Le scorte di gas negli stoccaggi sotterranei europei sono scese al 34,53%, registrando un calo di 11,31 punti percentuali rispetto alla media degli ultimi cinque anni nello stesso periodo. Per la prima volta in tre anni, il volume si è ridotto a circa 38 miliardi di metri cubi. Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe (Gie), il prelievo netto – ovvero la differenza tra i volumi prelevati e quelli iniettati – ha superato i 67,5 miliardi di metri cubi dall’inizio della stagione di riscaldamento, che è partita a fine ottobre 2024.
Va leggermente meglio all’Italia; al momento è al 45,53% della sua capacità di stoccaggio gas e oltre 11 punti percentuali rispetto alla media europea.
Riserve europee al minimo
Dopo due inverni relativamente tranquilli, l’Europa si trova improvvisamente in riserva. Secondo la tabella sempre aggiornata del Gie, restano nelle scorte europee poco meno di 400 Terawattora (TWh) di gas naturale, circa 282 TWh in meno rispetto allo stesso giorno del 2024 e 230 TWh sotto i livelli del 2023. Bisogna tornare all’inverno del 2022 per registrare valori inferiori: il 15 marzo di quell’anno restavano 289 TWh di gas naturale.
I motivi principali sono due. Da un lato il continente ha fatto un uso maggiore delle scorte di gas: tra il 15 marzo 2025 e il 15 ottobre 2024 sono stati prelevati 749,8 TWh di gas naturale, rispetto ai 505,5 TWh dello stesso periodo dell’anno precedente.
Dall’altro, però, il consumo elevato non è stato compensato dai flussi in ingresso: negli stoccaggi sono entrati solo 60,5 TWh, contro gli 84,3 TWh dell’anno passato. Queste due variazioni negative portano l’Europa alle porte della primavera con riserve significativamente inferiori. Un gap che dovrà essere colmato con ingenti acquisti nei prossimi mesi.
Non tutti i Paesi si trovano nella stessa situazione. Svezia, Portogallo, Spagna, Polonia, Austria e la già citata Italia hanno le percentuali più alte e possono quindi restare tranquille ancora per un po’. A influenzare il dato complessivo sono la Francia e la Germania, che registrano rispettivamente il 21,6% e il 29,8% di capacità residua.
Da dove proviene il gas consumato in Italia
Come già detto, l’Italia è in una posizione migliore, con quasi il 46% degli stoccaggi ancora disponibili. Nel mese di febbraio, il 37,5% del gas è transitato attraverso Mazara del Vallo, provenendo dal Nord Africa. Altri flussi significativi sono quelli di Melendugno (il TAP), che ha contribuito al 15,0% del totale, e dei rigassificatori di Cavarzere (15,7%), Piombino (7,3%) e Livorno (8,2%). Il 12,2% del gas passa invece da Passo Gries. Per quanto riguarda il gas russo, la sua presenza è ormai marginale, con il 2,7% transitato attraverso l’entrata di Tarvisio.
Questi livelli, molto prossimi allo zero, segnano la fine di quella che fino a pochi anni fa era la principale fonte di gas naturale per l’Italia. La strategia di diversificazione perseguita dai vari Governi sembra dunque essersi realizzata, anche se a un costo medio d’importazione più elevato rispetto alla media storica, influenzato dalle dinamiche di mercato.
Prezzi ancora in salita
Nei primi due mesi del 2025, la domanda nazionale di metano in Italia è aumentata dell’8%. Tuttavia, a breve dovrebbe entrare in funzione il rigassificatore di Ravenna, aumentando le capacità italiane a 28 miliardi di metri cubi all’anno, pari al 45% della domanda nazionale e ai volumi importati dalla Russia prima del conflitto.
Intanto, il prezzo del gas è in risalita: al Ttf di Amsterdam, ha superato i 42 euro per Mw, con un aumento di oltre il 3%. Questo incremento potrebbe essere legato all’avvio della stagione di riempimento, che inizierà il 1° aprile, quando l’Europa dovrà raggiungere l’obiettivo del 90% delle scorte per il 1° novembre.