescita del Pil, allontanando l’obiettivo di restare sopra l’1% nel 2024.

Cosa significa che la Germania rischia la recessione tecnica

Gli ultimi dati provenienti dall’economia tedesca suggeriscono che il Paese potrebbe finire in recessione tecnica. Con questo termine si identifica una diminuzione del Pil di un Paese per due trimestri consecutivi. Nel secondo trimestre del 2024, quello che va da aprile a luglio, l’economia tedesca si è contratta dello 0,1%, una riduzione minima che però mette il Paese a rischio in caso i dati indicassero un calo anche per quanto riguarda il terzo trimestre, quello in corso.

Proprio in questo senso vanno i dati dell’indice Pmi Hcob (purchasing managers index). Si tratta di un indicatore economico che si struttura su sondaggi mensili tra le aziende private di vari settori. Misura quali sono le prospettive di questa parte dell’economia secondo i responsabili degli acquisti. Non è quindi un vero e proprio dato economico, ma ha comunque una forte correlazione statistica con le condizioni dell’economia di un Paese.

In Germania, l’indice Pmi è sceso ai minimi da febbraio 2024, toccando 47,2 a settembre. Il settore che va peggio è il manifatturiero, dove il dato indica 40,3 a settembre, contro il 42,4 di agosto. Questo ha portato gli analisti di Hcob a concludere che l’economia tedesca sia in recessione tecnica.

“La nostra stima del Pil per il trimestre in corso, che considera il Pmi Hcob tra gli altri indicatori, vede una diminuzione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Già nel secondo trimestre il Pil si è ridotto ad un tasso dello 0,1%. C’è ancora qualche speranza che il quarto trimestre sia migliore in quanto salari più alti associati a un’inflazione più bassa dovrebbero stimolare non solo il reddito reale ma anche i consumi, sostenendo la domanda interna”, ha dichiarato a commento dei dati Cyrus de la Rubia, capo economista alla Hcob.

Manifattura e auto, i problemi della Germania

Come indicato anche dal commento di Hcob ai dati del Pmi, non è ancora sicuro che la Germania sia in recessione tecnica. La certezza arriverà soltanto con i dati ufficiali, ma l’economia tedesca è in difficoltà da tempo. Lo stesso Pmi segnala che è proprio quello che per decenni è stato il cuore della produzione industriale della locomotiva d’Europa, il settore manifatturiero, ad essere maggiormente in difficoltà e a trascinare con sé il resto dell’economia.

I problemi della Germania derivano però sia da una congiuntura sfavorevole che da una questione di lungo periodo ancora aperta. A mettere in difficoltà l’economia tedesca c’è prima di tutto la transizione energetica. Le scadenze molto ravvicinate imposte dall’Unione europea per abbandonare i motori a combustione interna hanno costretto i grandi marchi di auto tedeschi a un cambio totale di rotta. Volkswagen è il gruppo che sta soffrendo maggiormente, come dimostra la possibile chiusura dell’impianto Audi di Bruxelles, in Belgio, e le voci riguardo la possibile interruzione della produzione anche in alcune fabbriche in Germania.

Il mercato delle auto elettriche continua a deludere le aspettative e i già magri profitti che la vendita dei modelli a batteria porta alle casse delle case automobilistiche si sono ulteriormente ridotti. Diverse aziende stanno ripensando la loro strategia, ma nel frattempo i fatturati arrancano e la crescita economica di tutto il Paese ne soffre.

La crisi tedesca ha però radici più profonde di una semplice difficoltà del mercato dell’auto. Il Paese ha costruito, negli ultimi 30 anni, la propria fortuna sulla disponibilità di energia a basso costo data dall’abbondanza di gas proveniente dalla Russia, che arrivava in Germania grazie a un gasdotto dedicato, Nord Stream, a cui poco prima della guerra in Ucraina ne stava per essere affiancato un altro. Il blocco delle forniture di metano ha fatto quindi venir meno un tassello essenziale della crescita tedesca.

Perché la recessione in Germania rallenta la crescita in Italia

Una recessione tedesca, sia essa soltanto tecnica o anche economica (un calo del Pil su base annuale), avrebbe effetti molto pesanti sull’economia italiana. La Germania è il principale partner commerciale del nostro Paese. Rappresenta sia un importante mercato di sbocco per molte industrie, sia un produttore di beni spesso acquistati sia dai consumatori che dalle imprese. Nel 2023, l’Italia ha esportato 74 miliardi di euro in beni verso la Germania e ne ha importati quasi 90 miliardi.

Già nel 2023 però, entrambe queste cifre hanno registrato un calo, più significativo per quanto riguarda le esportazioni. Non tutti i settori sono però colpiti allo stesso modo. In prima fila tra i segmenti che traggono maggior beneficio dai rapporti commerciali con la Germania c’è l’automotive. Segue tutto il settore farmaceutico, poi i prodotti dell’industria chimica e quelli della siderurgia.

Questa situazione rappresenta un problema anche per il Governo di Giorgia Meloni. Nel Documento di economia e finanza di aprile, l’esecutivo ha previsto per il 2024 una crescita dell’1%, smentendo le stime dei principali organismi internazionali che invece indicavano l’aumento del Pil del nostro Paese alcuni decimali sotto questa soglia. La presidente del Consiglio si è mostrata però ottimista di recente su questo tema, durante un suo intervento all’Assemblea di Confindustria.

“Sono fiduciosa che si possa fare qualcosa di meglio rispetto alle previsioni della Commissione: continuo a ritenere che il +1% del Pil sia a portata di mano soprattutto dopo i primi due trimestri, ogni trionfalismo sarebbe infantile ma non era scontato dopo anni trascorsi in fondo alle classifiche” aveva dichiarato la premier, ma un rallentamento dell’economia tedesca nell’ultima parte dell’anno potrebbe complicare il raggiungimento di questo obiettivo e smentire le stime del governo.