Un’inversione di tendenza significativa nella lotta all’evasione fiscale. È quanto emerso dall’audizione di Giacomo Ricotti, capo del servizio fiscale di Bankitalia, che ha illustrato i dati aggiornati sull’anagrafe tributaria. Rispetto al 2017 e su dati del Mef, l’evasione in Italia ha subito una netta contrazione, scendendo a 97 miliardi di euro con una riduzione di 25 miliardi.
Il miglioramento non riguarda solo il valore assoluto: cala anche la propensione all’evasione, che è calata di quasi 6 punti percentuali, passando dal 21% del 2017 all’attuale 15,1%. Un segnale che le misure messe in campo iniziano a produrre i primi effetti.
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Cosa si evade di più
Nel dettaglio dei dati presentati durante l’audizione, Giacomo Ricotti ha fornito le stime più recenti relative al 2021. In quell’anno, l’evasione fiscale e contributiva complessiva (il cosiddetto tax gap) sarebbe stata pari a oltre 82 miliardi di euro. La componente strettamente fiscale, escludendo i contributi, si è attestata a circa 72 miliardi, con una propensione all’evasione scesa al 15% del gettito teorico.
L’analisi delle singole imposte rivela dove il fenomeno è più marcato. Il tax gap più elevato si registra per Irpef sui redditi da lavoro autonomo e impresa, che da sola vale 29,6 miliardi (con una propensione all’evasione del 66,8%). Seguono:
- Iva (17,8 miliardi, pari al 13,6%);
- Ires (circa 8 miliardi e 18,8%);
- Imu e Tasi (circa 5,1 miliardi e 21,4%);
- Irap (4,7 miliardi e 15,9%);
- Irpef sul lavoro dipendente irregolare (quasi 4 miliardi e 2,3%).
Quanto ha inciso la fatturazione elettronica
Un progresso significativo, ma non ancora sufficiente a colmare il gap con i principali partner europei. L’Italia resta infatti uno dei Paesi più esposti al fenomeno, seppure con una capacità di monitoraggio e tracciabilità dei dati che la colloca tra i più avanzati, grazie all’uso esteso della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi. Come ha sottolineato Giacomo Ricotti di Bankitalia:
Se la Spagna si contraddistingue per l’ampiezza delle informazioni raccolte, l’Italia è una delle poche amministrazioni che, insieme a essa, spicca per l’utilizzo dei dati dei sistemi di fatturazione elettronica. Il nostro Paese è inoltre l’unico, tra i principali, che si avvale della trasmissione telematica dei corrispettivi, strumento poco usato anche nei restanti paesi del campione complessivo.
Nonostante i progressi, l’allerta resta alta. I 72 miliardi di evasione fiscale equivalgono a circa tre punti di Pil, un peso che rappresenta ancora un ostacolo significativo alla competitività del Paese.
L’IA un aiuto concreto? Cosa dice Bankitalia
Un ulteriore aiuto può arrivare dall’Intelligenza Artificiale. Secondo Ricotti, l’AI “amplia notevolmente” le possibilità di sfruttare i dati del Sistema Informativo della Fiscalità, aprendo a scenari “fino a pochi anni fa imprevedibili”.
Le applicazioni sono duplici, sia per l’amministrazione che per i contribuenti: nei primi, riguardo analisi predittiva dei comportamenti, esame in tempo reale delle informazioni e addirittura un accertamento fiscale “in continuo”; per i secondi, può essere un alleato nell’implementazione di forme di assistenza virtuale avanzata grazie al Generative AI. I vantaggi sono quindi chiari: maggiore efficienza e un potente contrasto all’evasione, tanto che la stessa delega fiscale ne promuove l’impiego.
Tuttavia questi strumenti non sono privi di rischi, che secondo la Banca d’Italia “occorre mitigare attraverso un quadro normativo rispettoso dei diritti dei contribuenti ed una supervisione umana che garantisca un utilizzo trasparente della tecnologia”. Per Bankitalia, quindi, l’AI deve essere un supporto, mai un sostituto dell’amministrazione.