L’apertura dei mercati ha confermato un dato rilevante per l’economia italiana: lo spread tra Btp e Bund tedeschi si è attestato a 69 punti base, uno dei valori più bassi registrati dal 2009. Il rendimento del decennale italiano è rimasto stabile intorno al 3,44%, mentre quello tedesco si è posizionato al 2,75%. Indicatori che, secondo gli operatori finanziari, riflettono una fase di maggiore fiducia nella solidità dei conti pubblici italiani. Nel corso della mattinata di ieri lo spread ha oscillato tra 69 e 70 punti, una dinamica tipica delle prime ore di contrattazione ma che non modifica la tendenza generale. Da diversi giorni, infatti, il differenziale si muove su livelli molto contenuti, segnalando un clima favorevole per i titoli di Stato italiani.
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Perché lo spread scende
Gli analisti attribuiscono il calo dello spread a una combinazione di fattori. Le comunicazioni del governo sulla manovra economica per il 2026 hanno rassicurato gli investitori sul rispetto dei vincoli europei, elemento particolarmente monitorato dai mercati. L’orientamento più morbido della Banca Centrale Europea sul fronte della politica monetaria ha contribuito a creare un ambiente più stabile per l’intera area euro.
Secondo gli esperti sentiti dalle principali testate economiche, il “rischio percepito sull’Italia” è attualmente più basso rispetto agli anni precedenti. Le aste recenti del Tesoro hanno registrato una domanda elevata, mentre le agenzie di rating hanno confermato la tenuta del debito italiano. Questo insieme di segnali ha rafforzato la fiducia degli investitori istituzionali, favorendo la discesa del differenziale.
In un contesto internazionale caratterizzato da incertezza politica e volatilità dei mercati azionari, l’Italia appare agli occhi degli investitori un Paese relativamente stabile e prudente nella gestione dei conti pubblici. Un cambiamento significativo rispetto a quattro o cinque anni fa, quando il rischio-Italia era considerato più elevato.
I rendimenti dei titoli di Stato e le prospettive dei prossimi mesi
Il rendimento del Btp decennale si colloca attorno al 3,45%, un livello giudicato ancora interessante nonostante i recenti tagli ai tassi operati dalla Bce. Secondo Paolo Barbieri, specialista del reddito fisso di Valori AM, il differenziale potrebbe restringersi ulteriormente nei prossimi mesi, portando il rendimento del decennale verso il 3,30% nel breve periodo e verso il 3,20% nel 2026.
Per la fascia lunga della curva, come i titoli a 20 o 30 anni, le prospettive restano positive. Barbieri evidenzia che il rendimento del trentennale, attualmente intorno al 4,30%, potrebbe scendere fino al 4%. Con questo scenario, il rendimento annualizzato, includendo la cedola e un possibile guadagno in conto capitale, potrebbe raggiungere l’8-9%.
Anche le scadenze più brevi presentano elementi favorevoli. I Btp a 3-5 anni offrono rendimenti superiori al tasso d’inflazione previsto, che attualmente si attesta al 1,2%. Il rendimento dei titoli a cinque anni, pari al 2,68%, potrebbe diminuire verso il 2,5%. In questo caso, il rendimento totale sarebbe vicino al 3,3%, con un guadagno netto superiore al tasso d’inflazione.
Una finestra favorevole per i risparmiatori
La combinazione tra spread contenuto e rendimenti ancora elevati apre una finestra interessante per i risparmiatori che puntano sui titoli di Stato. I vantaggi riguardano in particolare:
- un rapporto rischio/rendimento considerato favorevole nel contesto attuale;
- la possibilità di ottenere un flusso cedolare costante e regolare;
- l’opportunità di beneficiare, nei prossimi mesi, di potenziali apprezzamenti del prezzo dei titoli.
In una fase di incertezza dei mercati azionari, il Btp rappresenta inoltre uno strumento percepito come sicuro, grazie alla prevedibilità dei flussi e alla solidità della domanda.