L’escalation di tensioni fra Russia ed Ucraina e le minacce di Putin all’Occidente tornano a gonfiare il prezzo del greggio, riportando le quotazioni sui mercati internazionali oltre i 70 dollari al barile, a dispetto di una serie di fattori ribassisti che ne avevano fatto scendere il prezzi nei mesi precedenti, non ultimo il rallentamento della domanda cinese.
Il future sul Brent del Mare del Nord è balzato ieri di un dollaro e mezzo, guadagnando circa il 2% a 74,27 dollari al barile, prezzo sul quale tiene questa mattina alla riapertura dei mercati europei. Parallelamente, il contratto a termine sul greggio statunitense, West Texas Intermediate, è aumentato di circa il 2%, attestandosi a 70,10 dollari al barile.
Le minacce di Putin
Il Presidente russo Vladimir Putin ha annunciato ieri di aver lanciato un attacco missilistico balistico ipersonico a medio raggio contro una struttura militare ucraina, avvertendo che colpirà le strutture militari di ogni paese occidentale che fornisce a Kiev armi contro la Russia. Il Presidente russo ha anche avvertiti che il conflitto sta diventando globale, dopo aver minacciato nei giorni scorsi anche una deriva nucleare.
“Per quanto riguarda il petrolio, il rischio è che l’Ucraina prenda di mira le infrastrutture energetiche russe, mentre l’altro rischio è l’incertezza su come la Russia risponderà a questi attacchi” affermano un una nota giornaliera gli analisti di ING, aggiungendo che, d’altro canto, “l’impegno dell’Iran a fermare l’immagazzinamento dell’uranio contrasta in parte il rischio geopolitico, riducendo potenzialmente alcuni dei rischi di approvvigionamento legati all’Iran prima dell’entrata in carica del presidente eletto Trump“.
Scorte greggio ancora elevate
Pesa sul mercato l’aumento delle scorte di greggio rilevato mercoledì dall’EIA, che ha annunciato una crescita delle scorte Usa di 545mila barili a 430,3 milioni nella settimana terminata il 15 novembre, oltre le aspettative degli analisti. A determinare l’aumento sono state soprattutto le scorte di benzina, mentre quelle di distillati, più usati nel riscaldamento, hanno registrato un calo maggiore del previsto.
Atteso surplus domanda nel 2025
L’economia della Cina è in evidente rallentamento e le prospettive sulla domanda di greggio non sono delle migliori, nonostante Pechino abbia annunciato nuove misure di stimolo del commercio, comprese le importazioni di greggio. Restano però preoccupazioni circa la politica che metterà a punto il Presidente eletto Donald Trump con il relativo rischio di ripristino di dazi e relative ritorsioni.
La scorsa settimana, l’AIE ha confermato che il mercato petrolifero potrebbe registrare un surplus di oltre 1 milione di barili l’anno prossimo, in gran parte per l’indebolimento della domanda della Cina. L’IEA ritiene che l’aumento della domanda di petrolio quest’anno raggiungerà solo 920mila barili, meno della metà del tasso di crescita dello scorso anno, mentre il prossimo anno, l’aumento non sarà molto superiore per circa 990mila barili al giorno.
Le perplessità dell’Opec Plus
L’OPEC+, intanto, potrebbe rinviare ancora l’aumento produttivo previsto per il prossimo 1° dicembre, a causa di una domanda più debole del previsto. La formazione allargata dell’Opec conta fra i primi produttori l’Arabia Saudita e la Russia e fornisce circa metà del petrolio a livello globale. Tuttavia, la nuova linea politica di Donald Trump potrebbero aumentare l’offerta di greggio e questo potrebbe mettere pressione all’Opec per seguire la medesima strategia.